Il 21 marzo ricorre l’Equinozio di Primavera. Uno dei quadri che senza dubbio ci racconta questa stagione in tutta la sua bellezza è uno dei più famosi dipinti del Rinascimento. Stiamo parlando di “La Primavera” di Sandro Botticelli, uno dei più famosi e allegorici dipinti dell’epoca che ha attraversato i secoli ed è giunto fino a noi.
La nascita del dipinto “La Primavera” di Botticelli
Secondo la versione più accreditata “La Primavera” è un quadro voluto da Lorenzo di Pierfrancesco de Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico, per celebrare il suo matrimonio con la nobildonna Semiramide D’Appiano. Un’altra tesi però mette in luce la possibile esistenza di una prima versione del quadro voluta da Giuliano de Medici, il fratello di Lorenzo, per celebrare la nascita di suo figlio Giulio avuto dall’amata Fioretta Gori, sposata in segreto prima di essere ucciso nella congiura dei Pazzi. Una tesi affascinante secondo cui la prima versione di Venere del dipinto sarebbe proprio Fioretta Gori. Un’idea ripresa anche dalla famosa serie tv “I Medici” in cui una scena Botticelli, alla presenza di Lorenzo de Medici, inizia a dipingere il famoso dipinto ispirandosi proprio alla donna amata da Giuliano.
L’allegoria di Botticelli
“La Primavera” viene considerato dai critici un quadro fortemente allegorico. La presenza di personaggi mitologici come Venere, Mercurio, Le Grazie, Le Ore e Zefiro in un giardino di aranci riccamente fiorito ha infatti, per per alcuni studiosi un valore letterario. Questo dipinto risentirebbe dell’ambiente letterario fiorentino dominato dal poeta Poliziano. Si tratta dunque dell’allegoria della giovinezza, della stagione più felice in cui avvengono l’amore e la riproduzione che però, come testimoniato dalla presenza allegorica delle Grazie e delle Ore richiamanti il tempo che passa, sarebbe quella che scorre via più velocemente.
Il filoso Botticelli
Secondo altri studiosi “La Primavera” avrebbe un valore filosofico che si rifarebbe all’idee neoplatoniche del filosofo Marsilio Ficino. Si tratterebbe dunque di una rappresentazione della venuta del regno di Venere come allegoria di un momento di fioritura intellettuale e spirituale. I personaggi mitologici di Zefiro, Cloris e Flora rappresenterebbero la virtuosità dell’attività intellettuale che attraverso la ragione, rappresentata dalle Grazie e dalle Ore, eleva l’uomo alla contemplazione richiamata dalla presenza di Mercurio.