Nello scorso numero di Movie Award vi abbiamo portati in Italia per parlarvi del primo film italiano a vincere il Leone d’oro a Venezia. Ora prendiamo il nostro aereo e dirigiamoci a Cannes. Oggi vi parleremo di “La legge del Signore”, un film western di William Wyler con Gary Cooper. Si tratta di una pellicola del 1956 girato da Wyler appena tre anni prima di “Ben Hur”, il cult epico con cui questo regista è soprattutto ricordato. Un anno dopo questo lungometraggio si aggiudicò la Palma d’oro al Festival di Cannes tra le proteste dei critici vista la contemporanea presenza in concorso di film come “Il settimo sigillo” e “Le notti di Cabiria”. Nonostante questo “La legge del Signore” ebbe numerose nomination agli Oscar tra cui quella di miglior film e miglior regia allo stesso Wyler.
La legge del Signore e Cannes 1957
“La legge del Signore” è il film di William Wyler che si aggiudicò la Palma d’Oro al festival di Cannes nel 1957. Una vittoria contestatissima dalla critica cinematografica del tempo che attaccò pesantemente la giuria dell’epoca. Definito dal famoso critico cinematografico Andrè Bazin “un giansenista della messa in scena”, Wyler era considerato un fautore di quel cinema classico. Uno stile cinematografico che ormai si preparava a lasciare il passo al cinema moderno. Per tali motivi questo regista americano, che tre anni più tardi avrebbe ottenuto un record di statuette agli Oscar, appariva indietro rispetto ai suoi tempi con la sua idea di continuare a imporre la retorica del cinema classico. Ecco perché questo film venne aspramente contestato in un’edizione del Festival di Cannes dove c’erano pellicole che cavalcavano ampiamente l’onda del modernismo annunciato a gran voce dalla critica cinematografica. In quell’anno erano presenti, infatti, contemporaneamente in concorso nientemeno che “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman e “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini .
Una rivalutazione del film di Wyler
A distanza di 63 anni occorre però rivalutare questa pellicola dimenticata di Wyler. All’epoca l’idea di questo classicista americano di raccontare la storia di un quacchero che rinuncia alla sua fede per cercare il figlio ferito in trincea durante la guerra di Secessione fu considerata confusionaria. In realtà proprio questa idea permetteva Wyler di rompere con lo schema classico dell’eroe western. Infatti arrivava sullo schermo uno uomo roso dai dubbi e tradito dai suoi valori. Un eroe che non spara nessun colpo durante tutto il film. Quello che vuole mostrare Wyler non è la solita consueta dialettica tra guerra e pace ma un confronto serrato tra fede e umanità. Un confronto che nasconde quella logica modernista, che all’epoca il cinema cercava con urgenza, per cui questo film di Wyler andrebbe riabilitato.