Lana Del Rey, la diva moderna con un’aura di nostalgia vintage

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Di Redazione Metropolitan

Una femme fatale con la passione per i look anni ’50/’60, una donna che ha vissuto sulla propria pelle la dipendenza da alcool, una cantautrice che ama giocare con un’immagine in bilico tra autenticità e cinematografia. Lana Del Rey è tutto questo, e molto altro ancora.

Lana Del Rey – La ragazza dell’Hollywood sadcore

Dichiara di apprezzare solo i maestri di ogni genere d’arte, e forse proprio per questo Lana Del Rey è diventata essa stessa una maestra. I giornalisti musicali hanno dovuto trovare un nome per riferirsi al genere di cui la cantante, all’anagrafe Elizabeth Woolridge Grant, ha fatto da apripista. L’Hollywood sadcore è fatta di testi cupi e deprimenti, tempi più lenti del pop classico e melodie melanconiche. La discografia di Lana si muove su questa pista fin dal 2012, quando “Video Games” diventa virale e il suo primo disco, “Born To Die” dello stesso anno, ottiene un successo amplificato da una copertura mediatica eccezionale. Q e Brit Awards sono subito suoi in qualità di artista rivelazione.

Ma non è questo il debutto di Lana, che aveva iniziato a produrre musica già nel 2005 sotto il nome di Lizzy Grant. Il primo disco è infatti Lana Del Ray A.K.A. Lizzy Grant” del 2010. Poi il cambio di nome, quello con cui il grande pubblico la conosce, perché ha una pronuncia che suona benissimo e che le ricorda le spiagge di Miami che frequentava con i suoi amici cubani.

Lana, nata a New York il 21 Giugno 1985 e laureata in metafisica, ha avuto un’adolescenza e una giovinezza caratterizzate da irrequietezza ed instabilità. A soli 15 anni ha fatto i conti con la dipendenza da alcool e nella sua vita ha fatto esperienza di relazioni amorose insane, fulcro narrativo dei suoi album. Dopo la pubblicazione della “Paradise Edition” del precedente “Born To Die” (in cui è presente “Ride“, brano oggetto di critiche pro-prostituzione) nel 2014 la Del Rey lascia l’etichetta Interscope e fa uscire per la PolydorUltraviolence“, il cui omonimo singolo desta nuove critiche sui messaggi che la cantautrice veicola con la sua musica.

Un crescendo artistico e le prossime novità

L’anno successivo è la volta di “Honeymoon” mentre è del 2017Lust For Life“. Il brano da cui prende nome l’album (omaggio ad Iggy Pop) è un duetto con The Weeknd (che aveva già partecipato ai due album precedenti di Lana), mentre nei singoli “Summer Bummer” e “Groupie Love” collabora con ASAP Rocky. Qui la Del Rey si apre a contaminazioni hip hop, genere che ha sempre apprezzato, dimostrando quindi un’apertura che ha zittito coloro che avevano ormai etichettato la sua produzione musicale come conservatrice.

Norman Fucking Rockwell!” è il titolo del sesto album, l’ultimo finora pubblicato, del 2019. Anticipato dai singoli “Venice Bitch” e “Mariners Apartment Complex“, si tratta di quello che secondo la critica è il lavoro più complesso ed artisticamente completo della cantautrice. Lana ha recentemente dichiarato di avere in serbo un nuovo album per il prossimo 5 Settembre e due libri di poesie. L’album si intitolerà “Chemtrails Over the Country Club“. L’amore di Lana per altre forme d’arte è stato evidente nelle collaborazioni a colonne sonore per vari film, tra cui “The Great Gatsby” con “Young And Beautiful” e “Maleficent” con “Once Upon a Dream“.

Gli attacchi a Lana Del Rey

Tante sono le critiche e le accuse rivolte a Lana Del Rey in questi anni. Prima i Radiohead con il reclamo secondo cui “Get Free” sarebbe un plagio della loro “Creep“, accusa sfociata in una causa legale conclusasi senza rivelare i dettagli degli accordi tra le due parti. Poi le si contesta il fatto di fare arte da “ragazza triste”, critica sollevata soprattutto in riferimento a “Summertime Sadness“, ma non solo.

Gli haters le criticano l’impressione di non essere autentica nella sua arte ma di aver costruito un immaginario ad hoc, frutto della passione per auto di lusso e alta moda degli anni ’50 e ’60 che spesso Lana propone nei suoi meravigliosi video dall’estetica cinematografica (critica piuttosto fine a se stessa che immagino non sarebbe tale se riferita, per esempio, a David Bowie, artista molto amato da Lana, ndr).

Lana Del Rey
Lana Del Rey sponsor della Jaguar nel video del singolo “Burning Desire”. Photo credit: autoaspillo.com.

Ma torniamo a parlare delle accuse, quelle più dure, alle quali alla fine Lana Del Rey ha voluto rispondere qualche settimana fa con un lungo sfogo sul suo profilo Instagram. L’accusa è di essere anti-femminista perché nelle sue canzoni parla di relazioni ambigue ed emotivamente sbilanciate con uomini anche molto più grandi di lei dalle quali esce calpestata e malinconica. Lana non è dunque forte e vincente come cantano Beyoncé, Cardi B o Ariana Grande e altre colleghe contro cui si scaglia, criticando i contenuti dei loro successi, frivoli e che esasperano un’ideale di donna eroina che non vale per moltissime altre donne oltre che per lei, “ma questo non significa che io non sia femminista“.

Questo sfogo le è valso anche l’appellativo di razzista perché le colleghe criticate sono per lo più nere. Ma voi ce la vedete una razzista che firma duetti con artisti neri come ASAP Rocky e The Weeknd?


Francesca Staropoli

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