Il sentiero dei nidi di ragno è il romanzo d’esordio di Italo Calvino dove lo scrittore parla di Resistenza, e dell’esperienza partigiana, scardinando il mito dell’eroismo. Nel libro di Calvino non c’è spazio per la retorica o le ideologie più pure perché la lotta contro il nazi-fascismo è qui vissuta da Pin; un ragazzino orfano che, dopo aver trafugato una pistola, sarà reclutato in un battaglione partigiano e messo a contatto con la parte peggiore dell’umanità.

Italo Calvino e la Resistenza priva di eroismo nel brano dedicato al 25 aprile

Italo Calvino Resistenza

Pubblicato nel 1947 per la collana «I coralli» di Einaudi , Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino è un racconto privo di eroi e di alti ideali; l’esperienza partigiana è qui rappresentata senza orpelli e priva di retorica. I protagonisti sono dei partigiani quasi ”casuali”; ragazzi alle prime armi, a tratti inaffidabili, che saranno protagonisti della lotta nazi-fascista. Il romanzo, ambientato in Liguria, scandaglia le anime dei partigiani attraverso una narrazione totalmente anti-retorica ma, anzi, mostrando i tratti più umani e fallibili degli uomini.

Lo stesso Italo Calvino è stato un partigiano e proprio nel 1944, in Liguria, aderisce alle Brigate Garibaldi combattendo sulle Alpi Marittime. Nel dicembre del 1946, incoraggiato da Cesare Pavese, ultima Il sentiero dei nidi di ragno, suo romanzo d’esordio poi pubblicato nell’ottobre del 1947, in cui lo stereotipo letterario della Resistenza è qui posto secondo altri punti di vista rispetto alle consuetudini. Calvino mette in risalto il lato meno eroico della Resistenza italiana per sottolineare quello più autentico ma, soprattutto, più umano.

La lotta partigiana attraverso gli occhi di un bambino

 Il protagonista è Pin un bambino ligure di 10 anni orfano di madre e con un padre marinaio irreperibile. Il bimbo è spesso abbandonato a sé stesso e si trova a girovagare per osterie o luoghi prettamente frequentati da adulti che lo prendono spesso in giro, anche a causa della sorella la quale intrattiene relazioni sessuali con i militari tedeschi. Il gruppo di adulti lo provoca per per provare la sua fedeltà e Pin ruba a Frick, marinaio tedesco amante della sorella, la pistola di servizio, una P38; il bambino porta l’oggetto in un luogo sconosciuto a tutti dove però lui corre spesso a rifugiarsi: un sentiero di campagna dove i ragni fanno il nido.

Il furto sarà poi causa del suo arresto e della sua prigionia. Qui inizia a entrare in contatto con il lato più duro della vita e si rende conto di come molti uomini esercitino brutalmente il loro potere sugli altri. In prigione incontrerà vari personaggi, fra cui il coraggioso partigiano Lupo Rosso che lo aiuterà ad evadere. Successivamente, l’incontro con il partigiano Cugino lo condurrà sulle montagne, in un gruppo segreto di militanti partigiani. Se da un lato imparerà a lottare e a combattere, dall’altro si troverà di fronte all’imperfezione dell’eroicità; tanti antifascisti caratterizzati dai più ordinari difetti umani.

Tuttavia nonostante le prese di coscienza della vita reale, e il trovarsi faccia a faccia con la guerra e la morte, Pin troverà in Cugino un amico e un confidente. Il sentiero dei nidi di ragno sarà per Pin un luogo surreale, idilliaco e quasi arcadico; Il topos della natura, in questa dimensione stretta complice del protagonista, diventa fondamentale. Il sentiero è lo spazio in cui Pin è libero di esprimere la sua puerilità.

Italo Calvino, la Resistenza e la prefazione del 1964: la responsabilità e la memoria

È il giugno 1964 quando l’editore Einaudi propone una nuova edizione de Il sentiero dei nidi di ragno; Calvino scrive una lunga prefazione al suo romanzo d’esordio che diventerà fondamentale per carpire poi la vera morale dell’intera opera. Nella presentazione del libro, lo scrittore redigerà delle riflessioni ma anche le ragioni dell’impellenza che lo hanno portato a una simile narrazione, scevra di ornamenti, la cui vera protagonista è la realtà. Italo Calvino afferma di aver avvertito una responsabilità come testimone e protagonista della Resistenza; un’urgenza di perpetuare la memoria di ciò che era successo:

«[…]Credo che ogni volta che si è stati testimoni o attori d’un’epoca storica ci si sente presi da una responsabilità speciale…»

Dall’introduzione alla Prefazione alla 26ª edizione de Il sentiero dei nidi di ragno, Arnoldo Mondadori Editore

Avvertendo il tema della Resistenza come troppo solenne, Calvino decide di affrontarla con l’ingenuità e la purezza che solo si può trovare negli occhi di un bambino. A tal proposito, sceglie appositamente di non voler rappresentare uomini eroici, dall’etica granitica; non i migliori partigiani ma quelli peggiori, con i difetti propri di ogni essere umano. Uomini che, nonostante le penurie, sono stati migliori di chi è rimasto al caldo e al sicuro nel proprio giaciglio attendendo la fine. Pur con le loro mancanze, i partigiani narrati da Calvino si sono scontrati con la vita, hanno lottato per una spinta interiore, forse la più potente di tutti: la voglia di riscatto.

«Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta al riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti la utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo».

Italo Calvino da ”Il sentiero dei nidi di ragno”

Italo Calvino ha intersecato il grottesco dei partigiani non-eroi, al fiabesco rappresentato dal sentiero dei nidi di ragno la cui dimensione appare liliale e meravigliosa agli occhi di Pin, come allo sguardo puro di ogni fanciullo.

«Questo romanzo è il primo che ho scritto. Che effetto mi fa, a rileggerlo adesso? … come entra questo libro nella “letteratura della Resistenza”? Al tempo in cui l’ho scritto, creare una “letteratura della Resistenza” era ancora un problema aperto, scrivere “il romanzo della Resistenza” si poneva come un imperativo; … ogni volta che si è stati testimoni o attori d’un’epoca storica ci si sente presi da una responsabilità speciale… A me, questa responsabilità finiva per farmi sentire il tema come troppo impegnativo e solenne per le mie forze. E allora, proprio per non lasciarmi mettere in soggezione dal tema, decisi che l’avrei affrontato non di petto ma di scorcio. Tutto doveva essere visto dagli occhi d’un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo…»

Italo Calvino, Prefazione ”Il sentiero dei nidi di ragno”, 1964

La visione truculenta della guerra e la lotta partigiana non idealizzata

La spontaneità e l’atteggiamento infantile con cui Pin guarda il mondo partigiano, così come le difficoltà di quegli uomini che si erano lanciati a capofitto, goffamente e senza un perché nella Resistenza rappresentano il fulcro dell’intero racconto. Se da un lato c’è la visione briccona, ingenua e scanzonata di Pin dall’altro c’è la realtà truculenta della guerra. Un punto di vista raccontato in una prospettiva inconsueta che rende la tematica originale: il mondo infantile di un bambino costretto a crescere da solo, abbandonato a sé stesso, e troppo in fretta posto accanto a una realtà sanguinosa e violenta; e poi il tema della lotta partigiana, non come ideale nobile o idealizzato ma nella sua immensa crudezza e con tutte le difficoltà che la Resistenza ha comportato.

Italo Calvino voleva restituire al lettore un’immagine realistica e quanto più fedele a ciò che quell’epoca storica aveva rappresentato; un mondo di non-eroi, con umani difetti che si scontravano con la vita. Sempre nella prefazione della ristampa del 1964 Calvino scrive:

«Il disagio che per tanto tempo questo libro mi ha dato in parte si è attutito, in parte resta: e il rapporto con qualcosa di tanto più grande di me, con emozioni che hanno coinvolto tutti i miei contemporanei, e tragedie, ed eroismi, e slanci generosi e geniali, e oscuri drammi di coscienza».

L’intento dell’autore era sottolineare il lato umano della Resistenza, e non quello mitico.

25 aprile, il brano sulla Resistenza scritto da Italo Calvino: la storia come forza superiore al singolo individuo

Uno dei passi più importanti e illuminanti contenuti all’interno de Il sentiero dei nidi di ragno pone, ancora una volta, il lettore di fronte a una realtà disarmante. La storia è una forza superiore che influisce sul singolo individuo. Il partigiano non è un impavido ma un pezzo del puzzle che la Storia ha già deciso; una pedina, nelle mani del tempo, che con i suoi gesti anonimi e apparentemente irrilevanti servirà per decidere le sorti del futuro.

«Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.»

Italo Calvino, ”Il sentiero dei nidi di ragno”, 1947

La Storia è fatti di piccoli gesti apparentemente senza peso che, sommati, influiranno sulla storia del genere umano e sul destino dell’umanità. Un elogio all’empatia, alla fratellanza e al pensiero complesso: un gesto di oggi può esser fatale per un uomo che verrà domani. La Storia è qui presentata da Calvino come una forza universale che si serve dell’uomo per intessere le sue trame; tuttavia è proprio l’umanità fatta di gente comune, e con i difetti che ne conseguono, a dare un senso logico alla Storia stessa.

Una concezione che diventa finalizzante verso un unico obiettivo: Italo Calvino intende omaggiare i partigiani che hanno lottato e sono stati protagonisti della Resistenza, senza essere per forza eroi o speciali, ma uomini che nonostante le loro mancanze e carenze con il loro sacrificio si sono battuti per un ideale, donando alla storia futura e ai posteri la libertà. Ogni individuo è parte del tutto, anche della storia che lascerà in eredità a chi verrà dopo; o, per citare Giorgio Gaber ”Libertà è partecipazione”, sempre.

Stella Grillo

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