Nel giorno del suo compleanno, il cinquantasettesimo per l’esattezza, è impossibile parlare di Johnny Depp senza pensare anche a Tim Burton. Non che la carriera di Depp sia riferibile solo allo stralunato universo burtoniano. Alcuni dei suoi film più belli e intensi – come Buon compleanno Mr. Grape – si concentrano anzi nella primissima parte della sua filmografia. È innegabile, tuttavia, che è proprio in questo speciale sodalizio che Depp ha trovato e plasmato il suo posto nell’industria cinematografica.
Johnny, il dolce e indimenticabile Edward mani di forbice
Icona degli anni ‘90, eterno outcast, involontariamente glamour. Già nel suo primo ruolo per il regista, Depp ha dimostrato di essere perfetto come alter ego e maschera di un’anima gemella e affine come Burton.
Il volto smunto e i capelli neri e spettinati di Edward mani di forbice (1990) evocavano già fin troppo bene la figura inconfondibile della mente dietro il personaggio. Attore e regista hanno creato un ibrido capace di rappresentarli entrambi, mettendo in scena la fusione artistica che da lì in poi li avrebbe contraddistinti.
Dolce e indifeso, a dispetto dei suoi arti affilati: con questo protagonista Depp e Burton ci hanno regalato una delle più belle favole della contemporaneità. Un amore innocente ma non per questo immaturo, un sacrificio del sé per il bene dell’altro, oltre che cult generazionale.
Depp, Burton e il loro personaggio-fantoccio
Con Edward prende forma un topos ben identificabile nel tempo e in altri film di Burton. Un personaggio emarginato e puro, non ancora corrotto dall’ambiente che lo circonda e per questo alieno e alienante, incapace di adattarsi.
In altre vesti questa maschera ibrida e fiabesca si ripresenta già nel secondo film della coppia, Ed Wood (1994), liberamente ispirato alla vita dell’omonimo regista. Wood era spesso additato come il peggior regista di tutti i tempi ed è proprio da questo che parte la creazione del personaggio. Un altro reietto estraneo al mondo in cui cerca di inserirsi, anche se questa volta in chiave comica, farsesca e decisamente meno pop.
La successiva collaborazione arriva nel 1999, dopo un periodo ricco di titoli che rendono stabile la popolarità di Depp in ruoli molto diversi dai personaggi burtoniani. Con Il mistero di Sleepy Hollow (1999) Burton e Depp si addentrano propriamente nel cinema di genere. In equilibrio tra l’horror e il fantastico, la vicenda di Ichabod Crane rimane ancora oggi uno delle più memorabili nella carriera di entrambi.
Ancora una volta, a ben vedere, si tratta comunque dello stesso personaggio, un’anima persa e incapace di integrarsi. La differenza in questo caso sta per lo più nel ribaltamento degli equilibri essenziali della storia. Non si tratta più di un conflitto tra un freak e il mondo reale, ma tra la razionalità del protagonista e un contesto spaventoso e irrazionale.
La conquista del grande pubblico
Passano altri cinque anni e oltre dieci film per Depp – tra cui La maledizione della prima luna (2003) – prima di un’altra collaborazione. Complice anche il grande successo in casa Disney, nel 2005 La fabbrica di cioccolato cambia definitivamente l’immagine di Johnny Depp, rendendola improvvisamente più familiare.
Quella buffa e affascinante maschera, nata con Edward e sviluppatasi negli anni, raggiunge la sua perfetta forma nel personaggio di Willy Wonka. Straniante e ipnotico, affascinante nella sua stranezza e nella sua ambiguità, eppure sempre puro, innocente, infantile.
A partire da Willy Wonka e Jack Sparrow l’aura da bello e dannato rimane nel personaggio pubblico di Depp ma inizia a sgretolarsi sullo schermo, rappresentando forse una liberazione. Non a caso nel successivo film di Burton, La sposa cadavere (2005) presta solo la sua voce al protagonista e nelle seguenti inizia a imbruttirsi o camuffarsi.
Gli ultimi anni
Nel 2007 il diabolico barbiere in Sweeney Todd – che gli vale il Golden Globe – è infatti un vero e proprio travestimento, un volto e un corpo impossessati dal dolore e dalla follia. Tutt’altro tipo di pazzia, caotica e incontenibile è quella che lo trasforma nel cappellaio matto di Alice in Wonderland (2010). È con la parodia di un mostro classico e intramontabile, il vampiro, che tuttavia si conclude, al momento, la collaborazione con Burton. Dark Shadows (2012)è l’ultimo, purtroppo deludente, titolo di un matrimonio artistico che dura da oltre trent’anni. Una conclusione forse insufficiente, bisognosa di nuovi capitoli, di un vero e dignitoso addio.
Dopo l’apice raggiunto con La fabbrica di cioccolato è stato forse difficile reinventarsi e reinventare quel personaggio-fantoccio che tanto rappresentava Depp e Burton insieme. Ora che anche le tempeste e le crisi personali dei due artisti sembrano già più lontane rimane la speranza di ritrovarli insieme come una volta, anche se fosse l’ultima.
Articolo di Valeria Verbaro
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