Cultura

La pessima ragazza oppure l’Otello di Giovan Bartolo Botta

Se non avete mai visto uno spettacolo di Botta forse è ora di farlo. Dal 25 al 28 aprile è andato in scena al Teatro Studio Uno di Roma Otello non si sa che fa, adattato, diretto e interpretato da Giovan Bartolo Botta.

Se le luci sono fisse dall’inizio alla fine, se non esiste musica, tappeto sonoro, abiti di scena se non magliette con una stampa; se non c’è scenografia né oggetti di scena se non un tavolo coi copioni, le bottigliette d’acqua, le medicine, e se non c’è neppure un riferimento, un simbolo, un qualsiasi brandello di illusione teatrale che ci faccia sentire a teatro, ah, finalmente a teatro, non significa che non stiamo assistendo a una rappresentazione. Entriamo in sala, e con Botta sembra sempre di essere entrati mentre stavano provando. Entriamo e ci sediamo, ma continuamente usciamo ed entriamo dalla finzione drammaturgica, perché lui e la sua sublime compagna di scena (Claudia Salvatore) mischiano insieme le pagine di Shakespeare con i risultati della Champions League, l’ampolla del Po con la Manchester degli Joy Division, in un linguaggio scenico che è sempre diverso. Ora è un corpo a corpo verbale tra Otello (Botta) e Desdemona (Salvatore), ora è un colloquio diretto col pubblico: “Lei, sì, proprio lei, che faceva negli anni 90?”

Il finale shakespeariano persino viene scardinato e ricollocato, e Desdemona diventa insieme vittima delle ingiurie e peccatrice, rifiuta il suo destino ma accetta la follia omicida di Otello, e prima che Botta ci congedi col suo ormai usuale Abbiamo finito!non sappiamo più se per Sono la tua pessima ragazza lei intenda ammettere la sua colpa o scagionarsi. 

La drammaturgia che Botta sostiene di aver “troppo liberamente tratto dall’Otello di William Shakespeare” è densa, portentosa. Questo tipo di teatro è senz’altro un teatro di parola, e la dimensione dell’azione viene ridotta al minimo. Eppure Botta suda parecchio, alla Salvatore le si scioglie il rimmel sotto gli occhi. É un teatro di intenzione verbale, in cui il copione, lunghissimo, sfogliato e accartocciato e riappiccicato con lo scotch, è lì, presente, vivo sotto gli occhi dello spettatore che lo vede sfogliarsi, appassire, cadere, e le pagine sembrano, a tutti gli effetti, petali.


Otello non si sa che fa Troppo liberamente tratto dall’Otello di William Shakespeare adattamento e regia di Giovan Bartolo Botta con Claudia Salvatore e Giovan Bartolo Botta
progetto grafico: Leonardo Spina | costumi: SerigraFata di Francesca Renda
progetto scenografico: Fabio Liparulo Teatro Spazio 47
striscione Ultras Teatro: Fuori Registro di Nicola Micci

Andato in scena al Teatro Studio Uno dal 25 al 28 aprile 2019.

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