Edito Barta Edizioni, La malaintesa di Yolaine Destremau è un affresco moderno sulla situazione riguardante la violenza sulle donne che ancora, purtroppo, va avanti in un contesto sociale sempre più subdolo. La scrittrice, all’interno del romanzo, descrive come questa condizione possa essere insidiosa e capitare anche a quelle donne che, per la società o il pensiero comune, sembrano immuni da tale tragedia. Un’evidenza che rende ancora più cruento il dramma del femminicidio, giungendo a riflettere su quanto sia indispensabile un’educazione mirata per scongiurare tali episodi.

La malaintesa, Yolaine Destremau: il subdolo dramma della violenza

La malaintesa
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Assuefatti a una dinamica di violenza a cui la società ha ormai abituato chiunque, non ci si rende conto di quanto il femminicidio stia diventando dilagante, lasciando le persone che ascoltano tali notizie sempre di più abituate alla tragedia. Dietro ogni donna che muore o che subisce violenza da parte di un uomo c’è la storia di una persona che, prima di giungere all’estremo, ha subito manipolazione, svalutazione, ha provato vergogna per la sua condizione. Ognuno di questi personaggi femminili che popolano le narrazioni di cronaca ha una sua storia; e per qualcuna di queste donne, secondo il pensiero comune, sembrava impossibile che potesse aver subito violenza. La scrittrice Yolaine Destremau, all’interno del romanzo La malaintesa, sottolinea questa riflessione erronea: nessuna donna, seppur con una carriera brillante, apparentemente forte o soddisfatta, è immune alla violenza.

La protagonista del libro è Cécilia: una giovane donna che, improvvisamente, è attratta da Abel. Un ragazzo misterioso, ambiguo, ma che tuttavia la incuriosisce. Nonostante la giovane percepisca l’aura enigmatica di Abel, si lega ancor di più al criptico ragazzo: è proprio questo suo modo di fare ermetico che fa divampare Cécilia. Tuttavia, Abel è anche un giovane uomo colto e, durante la frequentazione, cerca di inglobare Cécilia nel suo mondo; passeggiano nei parchi, vanno al cinema. Fino a che un giorno, Abel le pone l’appellativo di ”fidanzata” per poi, trascorso pochissimo tempo dalla frequentazione, chiederle di sposarlo. Nonostante la giovane età e i mille dubbi, seppur considerasse il matrimonio un lontano miraggio, la ragazza accetta.

Le due facce della manipolazione: la parvenza di un amore che amore non è

Cosa spinge una ragazza così giovane a essere affascinata da una proposta così incosciente, temeraria e imprudente? Spesso, una relazione si presenta rosea, sicura, e sembra impensabile solo valutare un possibile screzio. All’interno del romanzo La malaintesa, la scrittrice analizza dettagliatamente questo processo: quella subdola manipolazione che fa pensare di essere al sicuro, creando la condizione per la quale si riesce a sentirsi soddisfatti e appagati quando si è scelti da qualcuno. Abel fa sentire Cécilia scelta, unica e amata: fa pregustare alla ragazza questa possibilità, nutrendo questo suo nuovo desiderio: quello di essere preferita fra gli altri, in mezzo al mondo, a discapito di tutto.

La trama prosegue descrivendo la vita di coppia dei due: si sposano e la protagonista è convinta si tratti di un matrimonio d’amore. Abel lavora in banca, Cécilia ha davanti a sé una brillante carriera di avvocato e nel mentre, dopo essersi sistemati in un bilocale, prepara l’esame di abilitazione. Ma quell’amore appassionato, ardente e giovane non è altro che una facciata rutilante da cui emergono dolorose crepe simili a ferite. La casa dell’amore si trasforma in una prigione dorata in cui convergono, all’interno di quelle pareti increspate dalla sofferenza, ricatti, manipolazioni e umiliazione.

Cécilia , una volta in casa, si ripiega in sé stessa e nel suo dolore: non è più una brillante professionista, ma una donna che patisce, che subisce violenza. Una violenza che è psicologica, anche, e implica una svalutazione di sé da parte della stessa vittima acuendone ancora di più i margini di sofferenza. La violenza che la scrittrice descrive nel romanzo è perversa, subdola: la stessa manipolazione che molte donne subiscono, con il timore di rendere pubblico il loro inferno.

La malaintesa, Yolaine Destremau e la definizione dei contorni di una realtà comune: la vittima può essere chiunque

Cécilia , nel corso della lettura, arriverà a pensare anche di aver torto donando al suo carnefice quasi il diritto di riservarle tali trattamenti. Una situazione molto più comune di quanto si pensi che confluisce in quel fenomeno ormai diffuso che è il gaslighting; la vittima che si prostra a una sudditanza psicologica, quasi inerme, che la pone in una condizione di sfaldamento del proprio essere. La protagonista, in questo caso, è una donna che subisce ogni sfaccettatura di dolore, da quello fisico a quello morale e psicologico, quasi cristallizzata in un micro-mondo quotidiano che la vede sempre più indifesa.

L’autrice si sofferma a indagare quei meccanismi psicologici che sottendono nei comportamenti della vittima la quale, spesso, si colpevolizza della sua condizione e non denuncia, né va via, alle prime avvisaglie di violenza. La protagonista supererà i suoi timori solo grazie a un processo di consapevolezza che la porterà all’unica verità plausibile sull’amore: quello vero non ferisce, ma protegge. Il messaggio che Yolaine Destremau, nel libro La malaintesa, vuole veicolare è fondamentale: chiunque può essere vittima. Eschilo, nella tragedia I sette contro Tebe, afferma:

”La colpa delle donne è ricordare agli uomini le loro”.

La violenza è un fenomeno che può colpire ogni donna, di qualsiasi età o strato sociale, anche quelle che sembrano risolte e impensabili. Nessuno è immune dalla ferocia di alcuni uomini.

Stella Grillo

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