“Changeling”: la vera storia dietro il film di Clint Eastwood

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Di Chiara Cozzi

Changeling © tutti i diritti riservati
Changeling © tutti i diritti riservati

È il 2008 quando Clint Eastwood sconvolge gli spettatori di tutto il mondo con Changeling, uno straziante film che vede una meravigliosa Angelina Jolie come protagonista a reggere praticamente da sola tutto l’apparato filmico, cosa che le è valsa una nomination agli Oscar. Ma la cosa che più sconvolge di quest’opera è il fatto che sia ispirata a fatti, purtroppo, reali che hanno tristemente coinvolto dei bambini e una madre che non ha mai smesso di lottare per la verità.

Changeling: una tristissima storia vera

Il film racconta la storia di Christine Collins, il cui figlio Walter scompare un giorno nel nulla. Siamo negli anni ’20 e perciò non sorprende che le indagini vengano condotte con poca attenzione: la polizia, infatti, afferma di aver ritrovato il bambino, ma una volta recatasi alla stazione per riabbracciarlo Christine si rende conto che quello di fronte a lei non è Walter. Inizia così un’epopea affinché sia fatta giustizia, per lei e per il figlio.
La storia che ha ispirato Clint Eastwood, purtroppo, non è tanto dissimile dalla trama del film.

“The Wineville Chicken Coop murders”

Gordon Northcott indica agli agenti l'area del pollaio dove ha rinchiuso e ucciso i bambini rapiti © tutti i diritti riservati
Gordon Northcott indica agli agenti l’area del pollaio dove ha rinchiuso e ucciso i bambini rapiti © tutti i diritti riservati

È il 1928 quando il 15enne Sanford Clark, sceso a Wineville, California, dal Canada per lavorare nel pollaio dello zio, rivela alla sorella Jessie di averlo aiutato a uccidere almeno quattro bambini. La ragazza avvisa le autorità canadesi che riescono a catturare il killer poco prima che possa fuggire. Il ragazzo che si trovano di fronte è Gordon Northcott, 21 anni, il quale ha rapito almeno quattro bambini col fine di abusarne. L’idea di ucciderli, però, sarebbe stata della madre, Sarah Louise, la quale sosteneva che i bambini, una volta liberati, avrebbero potuto denunciarlo. La donna, inoltre, aggiunge un particolare crudele: è meglio ucciderli a colpi di ascia mentre dormono.

Così muoiono Walter Collins e i due fratelli Winslow, di rispettivamente 9, 10 e 12 anni, più un bambino messicano dall’identità sconosciuta, visto che è stato impossibile identificarlo poiché il corpo fu ritrovato decapitato.
L’accusa sostiene che Northcott abbia ucciso almeno venti bambini; verrà condannato a morte per impiccagione nel 1930, a 23 anni. Alla madre spetterà l’ergastolo, mentre Sanford verrà dichiarato totalmente innocente.

La storia di Walter Collins

A sinistra, Walter Collins; a destra, Arthur Hutchens © tutti i diritti riservati

Walter Collins scompare il 10 marzo 1928 e per cinque mesi non si hanno notizie di lui, finché la polizia non avvisa la madre, Christine, di averlo ritrovato. Viene organizzato un incontro alla stazione a cui è presente anche la stampa, ma lì la donna ha una scioccante sorpresa: il bambino non è Walter. Christine informa subito le autorità, ma le consigliano di tenerlo con lei almeno per i primi giorni, poiché convinti che la donna non lo riconosca perché sotto shock.
Tuttavia tre settimane dopo Christine torna dalla polizia con le impronte dentali dei due bambini, inconfutabilmente diverse. Quello che ha accolto in casa non è Walter. Per tutta risposta la donna viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico e bollata come “Codice 12”, che indica i pazienti scomodi.

Durante la detenzione della donna però la polizia interroga il bambino, che si decide a dire la verità: egli è in realtà Arthur Hutchens, orfano di madre, scappato dall’Iowa per non subire più le angherie della matrigna. Viene a conoscenza del caso di Walter Collins in un bar, e decide di spacciarsi per lui poiché il piccolo scomparso abitava a Los Angeles.
Christine viene rilasciata dieci giorni e continua la sua ricerca, che si concluderà nel 1964 con la sua morte.

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CHIARA COZZI