La Coppa Davis e L’Italia: da ciliegina sulla torta a delusione. Gli azzurri, dopo un 2019 singolarmente stupefacente crollano nel collettivo contro Canada e Stati Uniti abbandonando alla fase a gironi il sogno di riportare nel Bel Paese l’Insalatiera d’argento
Alzi la mano chi avrebbe immaginato un epilogo simile dell’Italia in Coppa Davis. Un team di questa caratura non si vedeva da molti anni con due giocatori nella top 15 del mondo ed un girone, seppur non semplicissimo, alla portata dei ragazzi di Barazzutti.
Ma si sa, lo sport è bello anche perchè imprevedibile. Così, in una competizione organizzata obiettivamente non benissimo, Berrettini e compagni faticano a dismisura conquistando solo due match su sei.
Il resto lo fa la formula della manifestazione con l’impossibilità per l’Italia di sperare nei ripescaggi già prima dell’ultimo match con gli Stati Uniti che ringraziano l’Australia dell’abbandono con il Belgio.
Tra carenze e sfortuna
Osservando più nel dettaglio il cammino della nostra nazionale in Coppa Davis, oltre ai tanti rimpianti, ecco comparire qualche deficit ancora da colmare ed una sfortuna sempre pronta a colpire.
L’esordio è di quelli traumatici. In una sfida da vincere per partire con il piede giusto, Fognini inciampa e dopo due set, va detto combattuti, perde contro Pospisil, attuale numero 150 del ranking. Al canadese, in ogni caso, vanno fatti i complimenti per un match disputato ai limiti della perfezione.
Uno, anzi due a zero. Nel secondo incontro, molto più equilibrato, Berrettini deve cedere il passo di fronte a Shapovalov combattendo però punto a punto. Una partita incertissima, decisa da tre tie-break molto tirati. In una situazione oramai pregiudicata il punto del doppio conquistato, utile comunque per i calcoli dei ripescaggi, perde molto del suo valore.
Archiviato il debutto amaro con il Canada, la sfida con gli Stati Uniti vale già il dentro o fuori. Fognini fa il suo contro Opelka, ma ecco che la sfortuna presenta il conto: Berrettini, infortunato agli addominali, tiene botta a Fritz nei primi due parziali prima di crollare nel terzo 6-2. Una sconfitta dal sapore di fine del sogno, considerando il forfait dell’Australia contro il Belgio, seguita dal k.o. nel doppio conclusivo utile solo in casa U.S.A.
Dopo una stagione senza freni per il tennis italiano, forse era necessario un amaro per digerire meglio la grande abbuffata.
Vale la pena aver tanti rimpianti?
Passare dal particolare al generale per ritrovare la felicità. Se il 2019 potesse definirsi con una sola parola questa sarebbe rinascita. Rinascita non dei singoli, ma di un intero movimento: se le ragazze nelle passate stagioni hanno segnato momenti magici, gli uomini sembravano sempre più lontani dal mondo dei grandi.
Ed invece, quasi all’improvviso, ecco esplodere una nuova generazione di talenti. All’ombra di Fabio Fognini, leader perfetto per guidare l’exploit tricolore, tanti ragazzi hanno dato nuova linfa al tennis maschile.
Parlare ancora di Matteo Berrettini sarebbe pleonastico. Meglio concentrarsi su Lorenzo Sonego, classe 1995 che ha scalato più di 50 posizioni nel ranking mettendo in bacheca l’ATP 250 di Antalya e su Jannik Sinner, fresco vincitore delle ATP Next Gen e protagonista di un 2019 da brividi.
Il talento di San Candido ha stracciato ogni record, primo tra tutti quello dell’italiano più giovane di sempre ad entrare nella top 100, mostrando per di più una continuità di rendimento impressionante: non sazio di una stagione perfetta, ha fatto suo qualche giorno fa il Challenger di Ortisei salendo alla posizione numero 78 del mondo.
Troppe le note positive per focalizzarsi sulla brutta caduta di Madrid. Mantenendo queste premesse, l’Insalatiera potrebbe tornare presto a casa.