“La California”, thriller emiliano col patto di sangue

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Di Federica De Candia

La California è in Emilia. Una campagna sperduta, erba, campi di grano e capannoni modenesi. Cosa avrà mai in comune con la California intrisa di cultura messicana, afa, palme, lunghe strade selvagge e deserte dove corpo e macchina sono un tutt’uno? Dove tutti sembrano belli e dannati, e arrivarvi è il sogno di ogni giovane. Al cinema dal 24 Novembre il thriller “La California”: tortellini fatti in casa, porchetta, Amaro del Ciclista, pulsioni e perversioni.

Non c’è nulla, può succedere tutto

“La California”, Trailer da YouTube

Nulla di più, nel paesino di Romagna. “Tra la via Emilia e il West”, cantava Guccini nell’omonimo album. Luoghi descritti da Cinzia Bomoll, scrittrice e regista di “La California“, che è nata e cresciuta a Bologna. Silvia e Giulia Provvedi, le gemelle dal nome d’arte Le Donatella, sono le attrici al loro debutto, interpreti di Ester e Alice, e anche loro di Modena. Piera Degli Esposti, grande attrice di teatro, bolognese, venuta a mancare l’anno scorso, è la sceneggiatrice e voce narrante del film: “Sono entrata in questa storia subito perché ho sempre desiderato essere due. La storia delle gemelle protagoniste, è metaforicamente anche la storia del doppio che è in ognuno di noi. Diventando donne, una delle due svanisce, come spesso succede alla parte più nera dell’anima“.

Al calore di Romagna, alla storia genuina, lenta ma che ribolle di violenza, si unisce l’intensa interpretazione di Andrea Roncato in nonno Tuono ex partigiano; poi Vito allenatore di boxe di Alice, Nina Zilli la barista del circolo ARCI, e un cameo di Andrea Mingardi. Il film è ambientato in una piccola provincia chiamata in gergo da inizio 900, La California. Dove è avvenuto un fatto di cronaca nera: una ragazza è stata trovata morta in una vecchia vasca da bagno nel bel mezzo della campagna. È dato per scontato che la giovane si sia suicidata, ma sarà la tenacia della sua gemella a scoprire la verità. Grazie alla collaborazione degli abitanti “di frontiera”  del paesino. Si rivive la storia tra gli anni 70 e 90 (come l’attentato alla stazione di Bologna a fine anni ’90, la caduta del Muro di Berlino, la discesa in campo di Berlusconi, la morte di Kurt Cobain), attraverso la vita delle due sorelle, ancora più unite da un patto di sangue. Un coltellino tagliente passa sul palmo dell’una e dell’altra, suggella la promessa tra un rosso vivo che stavolta non è Lambrusco.

Dove si scappa e si ritorna 

Venite a salutare i maiali che poi van via”, dice alle gemelle il padre Yuri (Lodo Guenzi), anarchico anche punk, oltre che allevatore di suini, e accanito bevitore per dimenticare. La madre Palmira (Aurora Giovinazzo), comunista, non si è mai ripresa dalla depressione post-parto. Troviamo veraci personaggi come la parrucchiera Liviana (Angela Baraldi) con le sue infinite prove per sfondare come cantante; il Malagoli, con le sue macchine scintillanti e i fumi inquinanti della sua industria di plastica, guidata dallo spietato Gualtiero (Stefano Pesce). La stessa fabbrica ha arricchito uno dei protagonisti, Bruscolo (Lorenzo Ansaloni) che guarda con bramosia Ester e Alice. Finché arrivano Allende (Alfredo Cbastro) militante comunista e il figlio Pablo (Riccardo Frascari), esuli dal Cile dittatoriale di Pinochet, costretti ad abbandonare il loro paese e a stabilirsi in Emilia. E le gemelle si innamorano dello stesso ragazzo, l’affascinante cileno.

Alice che dorme sotto il poster del leader dei Nirvana, e vive il suicidio del divo come fosse un ex fidanzato, è la parte mancante della sorella Ester, più ombrosa, dark nel suo look, che dorme sotto il poster del frontman dei Joy Division. Entrambe si completano, compensano il lato oscuro dell’altra. “Un giorno andremo via insieme“. Era la promessa di due ragazzine di provincia, che già pensavano a una fuga, magari negli Usa, nella California ‘vera’. In quei deserti d’America, dove si va da pionieri o avventurieri, dove si sorpassano motociclette e si guardano tutti i giorni gli inseguimenti della polizia.

Storia nera vista con lenti speciali

Il film è girato con particolari lenti anamorfiche montate su macchina da presa, in grado di deformare la realtà. Quasi a proiettare una dimensione onirica di quegli anni ’70, di fuga. Scelta fatta con la direttrice della fotografia italo-cilena Maura Morales Bergmann. La colonna sonora è firmata anche da una donna, Silvia Leonetti, che nonostante la giovane età è autrice dellle musiche di “Armenia, My Love” (2016) e “The Second Coming of Christ” (2018) della regista statunitense Diana Angelson, selezionate per concorrere agli Oscar. 

Debutta sullo schermo come attrice anche Nina Zilli, che racconta del cinema: “Ho esordito d’estate con ’50mila’. Ferzan Özpetek la sentì e decise di metterla nel suo film. Poi andai a Sanremo Giovani con L’uomo che amava le donne, uno dei miei film preferiti. È di Truffaut e lo consiglio ad ogni femmina sopra i 16 anni, perché si impara tanto da quel film. È un rapporto viscerale, non so neanche mai dire se io ami un particolare tipo di musica per un film o viceversa“. E su “La California” dice: È la provincia come l’ho vissuta io, la provincia che vuole farti scappare, ma anche quella degli affetti e del cuore. È un film vero come la vita. Ho letto la sceneggiatura e mi sono sentita a casa“.

La California del Lambrusco..

Per diventare la donna che vorresti, qualche volta devi metterti nei panni del tuo perfetto opposto. Anche se è la persona che hai più cara al mondo, dovrai sfidarla“. Recita la presentazione de “La California“. E sarà sempre la voce pacata e accogliente di Piera Degli Esposti, ad aprire cuore e mente dello spettatore verso il microcosmo emiliano, un campo di granturco disteso fino all’orizzonte tra la nebbia invernale. Gli interni delle case sanno di vecchio rifugio accogliente, i bar sulla piazza hanno le antiche insegne: “A La California non c’è niente, e proprio per questo è un luogo dove può succedere di tutto”. 

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