Un po’ fantasy, un po’ supernatural, un po’ sci-fi. Tensioni, fratture e sentimenti repressi si risvegliano dopo anni, portando alla luce segreti indicibili. C’è chi si affida alla religione e chi al folklore. In tanti ritengono si tratti di changeling, ovvero di sostituti degli originali umani. Tutto questo nella serie thriller Katla dal gusto fantascientifico, la prima Original islandese di Netflix, che permette di far parlare di sé, giudicata dalla critica internazionale come una perla nascosta del catalogo in streaming.
Katla: misteri, drammi e supernatural
La natura ci ricorda quanto siamo piccoli. E come tutto quello che abbiamo dipenda solo da lei. La trama ruota intorno a un mistico evento dovuto dall’eruzione del vulcano subglaciale Katla in Islanda. La serie divisa in 8 puntate spiega come si sia risvegliato da un anno, il che ha spinto la città di Vik, meta turistica molto apprezzata, ad evacuare. Alcuni restano nelle proprie case e cercano di fornire i mezzi essenziali di sussistenza per la comunità. Dopo un anno di attività costante dal vulcano, Grima, membro della squadra di polizia, è ancora alla ricerca disperata della sorella maggiore Ása, scomparsa il giorno in cui sono iniziate le eruzioni. Mentre la loro speranza di trovare il corpo svanisce, i residenti circostanti iniziano a ricevere visitatori inaspettati.
C’è però uno scienziato che tenta di portare avanti delle ricerche per ottenere una spiegazione concreta e non affidata alla superstizione o alla religione. Per farlo si insinua tra le grotte del vulcano, scoprendo qualcosa di inquietante e sbalorditivo, a cui si mescolano elementi propri del genere drammatico e del mystery soprannaturale. La principale forza creativa dietro Katla è sicuramente il regista, islandese Baltasar Kormakur, già famoso anche grazie a film come Cani sciolti, Resta con me e The Oath – Il giuramento. Tutte le vite e le certezze dei protagonisti vengono presto scosse nel profondo quando gli abitanti inizieranno a ricevere alcune visite da ospiti inaspettati, come il ritorno stesso di Gunhild, e il ritrovamento di Ása, ricoperte di terra vulcanica. Dietro a questi ritorni, cosa si nasconde?
Changeling: la parte migiore della coscienza umana
Katla richiama immediatamente alla mente, elementi narrativi di mistero, simili a quel Dark di Baran bo Odar, episodi che abbracciano, infatti, un suo percorso simbolico e interiore, dalle innumerevoli apparizioni dei così detti changeling, i sostituti degli originali umani, in una versione dell’inconscio migliorata nonché vendicativa; alla comparsa dei corvi neri e infine di crocifissi presenti all’interno di tutta la serie specialmente nelle macchine dei protagonisti, simboleggiano il viaggio inteso come viaggio interiore e di vita, a cui si somma una sofferenza comune, di morte, di malattia. Se le atmosfere distopiche e apocalittiche di Dark e Curon, ti hanno fatto impazzire, così come Changeling, quando Clint Eastwood sconvolge gli spettatori di tutto il mondo, è probabile ti piaccia anche questa serie che dell’Islanda non racconta solo i potenziali misteri, ma anche la potenza della sua natura.
La rappresentazione nel contesto desertico, roccioso e fotograficamente freddo visivamente percettibile in Katla, riesce a divenire personaggio stresso e attivo della serie sviscerando il rapporto tra mitologico e irrazionale, tra uomo e natura, tra scienza e fede; poggiando le basi di ciò che possiamo definire interconnessione globale tra tutte le forme di vita con il proprio pianeta. Una serie disorientante e ipnotica, come le atmosfere lunari delle sue location, capaci grazie al genio creativo quale si dimostra essere Kormákur che trasforma quei luoghi selvaggi e incontaminati, spesso usati nelle riprese di film e serie come Il trono di spade, in protagonista, dall’ambientazione quasi lunare e dalla suggestione impalpabile.
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Giuliana Aglio