Questa mattina all’alba è stato sgomberato il centro sociale Làbas, in centro a Bologna. Un errore madornale.

La ex caserma “Masini”, in via Orfeo a Bologna, era ormai un punto di riferimento per tante persone. Giovani, adulti, studenti, abitanti del quartiere, migranti. Occupata dal 2012 dal collettivo Làbas, era stata trasformata in un centro sociale ed era diventata, negli anni, un argine di civiltà ad un’isteria sempre più dilagante a Bologna.

Lì dove prima vi era un edificio abbandonato, fino a stamattina avevano trovato posto un mercato contadino a km 0, un dormitorio per migranti – chiamato significativamente “Accoglienza Degna” – e una lunga serie di eventi e di feste di quartiere, che avevano aperto nuovi ponti tra residenti, ospiti e studenti del collettivo.

I primi a essere sgomenti per lo sgombero del Làbas sono stati proprio i residenti di via Orfeo e del quartiere Santo Stefano, chiedendosi perché stessero cacciando via quei ragazzi che da cinque anni avevano ridato vita ad un luogo abbandonato e potenziale fonte di degrado e insicurezza.

Il sindaco Virginio Merola, pur non polemizzando apertamente con la procura (che ha dato mandato di effettuare lo sgombero), ha dichiarato: «L’intervento di questa mattina delle forze dell’Ordine sui due immobili di via Orfeo e via della Cooperazione segue ad un’autonoma attività della magistratura sulla quale, nel rispetto dei ruoli e della lealtà tra Istituzioni, non ho titolo per interferire». Tuttavia, «Ho sempre detto e lo ripeto anche questa mattina che le attività condotte all’interno del centro sociale Làbas meritano attenzione perché sono attività importanti rivolte a fasce della popolazione come i giovani, i bambini e i più deboli. Auspico quindi che si riesca ad avviare un percorso per trovare una soluzione alternativa per il centro sociale, percorso nel quale il Comune di Bologna già da tempo è pronto a fare la sua parte».

Peccato che, in cinque anni, la politica bolognese abbia fatto orecchie da mercante di fronte alla minaccia di sgombero del Làbas e alla potenziale dispersione della sua esperienza, salvo mobilitarsi ora a cosa ormai avvenuta.

Il centrodestra cittadino invece, in nome di un legalitarismo che avrebbe come conseguenza quello di trasformare la città in una cristalliera dove niente si può toccare e dove ogni lume andrebbe spento alle 9 di sera, plaude allo sgombro. «Finalmente» è l’espressione che si sente più frequentemente da quelle parti.

E’ vero che l’occupazione abusiva è un reato, ma se ciò avviene in un contesto abbandonato e lo si trasforma in una realtà efficace e umana, la politica cittadina avrebbe dovuto difendere in ogni modo Làbas dallo sgombero. Quest’oggi l’anima reazionaria di Bologna ha vinto su quella accogliente e progressista, e la città si è svegliata più povera.

Lorenzo Spizzirri