Musica

Johnny Cash, il “Man in Black” della musica country

Johnny Cash è stata una delle figure più iconiche della musica statunitense. Conosciuto come The Man in Black (L’uomo in nero) per la sua predilezione per gli abiti scuri, il cantautore e chitarrista viene ricordato principalmente come un esponente di spicco del genere country. In realtà, il repertorio di Cash spazia anche attraverso rock, gospel, blues e folk.

Questa poliedricità è valsa a Cash il raro onore di essere introdotto in tre diverse Hall of Fame: Country, Rock and Roll e Gospel. Nell’ultima parte di carriera, troviamo anche sorprendenti reinterpretazioni di brani di artisti rock contemporanei, come Hurt dei Nine Inch Nails, Personal Jesus dei Depeche Mode o One degli U2. L’opera dell’artista è condizionata dalla sua profonda religiosità e dalle sue umili origini. Ripercorriamo la carriera del cantante e chitarrista originario dell’Arkansas, durata quasi cinquant’anni e costellata di successi, cadute e rinascite.

Johnny Cash, la dura giovinezza nell’Arkansas

Quarto di sette figli, Johnny Cash nasce il 26 febbraio 1932 a Kingsland, nello stato dell’Arkansas. Fin da piccolo, conosce la dura realtà contadina degli abitanti dell’America sudista profonda. Per dare una mano ai genitori, Johnny da ragazzino lavora nei campi di raccolta del cotone. L’adolescenza del giovane è segnata da un episodio drammatico: il fratello minore Jack, muore a soli 14 anni a seguito di un incidente con una sega elettrica. Il padre, distrutto dal dolore, arriverà a incolpare Johnny dell’accaduto, dicendogli che avrebbe preferito fosse morto lui.

Quest’evento lo porta a chiudersi sempre più in sé stesso e ad appassionarsi alla musica, attraverso i canti della chiesa e l’ascolto di trasmissioni radiofoniche dedicate al country. Nel 1950 si arruola in aviazione e compie una parte del servizio militare in Germania. Qui acquista la sua prima chitarra e inizia a suonarla da autodidatta. Fonda inoltre il suo primo gruppo, The Landsberg Barbarians. Nel 1954 Cash e la prima moglie Vivian si trasferiscono a Memphis, dove l’aspirante musicista lavora come venditore porta a porta e studia per diventare annunciatore radiofonico.

Johnny Cash, Ring of Fire (1963)

Il primo contratto e i primi guai

Di sera Cash si ritrova a fare delle sessioni informali con il chitarrista Luther Perkins e il bassista Marshall Grant. I tre insieme formano la band “Johnny Cash and the Tennessee Two”, successivamente ribattezzata “Tennessee Three” con l’arrivo del batterista W.S. Holland. Il primo contratto discografico arriva nel 1955 con la Sun Records di Memphis. Con questa incide i primi singoli, tra cui Cry, Cry, Cry e Folsom Prison Blues. Nel 1957 l’artista incide il suo primo disco solista, Johnny Cash with his hot and blue guitar. Il successo in patria esplode in modo clamoroso. Ad interessare il pubblico sono la sua voce basso-baritonale, profonda nonostante la giovane età e lo stile di scrittura.

Pur restando ancorato alla tradizione country, Cash riesce infatti ad attirare anche il pubblico del rock and roll, grazie alle sonorità spesso vicine al rockabilly e ai testi che trattano di contrasti generazionali, amori impossibili e ribelli senza causa. Ma il successo e le enormi attenzioni su di lui iniziano a disorientarlo. Nonostante l’aria da burbero, Cash ha ancora una psicologia fragile e immatura. Questo lo porta a fare uso di sonniferi per riposare meglio e di anfetamine per riprendersi velocemente. In molti concerti di questo periodo, il musicista si esibisce senza voce a causa dell’uso continuo di droghe. A ciò si aggiungono gravi problemi familiari, dipendenza da droghe e guai giudiziari. 

Johnny Cash, live Man in Black (canzone del 1971)

Johnny Cash, fuorilegge romantico

Sebbene Cash coltivi consapevolmente la propria “romantica immagine da fuorilegge”, non sconta mai una pena detentiva in carcere. Finisce in cella per ubriachezza molesta o possesso di droga più volte, ma non vi resta mai più di una notte. Ormai dipendente da alcool e droghe, nel 1968 Cash tenta il suicidio. Ma una sorta di “risveglio spirituale” lo convince di farla finita con le abitudini tossiche. Nel tentativo di disintossicazione, gli è di grande aiuto la vicinanza di June Carter, la seconda moglie con cui Johnny resterà sino alla morte. 

Proprio grazie alla donna, l’artista riscopre in questo periodo anche la propria fede in Dio, frequentando assiduamente la chiesa. Tuttavia, dopo essere rimasto “pulito” per alcuni anni, Cash ricade periodicamente nel consumo di anfetamine, con frequenti ricoveri sino in tarda età. All’inizio degli anni settanta, il cantautore “cristallizza” la propria immagine pubblica come “The Man in Black” (“l’uomo in nero”). Nei concerti si esibisce regolarmente indossando abiti neri, in forte contrasto con gli sgargianti costumi colorati e i cappelli da cowboy indossati dalla maggior parte dei cantanti country dell’epoca. Johnny Cash spiega così nel 1971 il suo stile d’abbigliamento:

«Indosso il nero per i poveri e gli oppressi,
Che vivono nel lato disperato ed affamato della città,
Lo indosso per il detenuto che ha a lungo pagato per il suo crimine,
Ma è lì, perché è una vittima dei tempi.» (Johnny Cash)

Johnny Cash, Solitary Man (2000)

Cadute, resurrezioni e scomparsa

Negli anni ’80 inizia il declino fisico e artistico dell’uomo in nero, nonostante la stima di pubblico e colleghi. Cash resta comunque in classifica, specialmente con Johnny 99, album del 1983 in cui interpreta le canzoni di Bruce Springsteen. Nel 1984 l’artista pubblica un’autoparodia di se stesso con la canzone The Chicken in Black, che narra la storia del cervello di Cash che viene trapiantato in un pollo mentre lui in cambio riceve quello di un rapinatore di banche di nome Manhattan Flash.

La resurrezione avviene nel 1993 con il nuovo contratto con la American Records di Rick Rubin. Il primo disco American Recordings (1994) è accolto trionfalmente, come i seguenti capitoli della serie: Unchained (1998), American III: Solitary Man (2000) e American IV: The Man Comes Around (2002). Quest’ultimo esce quasi in contemporanea con un album tributo che colleghi di tutte le generazioni dedicano a Johnny Cash, a seguito della sua scomparsa, avvenuta il 12 settembre del 2003 per complicazioni diabetiche. Aveva 71 anni. La moglie June era morta pochi mesi prima.

Johnny Cash, Hurt (2002)

American IV: The Man Comes Around, l’ultimo album di Johnny Cash

L’ultimo album pubblicato quando Cash è ancora in vita, nel 2002, è American IV: The Man Comes Around. Il disco è il quarto della serie American Recordings, che è proseguita anche dopo la scomparsa del cantante, con opere postume, prodotte sempre da Rick Rubin. L’album contiene due nuove versioni di vecchi successi di Cash, un solo pezzo scritto per l’occasione (la title track che apre il disco) e molte altre cover.

Tra queste, spicca Hurt dei Nine Inch Nails, il cui video sarà poi vincitore di un MTV Video Music Awards, nella categoria Best Cinematography. L’album è stato un successo di critica ma anche di pubblico. Per Johnny Cash fu il primo album non-compilation a vincere il disco d’oro (500.000 copie vendute in USA) dopo 30 anni. Cash è stato inoltre uno dei pochissimi cantanti ad avere venduto più di novanta milioni di dischi. Ne ha incisi oltre sessanta.

A cura di Valeria Salamone

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