“La grande Gilly Hopkins”, ribelle dal cuore d’oro

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Di Redazione Metropolitan

La grande Gilly Hopkins è un film uscito nelle sale nel 2016 e diretto dal regista statunitense Stephen Herek. E’ l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Katherine Paterson pubblicato nel 1978. La trasposizione cinematografica è stata scritta dallo sceneggiatore David L. Paterson, il figlio della scrittrice. Quest’ultimo ha, inoltre, prodotto lui stesso la pellicola assieme al fratello John. La premier del film è avvenuta il 6 ottobre 2015. L’evento scelto è stato il SCHLINGEL International Film Festival, celebre mostra cinematografica tedesca dedicata alle pellicole per bambini e giovani.

La trama

Il film racconta la storia di una ragazzina di 11 anni, Gilly Hopkins (Sophie Nélisse). Gilly è stata data in adozione dalla sua giovanissima madre biologica. Ha, quindi, trascorso tutta la sua infanzia passando tra una famiglia all’altra. Ciò, è accaduto anche a causa della suo temperamento irrequieto e ribelle. Gilly, infatti, ogni volta elabora svariate strategie per sabotare il rapporto con i suoi nuovi tutori ed allontanarsi dalla sua nuova famiglia.

Le cose cambiano quando la prende in adozione una donna single, Maime Trotter (Kathy Bates). Inizialmente, il piano della bambina è quello di portare allo stremo la sua nuova affidataria. Maime, però, è estremamente tenace e vuole far funzionare il loro rapporto. Nonostante la ragazzina si comporti male e provi in tutti i modi ad irritarla, la donna non la rimanda via. Anzi, tenta di stabilire un dialogo e aiutare Gilly. Inizialmente, questo metodo d’azione crea non pochi problemi. Il rapporto tra le due, quindi, si fa sempre più teso. Tuttavia, a lungo andare tutto migliora e Maime risulta proprio la persona di cui la giovane ha bisogno.

La grande Gilly Hopkins: ribellione e ricerca di un posto nel mondo

La grande Gilly Hopkins, pur essendo una commedia leggera, tocca degli argomenti estremamente delicati. Infatti, al centro del film ci sono temi come l’essere senza genitori e l’adozione. Inoltre, vengono mostrati i problemi che durante la crescita questa particolare condizione può portare. La vita di Gilly è stata da sempre caratterizzata da un continuo muoversi da una famiglia all’altra. La ragazzina non ha, quindi, alcuna stabilità. Per di più, crescendo diventa sempre più intenso il desiderio di rincontrare la sua madre biologica e di andare a vivere con lei.

Kathy Bates (Maime Trotter) e Sophie Nélisse (Gilly Hopkins) in una scena del film - Photo Credits: screenfish.net
Kathy Bates (Maime Trotter) e Sophie Nélisse (Gilly Hopkins) in una scena del film – Photo Credits: screenfish.net

Tutto ciò fa si che la bambina si comporti in modo negativo con tutti: dai suoi coetanei a, soprattutto, le sue nuove famiglie affidatarie. Inoltre, il non avere nessuna figura di riferimento l’ha fatta diventare una persona senza radici. Ciò fa sì che non sia in grado di creare relazioni solide né di amicizia né con i suoi nuovi familiari. Anzi, è proprio lei stessa che in qualche modo evita di instaurare dei veri e propri rapporti con gli altri. Il ritratto che ne viene fuori è, quindi, quello di una persona che sente di non appartenere a nessun posto e con nessuno.

Tuttavia, vediamo che Gilly in qualche modo tenta di trovare una certa stabilità, il suo posto nel mondo. E’ anche per questo che vuole disperatamente mettersi in contatto con la madre e andare da lei. L’instabilità di quest’ultima, però, è quello che impedisce un eventuale ricongiungimento. Maime, però, riesce aiutare la ragazzina in questo processo. Grazie al suo sostegno la vediamo cominciare ad ambientarsi. Questo avviene sia nella sua nuova casa che nella nuova città e scuola. Inoltre, mano a mano che questo avviene, anche il suo atteggiamento cambia. Riesce, infatti, a cominciare ad affezionarsi alle persone e non ha più quell’indole costantemente ribelle e dispettosa. Ha, quindi, in qualche modo raggiunto finalmente un stabile e nuovo equilibrio.

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Giorgia Silvestri