Joan Mulholland, i diritti civili e la segregazione razziale negli Usa

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna, di oggi, una donna che si è battuta e si batte ancora per i diritti civili e contro ogni forma di razzismo. Il suo nome è Joan Mulholland e questa è la sua storia.

Joan Mulholland, la segregazione razziale e la voglia di riscatto

LetteralMente Donna è dedicata a Joan Mulholland, fonte northernvirginiamag.com
Joan Mulholland, fonte northernvirginiamag.com

Sin da giovanissima Joan Mulholland conobbe la piaga della segregazione razziale che era comune negli Stati Uniti negli anni 50′ dove gli afroamericani erano separati dai bianchi. Racconta la Mulholland che il fatto in cui aprì gli occhi avvenne a 10 anni, quando dopo essere stata in visita dai parenti in Georgia, si trovò presso una cittadina “nera” dove “nessuno ci rivolgeva la parola, ma il modo in cui tutti si facevano quasi invisibile mi dimostrava come non si ritenessero alla mia altezza”.

La segregazione però era viva anche nella sua famiglia dove, ha affermato la Mulholland in un’intervista al Washington Post ,”la madre veniva dalla Georgia rurale ed è stata segregazionista fino alla morte, nel 2000” mentre il padre “non era segregazionista, ma pensava che bisognasse cambiare il sistema dall’interno. Concordavano nel non concordare il mio attivismo”. Eppure, grazie all’educazione ricevuta alla chiesa presbiteriana che le insegnava l’uguaglianza dell’uomo dinnanzi agli occhi di Dio, decise, nonostante fosse bianca. di schierarsi dall’altra parte della barricata e divenne un attivista. In particolare racconta, “Il momento in cui ero diventata pronta a fare qualcosa è giunto alla Duke University, nel 1960”.

I Freedom Riders e la battaglia per i diritti civili

Nell’esate delm 1961 Joan Mulholland entrò nei Freedom Riders, un grande gruppo di attivista che attraversava in autobus il sud degli Stati Uniti lottando per sensibilizzare la Corte Suprema degli Stati Uniti sul problema della segregazione razziale rischiando di subire violenze dal Ku Klux Klan e arresti della polizia che puntualmente si verificarono. In Mississippi i Freedom Riders furono prima brutalmente malmenati dal KKK con mazze e spranghe di ferro poi furono portati in carcere dove subirono trattamenti umilianti e furono addirittura detenuti nel braccio della morte. Questo però non spaventò una ventenne Mulholland che continuò a battersi per i diritti civili seguendo il suo mantra secondo cui “nessuno è libero se non lo sono tutti”.

Di quell’esperienza la Mulholland ha raccontato al Washington Post che “Da religiosa del sud sentivo che avremmo dovuto fare qualcosa per rendere il sud migliore e sbarazzarci di questo demone. Quando penso al ruolo dei Freedom Riders, penso che forse le cose sarebbero cambiate ugualmente. Ma il fatto che fossi bianca e del sud ha aiutato, perché anche i bianchi segregazionisti hanno visto altri bianchi prendere posizione per il cambiamento”.

Joan Mulholland si è poi iscritta ad un college riservato ai neri come il Tougaloo diventando la prima bianca ad iscriversi ad una scuola per afroamericani. Nel 1963 poi fu tra gli organizzatori della Marcia su Washington per il lavoro e la libertà in cui il reverendo Martin Luther King pronunciò il celebre discorsoI have a dream”

La strage della Chiesa Battista della Sedicesima Strada e il Voting Rights Act

Nel 1963 il KKK, dopo aver già ucciso tre attivisti a Neshoba, non si fece scrupoli nel compiere un attentato a Birmingham in Alabama provocando la strage della Chiesa Battista della Sedicesima Strada in cui morirono 4 bambine di colore tra gli 11 e i 14 anni. Fu un evento molto sentito dallla Mulholland che per anni conservò, per non dimenticare, un pezzo di vetro di quella chiesa continuando a battersi per i diritti civili.

Johan Mulholland, infatti, negli anni successivi alla strage, ha condotto una caMpagna per favorire l’iscrizione della persone di colore nelle liste elettorali contribuendo in modo importante al Votig Rights Act del 1965. La sua storia è stata infine raccontata nel documentario del figlio Loki intitolato “An Ordinary Hero: The True Story of Joan Trumpauer Mulholland”. Ancora oggi nonostante l’età Joan Mulholland continua a girare gli Stati Uniti per tenere viva la battaglia per i diritti civili.

Stefano Delle Cave

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