La storia e la vita di Don Antonio Mazzi accusato da Corona

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Di Redazione Metropolitan

Nato nel novembre del 1929, Don Antonio Mazzi ha compiuto 91 anni poche settimane fa e nonostante l’età il suo entusiasmo non cessa di essere forte e di ispirazione per tanti fedeli ma, soprattutto, per tutti coloro che hanno più bisogno di aiuto. Da sempre concentrato sull’educazione e fervente sostenitore del fatto che nessuno debba essere lasciato indietro, quest’uomo di Chiesa è stato trasportato dalla sua vocazione in luoghi molto lontani, sia fisicamente che con la mente.

Lo scorso anno Don Antonio Mazzi, che negli ultimi anni era rimasto più defilato rispetto al passato dal piccolo schermo, è stato aspramente criticato da Fabrizio Corona e, dopo la vicenda, l’uomo di Chiesa è apparso sempre più di rado in televisione.

Nel giugno del 2018, in occasione dell’ultima puntata di “Non è l’Arena”, trasmissione condotta da Massimo Giletti su La 7, Fabrizio Corona effettuò un’ospitata lunga tre ore, nella quale scelse di rispondere alle accuse di don Mazzi, che pochi giorni prima lo aveva invitato a desistere dal “fare il cretino in televisione”“Io non ho mai avuto rapporti di cura con questo signore, con don Mazzi” – asserì il fotografo, aggiungendo che “sono stato affidato ad una comunità Exodus, ma non tutte sono gestite da don Mazzi. L’avrò visto al massimo due volte. Mi fa arrabbiare che si permetta di dare giudizi su di me senza conoscermi. Si permise di affermare che meritavo di marcire in galera: un prete non può dire certe cose e lui ha la capacità satanica di manipolare la verità”. Corona, in tale contesto, accusò il parroco veneto di aver strumentalizzato la sua vicenda: “Si deve vergognare, deve appendere il crocifisso al chiodo. Vi faccio un esempi: io sono in cura per tossicodipendenza da 4 mesi in una comunità di una persona. Voi avete mai sentito parlare di questa persona? Ogni volta che c’è stato un fatto mediatico di cronaca don Mazzi si fa pubblicità, dice ‘mandateli da me’”. Il rapporto oggi è conflittuale fra il sacerdote veronese e l’ex re dei paparazzi, Fabrizio Corona, che lo stesso parroco ha definito “una delle più grandi delusioni della mia vita”. Don Mazzi, infatti, accolse Corona in una delle comunità “Exodus” ai tempi della sua prima scarcerazione, datata 2005. “Ero realmente convinto di portarmelo a casa”, dichiarò al “Corriere della Sera” nell’aprile 2018. “In realtà, mi ha fatto solo perdere tempo. Fabrizio si sente la divinità di se stesso, è personaggio anche quando si pente. Non c’è niente di autentico in lui, niente. Non lo voglio più”. Parole del genere, pronunciate da un uomo dello spessore etico morale di don Mazzi, pesano inevitabilmente come macigni e non possono passare inosservate e inascoltate.

Oggi sarà ospite di Mara Venier e insieme a lei ripercorrerà alcune puntate storiche di Domenica In, in quello che è stato preannunciato come un grande ritorno del sacerdote nello studio Rai. Don Antonio Mazzi è nato a Verona ed è cresciuto orfano di padre affacciandosi con molta convinzione al sacerdozio. Termina infatti gli studi al liceo del Seminario vescovile di Verona nel 1950 e continua gli studi teologici presso l’Università degli Studi di Ferrara.

I primi incarichi di responsabilità gli vengono assegnati dal 1955 dove inizia a gestire la Città del Ragazzo di Ferrara e la Casa di Formazione a Roncà e successivamente il Centro Giovanile della parrocchia San Filippo Neri, nella borgata di Primavalle a Roma. Nel ‘74 si arma di spirito e ottiene una Convenzione con la Direzione Generale per la Leva del Ministero della difesa a favore degli obiettori di coscienza e nel ‘75 istituisce con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano iniziative volte a integrare giovani diversamente abili in percorsi formativi professionalizzanti. Il suo impegno contro la tossicodipendenza lo porta infine alla creazione del Progetto Exodus che si concerta a reintegrare soggetti disintossicati nella società e che ha salvato da allora un’innumerevole qualtità di giovani vite. Il parroco è giornalista professionista e collabora con molte testate come Famiglia Cristiana e ha all’attivo decine di libri fra cui l’autobiografia Amori e tradimenti di un prete di strada, edito nel 2017. Nel libro il parroco si racconta e si definisce nella frase “Essere prete è una cosa molto più impegnativa che fare il prete”.