Charles Manson è morto il 19 novembre 2017 presso il Kern County Hospital di Bakersfield, dov’era stato trasferito dalla prigione di Corcoran. Eppure, la scia di sangue che ha lasciato dietro di sé non accenna ad estinguersi. Al contrario, stando alle ultime rivelazioni, potrebbe estendersi ulteriormente. In una nuova registrazione audio, presente nel trailer di una docuserie a lui dedicata, prossimamente in onda, lo si sente affermare: «C’è tutta una parte della mia vita che nessuno conosce».
Nella clip, il leader della setta che ha terrorizzato gli Stati Uniti negli anni Sessanta, ha ammesso il suo coinvolgimento in ulteriori omicidi. I fatti sarebbero accaduti prima della sua riunione con la famigerata Famiglia Manson, e a raccontarli è lo stesso criminale. Durante una telefonata, ha infatti rivelato: « Ho vissuto per un po’ in Messico. Sono andato ad Acapulco e ho rubato delle macchine. Sono rimasto coinvolto in cose che non mi riguardavano, amico. È stato coinvolto in un paio di omicidi. Ho lasciato la mia 357 Magnum a Città del Messico e ho lasciato delle persone morte sulla spiaggia.». Di seguito, il trailer:
Charles Manson e il massacro di Cielo Drive
La serie prodotta dalla piattaforma Peacock indaga su Manson attraverso vent’anni di registrazioni e conversazioni inedite, nelle quali l’uomo parla dei suoi reati, della sua educazione e della sua “famiglia”, la comune da lui guidata che, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, si è macchiata di crimini efferati. Il santone, in verità, non si è mai sporcato le mani in prima persona, preferendo persuadere i suoi adepti ad uccidere al posto suo. Il gruppo è colpevole dell’omicidio di almeno sette persone.
Il più eclatante è, senza dubbio, l’eccidio di Cielo Drive, in cui ha perso la vita l’attrice Sharon Tate, compagna del regista Roman Polanski, incinta di otto mesi. Il clamore mediatico suscitato dalla tragica morte della star ventiseienne e l’efferatezza del delitto sconvolsero il Paese; Manson e i suoi seguaci finirono in manette nel 1969, e il processo a loro carico ebbe inizio l’anno seguente.
L’influenza dei Beatles e la banalità del male
Charles Manson non mostrò mai segni di pentimento per il suo operato, anzi. Nel 1970 si presentò in tribunale come una forza demoniaca, una svastica nazista incisa sulla fronte. Nel 2012, durante un’udienza per la libertà condizionale, che gli venne poi negata, l’uomo confidò ad uno degli psicologi carcerari: «Sono speciale. Non sono come il detenuto medio. Ho trascorso la mia vita in prigione. Ho messo cinque persone nella tomba. Sono un uomo molto pericoloso.» Stando al Los Angeles Times, il malvivente avrebbe violato infinite volte le regola della prigione statale in cui era detenuto; aggressioni, possesso ripetuto di un’arma e minacce al personale. I funzionari hanno parlato anche di sputi in faccia alle guardie, oltre che tentativi di allagare la cella e di dare fuoco al suo materasso.
I produttori della docuserie, la cui première è prevista per martedì prossimo, hanno fatto sapere che vedremo gli ex membri della Family ascoltare gli audio, tornando così indietro nel tempo, a quel periodo in cui «avrebbero fatto qualsiasi cosa per Charlie».
Nel corso degli episodi, inoltre, si parlerà di Helter Skelter, successo dei Beatles che avrebbe indirettamente ispirato la setta. Proprio per questo, il 19 gennaio del 1971, il brano fu suonato in aula. Il White Album fu riprodotto rispettando l’ordine della tracklist in modo da verificare se i versi dei Fab Four non risultassero davvero come una chiamata alle armi. Idea che, ovviamente, fu smentita. Nessuna suggestione, dunque; Charles Manson scelse volontariamente il suo destino. Purtroppo, ebbe l’ultima parola anche circa quello di tanti innocenti, forse anche più di quelli che già conosciamo.
Federica Checchia
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