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Ottobre 12, 2024, sabato

Johan Cruijff, il campione che rivoluzionò la semplicità del calcio

Oggi tutto il movimento calcistico internazionale ricorda Johan Cruijff. Il calcio è oratoria, arte della fluidità eloquente del saper parlare in maniera retorica, così da esporre composizioni letterarie dinanzi ad un pubblico. Come tale, negli anni ha necessitato sempre più di oratori, maître à penser del mondo del pallone in grado di professare i principi di un giuoco indirizzato a milioni di anime, platea universale.

Il corso storico ci ha mostrato come siano molti gli sportivi capaci di percepire un’idea, strumentalizzarla col pallone ed attuarla con reti, passaggi o parate. Quando però l’idea è ideologia il campo d’azione si allarga, il concetto si irrigidisce e lo sportivo inizia a professare. Ancelotti, Trappattoni, Capello ed in ultimo Josep Guardiola: questi alcuni tra i più grandi oratori di calcio in grado di tramutare le innate abilità da calciatore in forma mentis da allenatore. Come per tutte le storie calcistiche -però- vi è l’obbligo di porre una bandierina in terra olandese, sponda Amsterdam. Qui nasceva la voce forbita del raziocinio e della follia sul campo verde, il ‘Cicerone’ del voetbol: cinque anni fa moriva il Quattordici Hendrik Johannes Cruijff.

Il 14 calciatore: la rivoluzione oranje

Johan ha 12 anni, gioca a calcio e porta avanti l’azienda ortofrutticola di famiglia dopo la morte del padre. La sua intimità col pallone è rivelatrice di come gli studi avrebbero avuto la peggio a favore di un contratto con l’Ajax Amsterdam. Sessioni di rafforzamento muscolare, ripetute con zavorre e lavoro tecnico-tattico lo tramutano nel giocatore in grado di strappare i personalissimi complimenti da Eusèbio alla fine di un’estenuante Ajax-Benfica di Champions ’69. Johan ha 24 anni, gioca a calcio, fuma e vince il suo primo pallone d’oro nel 1971. E’ direttore dell’orchestra sinfonica proferita da Rinus Michels ed i Lancieri dell’Ajax: il totalvoetbol è un gioco di architettura dove posizioni ed attitudini restano costanti nel cambiamento.

Egli stesso professava: “Ogni allenatore parla di movimento, dice di correre sempre. Io dico: non correte molto. Il calcio è un gioco in cui si gioca con il cervello. Bisogna trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, né troppo tardi, né troppo presto.” Una schematizzazione così post-moderna risultò altrettanto imprevedibile -per i profani- da dominare il calcio europeo negli anni a venire, enfatizzandosi nella conquista delle 3 Champions League di fila (’71,’72,’73). Johan ha 26 anni, gioca a calcio, fuma e snobba il Real Madrid per approdare in terra catalana. A Barcellona evangelizza alla religione del calcio totale una delle piazze più ricettive d’Europa diventandone ben presto bandiera. Il terzo ed ultimo Pallone d’oro del 1974 è diretta conseguenza di un Mondiale (quello di Germania Ovest) di quella manifesta autorevolezza che chioserà nella triste sconfitta contro i tedeschi.

Il 14 allenatore: la recidività blaugrana di Johan Cruijff

Johan ha 38 anni, si è ritirato definitivamente dal calcio giocato da quasi un anno e continua a fumare. Bastano due anni sulla panchina dell’Ajax per ristabilire l’impronta del profeta. Nel 1987 la società ajacida torna a trionfare in Europa dopo 14 anni grazie ad 1-0 firmato Marco Van Basten in Coppa delle Coppe contro la Lokomotiv Lipsia.
Johan ha 41 anni, insegna calcio e fuma. L’opera di rivoluzione d’allenatore segue il medesimo sentiero della controparte da calciatore. Riapproda a Barcellona nel 1988, con la consapevolezza di avere più strumenti a disposizione per attuare la sua riforma totale.

Quasi nove anni alla guida degli azulgrana nei quali appunta la quintessenza della sua ideologia grazie ad interpreti come; Ronald Koeman, Hristo Stoichkov, Jon Andoni Goikoetxea, Michael Laudrup ed infine Pep Guardiola, che ne rappresenterà il capitano e suo principale discepolo. La guida Cruijff porterà in bacheca quattro campionati consecutivi in Liga, una Coppa delle Coppe e la tanto bramata Champions League nel 1992 contro la Sampdoria di Boskov. Sarà il Milan di Capello nella finale di CL del 1996 a porre fine all’epopea blaugrana in virtù del pallonetto di Dejan Savicevic a coronare un 4-0 storico.

Paolò Condò in 50 ritratti della Storia del Calcio scriveva: ”Ajax, Olanda e Barcellona sono stati un vento irresistibile, culturale prima che calcistico: un ’68 sportivo, la traslazione in campo di una forza capace di cambiare il mondo. La contestazione, la trasgressione, il cambiamento. In una (preziosa) parola: la giovinezza.”

Alessandro Rossi.

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