”Le mille e una donna”, Angela Carter e il femminismo nella fiaba come genere letterario

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Di Stella Grillo

Angela Carter scrive la raccolta di fiabe Le mille e una donna. Fiabe da tutto il mondo con lo scopo di sottolineare la centralità della figura femminile nella sua interezza; in un mondo popolato dalla magia, regni fatati e incantesimi si contrappone la donna che, con forza e intelligenza, reagisce di fronte a situazioni cruciali. Nello spazio dedicato alla Letteratura per l’infanzia, in occasione dell’8 marzo, la scrittrice Angela Carter che, in un caleidoscopio di differenze, presenta le sue protagoniste femminili in ogni sfaccettatura, riprendendo ogni personaggio dalla cultura popolare ben prima che dalla fantasia.

Angela Carter, Le mille e una donna: la figura femminile all’interno delle fiabe

Angela Carter mille e una donna
Photo – Credits: fazieditore.it

La fiaba come genere letterario, figlia di una cultura popolare radicata e tramandata nei secoli, è per Angela Carter una fonte di ispirazione che la porta a ideare la raccolta ”Le mille e una donna. Fiabe da tutto il mondo”; una silloge di 104 fiabe provenienti da tutto il mondo il cui punto in comune è la presenza di figure femminili come protagoniste. La peculiarità del testo, tuttavia, è come ogni donna descritta nelle fiabe della Carter risulti essere al centro della scena in tutta in ogni suo dettaglio. Nel presentare il volume la scrittrice dichiara:

«Il mio intento non era semplicemente scriverne delle nuove versioni, né destinarle solo agli adulti, ma portare alla luce la sostanza nascosta nelle storie tradizionali» .

Ogni soggetto femminile presentato attua la sua rivalsa in un contesto spesso costituito da incantesimi, magia e personaggi tipici del genere letterario come fate, gnomi, principi e oggetti magici. Ogni donna, che sia anziana, astuta, sciocca o giovane è rappresentata non lasciando nulla al caso: Angela Carter, attraverso intrecci inediti, fa sbocciare le sue eroine all’interno della trama rendendole più vicine, in un certo senso, al lettore. Ecco che Cenerentola perde uno zoccolo, a differenza dell’iconica scarpetta di cristallo, e proviene dall’Iraq; mentre il nome di Biancaneve è Nourie Hadig e la sua vita si svolge in Armenia.

Attraverso la penna di Angela Carter ci si libra in un mondo fantastico, viaggiando nelle tradizioni di tutto il mondo; ma la particolarità risiede nella dimensione psicologica delle donne che popolano le pagine del libro che non subiscono passivamente gli accadimenti delle storie; non sono figure statiche, principesse che aspettano l’eroe sul bianco destriero, ma si impadroniscono loro stesse della trama, agendo. Ogni protagonista è, così, unica e diversa perché dinamica; sogna, agisce, spera, pensa, mette in pratica. In altre parole, vive la propria femminilità in una dimensione soggettiva, riscoprendola e accogliendola nell’interezza.

La femminista regina delle fate della letteratura inglese

Regina delle fate della letteratura inglese: così era definita Angela Carter in un momento storico in cui i generi letterari inglesi erano intrisi di realismo. La scrittrice e giornalista femminista si è spinta oltre il confine del fantastico indagando personalità e strutture sociali che stanno alla base dell’esistenza di ognuno e, in particolare, delle identità di genere. Scopo primario della Carter, all’interno della sua scrittura, è l’analisi dell’identità personale; secondo la scrittrice un soggetto non può essere né totalmente falso né completamente reale, in quanto ognuno è dominato dal proprio ruolo o, semplicemente, padroneggia quell’etichetta ormai ”imposta” e assegnata. A tal proposito, anche la femminilità è ritenuta una ”finzione sociale”, sapientemente messa in atto attraverso una coreografia emozionale che la cultura impone in riferimento al solito concetto di ”ruolo”. In riferimento al libro Le mille e una donna. Fiabe da tutto il mondo Angela Carter scrive:

”Questa è una raccolta di storie di vecchie comari messe insieme allo scopo di divertire i lettori e anche un bel po’ me stessa. Queste fiabe hanno in comune una cosa sola: ruotano tutte attorno a una protagonista femminile; sia essa sveglia, audace, buona, sciocca, crudele, sinistra, o terribilmente sfortunata, è comunque sempre al centro della scena, a grandezza naturale – a volte anche più grande…”.

Nessuna protagonista resta imbrigliata nei ruoli sociali canonici, ognuna di loro possiede attivamente il proprio spazio senza essere oppressa da strutture della realtà sociale; quella stessa realtà che reprimeva e relegava la donna in un unico significato. La stessa fiaba non ha vincoli realistici, ed è per questo che rappresenta il genere adatto per analizzare e descrivere la figura femminile scevra da imposizioni:

”Ho voluto piuttosto documentare la straordinaria ricchezza e varietà con cui le donne reagiscono alla stessa situazione cruciale – l’essere vive – e la ricchezza e la varietà con cui la cultura “non ufficiale” rappresenta la femminilità: le sue strategie, le sue cospirazioni, il suo duro lavoro”.

La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi, diceva Gianni Rodari, e parafrasando ancora Angela Carter l’utilizzo ”femminista” del genere fiabesco rappresenta una libertà dalle costrizioni del principio di realtà che vige imperioso.

Stella Grillo

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