Il 19 Ottobre è uscito nelle sale Killers Of The Flower Moon, il nuovo film di Martin Scorsese che racconta il basso profilo tenuto dal capitalismo americano: ecco la nostra recensione.

Killers of the Flower Moon: è tornato Martin Scorsese

Killers of the Flower Moon: la recensione - Photo Credits imdb.com

Killers of the Flower Moon è stato uno dei film più attesi dell’anno e finalmente è uscito nelle sale. Un film atteso, soprattutto per la partecipazione dei tre premi Oscar, Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Brendan Fraser. Inoltre, già nella presentazione del teaser, era presente l’impressione che Scorsese giocasse con le proprie carte. Un film voluto, ma anche temuto dalla maggioranza.  L’uscita di The Irishman ha completamente ribaltato l’opinione pubblica sulla filmografia di Scorsese. Se The Wolf of Wall Street e Shutter Island erano film relativamente appetibili per il grande pubblico, con The Irishman, film di tre ore e mezza, torniamo nella sfera dei film di nicchia, per i veri appassionati di cinema, ed in particolare del cinema di Scorsese.  

E Killers of the Flower Moon, anch’esso della stessa durata, soprattutto senza interruzioni, sembra confermare quest’intenzione del regista di tornare sui vecchi passi con una nuova consapevolezza: utilizzare le nuove tecnologie del cinema per raccontare i temi a lui più cari. Si torna in sintesi, sulla linea di Quei bravi ragazzi, Taxi Driver e tutti quei titoli che hanno segnato lo stile cinematografico di Martin Scorsese:

Denaro, capitalismo e potere

Il tema principale di Killers of the Flower Moon è sicuramente la rappresentazione scorsesiana del capitalismo americano. Sulla linea di Il Petroliere (2007, Paul Thomas Anderson), il film cerca di indagare le dinamiche di potere istaurate successivamente alla conquista del West e alla scoperta del petrolio in questi territori. La formazione dell’America capitalista, viene esposta tramite la barbarie esplicita dei personaggi bianchi nella Nazione Osage, che celano dietro una faccia pulita, l’aggressività e l’avidità legata al denaro.

Questa doppia natura viene incarnata perfettamente dal personaggio William Hale, o meglio, “Il Re”, interpretato da Robert De Niro in maniera magistrale. William è lo zio del protagonista Ernest (Leonardo DiCaprio) e uno dei maggiori usurpatori della comunità. Dietro la faccia da nonnetto, si nasconde la brutalità della massoneria, quell’agire sotto copertura che utilizza terze parti per i propri interessi. È un uomo che presenta il suo volto migliore, quello legato ai valori della grande nazione americana e che rivolge ai nativi americani il proprio aiuto, per rimediare ai torti che hanno subito. Dall’altra parte però, Hale è il grande demiurgo di una macchinazione brutale fondata sulle dinamiche di potere. Potere su cui la società Americana ha costruito le proprie basi e che viene esplicitamente denunciata da Scorsese. Sopratutto nel finale, tanto da rivolgere agli spettatori un’ammissione di colpa.

Killers of the Flower Moon: una regia orchestrale

Questi temi vengono tradotti in termini cinematografici dalla regia orchestrale di Scorsese. A livello registico, Killers of the Flower Moon è sicuramente una delle opere più complesse della sua filmografia. Le dinamiche del cinema classico degli anni ’50, si uniscono alla modernizzazione del film, per esplodere in inquadrature che letteralmente riempiono gli occhi.

Lo slow motion, i cambi di formato, il passaggio dal bianco e nero al colore, i movimenti furibondi ma controllati della macchina da presa, i piani sequenza, il passaggio dai totali dei bellissimi paesaggi ancora incontaminati, agli interni soffocantiI. Insomma, il film è decisamente un piacere per gli occhi. Killers of the Flower Moon ci porta alla conoscenza di come il potere e i soldi sono in grado di muovere non solo gli ingranaggi della società, ma le stesse persone. Persone disposte ad andare contro la propria morale per la scalata sociale. I piani sequenza utilizzati in molte scene, ci permettono di seguire lo stesso flusso dei soldi, senza ostacoli e limiti, portando ad una coerenza tra forma e contenuto.

I Jolly di Martin Scorsese

Lo stile registico, unito alle interpretazioni magistrali dei protagonisti principali della storia, rende Killers of the Flower Moon, uno dei migliori film di Scorsese. Abbiamo parlato di William Hale, il personaggio interpretato da Robert De Niro, che veste i panni della massoneria americana. De Niro compare come nel film come spalla del protagonista del film, Ernest Burkhart interpretato da Leonardo DiCaprio. Il personaggio è metaforicamente la rappresentazione dell’ignoranza guidata dall’avarizia, una pistola nelle mani dello zio, che semina morte e dolore al conseguirsi degli eventi. Con questo ruolo, DiCaprio ha confermato oramai la sua evoluzione ed il passaggio ai grandi del cinema. Lui e De Niro,  sono stati semplicemente delle pedine perfette nelle mani di Scorsese, che ha saputo utilizzare questi due attori che costituiscono un must nella filmografia scorsesiana, per la creazione di un duetto senza precedenti.

Se DiCaprio sembra confermare il suo posto nella storia del cinema affianco a De Niro, la vera novità a livello attoriale è stata Lily Gladstone nel ruolo di Mollie Burkhart. In lei risiede la natura nativo americana, la parte spirituale e incontaminata che subisce gli eventi e i modi del capitalismo. Mollie è il cuore di Scorsese, la coscienza, il personaggio chiave di tutta la storia e l’anima dell’intero film. Lily riesce a donare al suo personaggio un’autenticità memorabile. I suoi sguardi sembrano trattenere il giudizio verso quella lotta al potere che le ruba tutto ciò che le è più caro.

Concludendo la nostra recensione, possiamo confermare che Killers of the Flower Moon è sicuramente uno dei film migliori dell’anno e della filmografia di Scorsese. Un film non adatto a tutti, data la lunghezza del film senza interruzioni; ma sicuramente un regalo per gli appassionati di cinema.

Martina Capitani

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Ph:Killers of the Flower Moon: la recensione – Photo Credits imdb.com