Il 22 Novembre di 59 anni fa l’America perde la sua Innocenza. La bandiera bianca e azzurra delle Nazioni Unite è calata a mezz’asta. L’uomo che affermò «Il costo della Libertà è sempre alto, ma gli Americani lo hanno sempre pagato» pagò in prima persona rimettendoci la vita. Kennedy viene assassinato a Dallas a soli 46 anni con tre colpi di fucile sparati da un unico cecchino Harvey Osvald mentre si trova a bordo della limousine presidenziale. 

Tutto accadde un Venerdì : l’uccisione di Kennedy

John Kennedy a Dallas

John sapeva che quel viaggio a Dallas si poteva rivelare davvero pericoloso. Affacciandosi dalla finestra della sua camera d’albergo la mattina stessa di quel venerdì disse «guardate il podio, con tutti quei palazzi intorno, i servizi segreti non sarebbero mai in grado di fermare chi volesse colpirmi». E aveva ragione, peccato però che il podio non lo raggiunse mai.

Il corteo parte alle 11.40 e attraversa Dallas. La folla è molto numerosa.

Il presidente Kennedy e la moglie Jaqueline si trovano a bordo dell’auto capote assieme al governatore del Texas John Connally e sua moglie. Proprio Nellie si rivolge a JfK dichiarando «Signor Presidente, non puoi dire che Dallas non ti ami», lui rispose «No di certo».

È mezzogiorno e mezza. Quelle le ultime parole del Presidente. Pochi secondi dopo è colpito alla gola. Un Secondo colpo mortale lo colpisce alla testa. Jackie è in preda alla disperazione. Continua a chiamare il marito chino su di lei. La Lincon Continental è imbrattata di sangue. Ferito anche il governatore.  L’auto viene scortata all’ospedale Parkland. Alle 13 l’inesorabile morte presidenziale. L’annuncio viene dato una mezz’ora dopo all’incirca.

La notizia commuove l’America

La notizia arriva nel momento in cui Cronkite sta parlando in diretta a proposito del corteo di Dallas. Il giornalista statunitense trasalì. Ci furono alcuni secondi di silenzio, quando commosso si tolse gli occhiali e comunicò la tragedia, «da Dallas un ultim’ora, il Presidente Kennedy è morto all’1.00 pm circa… 38 minuti fa…». Le televisioni per giorni seguirono dirette non stop riguardanti la notizia. Questo si ripetè di nuovo negli anni a venire solo per l’11 Settembre 2001.

Negli USA le scuole restano chiuse per giorni, la gente si riunisce per guardare le tv. Per le strade si potevano scorgere ovunque persone in lacrime.

Il 23 Novembre Osvald è condannato, senza indagini né avvocato difensore dalla Commissione Warren. Viene arrestato ma fu ucciso poco dopo dall’ebreo Jack Rubi in accordo con la mafia. Gli sparò a distanza ravvicinata durante lo spostamento in carcere urlandogli «Hai ucciso il mio il Presidente! Topo di fogna!» La folla esulta.

Osvald muore due giorni dopo nello stesso ospedale in cui era morto Kennedy.

È stato ucciso il Sogno Americano: la luna insanguinata di Kennedy

I Sovietici hanno iniziato ad innalzare il muro di Berlino, Martin Luther King marcia su Washington per l’integrazione razziale. Sono i primi anni sessanta, gli anni in cui esce il primo album dei Beatles, in Italia Bernardo Provenzano è incriminato per omicidio. Nasce Michael Jordan. Muore John Fitzgerald Kennedy. E con lui parte del Sogno americano.

Muore l’uomo che, subito dopo la sua elezione commentò il suo nuovo impiego in modo estremamente sarcastico «Non mi posso lamentare. La paga è buona e vado al lavoro a piedi».

JfK è solito scuotere l’animo patriottico degli americani, come avviene durante la sua elezione. Americano, democratico e uomo libero. Vince le elezioni presidenziali l’8 Novembre 1960 contro il repubblicano Richard Nixon che appare a confronto poco televisivo e carismatico.

Diventa il presidente di «We choose to go to the Moon».

Abbiamo scelto di andare sulla Luna in questa decade, e di fare le altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili.  Perché questo obiettivo servirà per organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché questa sfida è quella che noi siamo disposti ad accettare, e quella che vogliamo vincere.

Non vive abbastanza per vedere l’Apollo 11 nel 1969.

I Russi uccideranno Babbo Natale 

Tra i dossier dell’omicidio spuntano delle lettere tra John Kennedy e una bambina di soli otto anni, Michelle, che gli chiese di fermare i sovietici : «Uccideranno Babbo Natale». La risposta del Presidente fu «Non preoccuparti. Ieri ho parlato con lui e sta bene». L’URSS infatti vuole testare una bomba nucleare sul circolo Polare Artico.

Siamo nel bel mezzo della Guerra Fredda. Nella sua breve presidenza è chiamato ad affrontare La crisi dei Caraibi. Fu un duro confronto fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Obbiettivo: rovesciare il governo di Castro. Vengono mandati circa 1600 cubani addestrati  dalla CIA in Guatemala (sbarco alla Baia dei Porci) che inaspettatamente però rimangono fedeli a Castro. Il governo cubano chiede così aiuto ai Sovietici. Mosca manda armi a Cuba, comprese le atomiche e gli USA in risposta bloccano l’arrivo di nuovi arsenali missilistici. La condizione in vista di pericolo è DEFCON2. La guerra sembra inevitabile. La Russia decide di fare marcia indietro e gli Americani rinunciano a invadere l’isola. È probabilmente il maggior successo di Kennedy. L’America fa del suo Presidente un mito.

In quel momento un giovanissimo Harvey Osvald si indigna profondamente per l’umiliazione riservata a Castro da parte del presidente Kennedy. Quello che successe dopo è storia. 

Il Presidente Kennedy fra leggenda e mistero
Kennedy fra leggenda e mistero

Di inconfutabile ci rimane la video-ripresa fatta quel giorno da Zapruder, un video amatore che con la sua telecamera riuscì a riprendere l’omicidio. Il video fu acquistato per 150 mila dollari e fu trasmesso molti anni più tardi dalla rete ABC.  La finestra del deposito di libri da cui Osvald spara a Kennedy è stata successivamente messa in vendita su eBay. L’abito indossato da Jaqueline il 22 Novembre del 1963 si trova ancora oggi come una reliquia nell’archivio Nazionale. Non è mai stato lavato.

«La vittoria ha mille padri, ma la sconfitta è orfana» Commemoriamo con questa sua frase il coraggio del Presidente John Fitzgerald Kennedy.

 Lo ricordiamo in questa giornata di anniversario dalla sua prematura dipartita come forse farebbe una Signora bionda di sua conoscenza “ Happy trip to Heaven Mr President!”

Sabrina Baiocco

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