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Ottobre 22, 2024, martedì

La libertà di Giorgio Gaber: quando essere liberi significa adesione alla collettività

La libertà di Giorgio Gaber è un brano contenuto nello spettacolo di Teatro canzone Dialogo tra un impegnato e un non so, del 1972. Successivamente, nel maggio del 1973, il brano fu pubblicato come Lato B del 45 giri Lo shampoo/La libertà. Nel settembre 1973 fu inserito nell’album Far finta di essere sani. Una canzone nata durante gli anni cruenti e infuocati dalle lotte sociali; le masse auspicavano una rottura con il recente passato proiettandosi e sperando in un futuro migliore.

L’obiettivo predominante di quegli anni sarà l’ottenimento dell’uguaglianza sociale, dopo aver subito per un lungo periodo oppressioni, violenze e repressioni da parte di un regime totalitario. Il Signor G parla di democrazia; una società può prosperare solo tramite la cooperazione e il lavoro, di chiunque ne faccia, parte volto al bene comune.

La libertà, la canzone manifesto della poetica di Gaber

La libertà, Giorgio Gaber - Photo Credits: marraiafura.com
La libertà, Giorgio Gaber – Photo Credits: marraiafura.com

Un brano all’apparenza semplice che è, probabilmente, il simbolo per eccellenza del pensiero di Giorgio Gaber. La Libertà, cos’è? Libertà è necessariamente far parte di qualcosa, dice il Signor G: la vita in società non può essere vissuta in solitudine. Spesso lo status di ”essere liberi” viene erroneamente travisato: un uomo non è libero quando un governo, un regime o una nazione lascia la possibilità al singolo di agire nell’individualità; è un’illusione, una distorsione cognitiva che getta le base per far nascere totalitarismi e dittature.

La libertà è la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica, di decidere del proprio futuro, di manifestare per i propri diritti, di essere uguali gli uni con gli altri; chi ha la possibilità di agire e resta impassibile, indifferente o abulico non è, di fatto, un uomo libero. Il clima in cui nasce questo brano di Giorgio Gaber è un contesto rovente; sono gli anni ’70, le lotte degli studenti e dei lavoratori iniziano a far capolino: è l’epoca degli Anni di Piombo. Inizia una rottura sistematica delle regole imposte; improvvisamente la società diviene accessibile, nascono le comuni: luoghi in cui giovani anarchici scelgono di vivere in armonia con la natura recidendo ogni conformismo imposto dalla società. Il mondo sta cambiando e il termine libertà aleggia ovunque.

La libertà spiegata dal Signor G: essere liberi non è sinonimo di anarchia, ma adesione al bene comune

Ma essere liberi non è non seguire regole, non è vivere come uomini primitivi. Giorgio Gaber spiega la libertà affermando che gli uomini liberi non sono avulsi alle norme imposte dalla collettività; la libertà è il diritto e il dovere di ognuno di essere parte integrante delle scelte della comunità in cui si vive. Essere liberi è responsabilità, è scegliere, è cooperazione. Non è oppressione dell’altro, né bisogna far coincidere il suo significato esclusivamente con una semantica non idonea o fatua con cui, spesso, si confonde il concetto:

La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.

Il principio dell’ essere libero non è fine a sé stesso: esiste solo se è condiviso. Libertà ”non è il volo di un moscone”, perché il singolo non può essere libero se non nella pluralità, condizione che si sperimenta in democrazia. La democrazia è il palcoscenico dell’uomo veramente libero: il teatro della vita comune in cui si può sperimentare la fantasia e l’intelligenza esercitando il proprio personale pensiero senza intaccare quello altrui. Giorgio Gaber, successivamente, afferma un pensiero che riprende, per certi versi, la dottrina che fu del filosofo illuminista Rousseau: la libertà non è né un’opinione né un’invenzione; è una caratteristica insita e imprescindibile all’uomo poiché animale sociale in natura.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà è essere uguali: è essere ascoltati perché, la propria idea e le proprie ragioni, valgono tanto quanto quelle degli altri. È essere parte integrante di qualcosa in cui ognuno ha il proprio ruolo e contribuisce al benessere dell’altro, della comunità. Essere liberi significa anche servirsi della propria ragione, seguire le proprie idee senza farsi manipolare da chi vende falsi miti sulla libertà, svendendola come qualcosa a sé stante e profondamente individualista.

Rousseau e Gaber, una filosofia condivisa: la libertà esiste se esercitata attraverso la vita politica e la consapevolezza

Il mito del buon selvaggio di Rousseau attesta come l’uomo vissuto originariamente in una condizione di solitudine, allo ”stato di natura”, fosse un animale pacifico, autonomo e indipendente. Solo successivamente, grazie alla corruzione della società civile e del progresso, l’uomo acquisirà malvagità. Nel Discorso sull’origine della disuguaglianza Rousseau parla di come l’uomo, originariamente immerso nella natura e isolato, sia catapultato nella società: azione che sarà causa di tutti i suoi mali futuri. Il filosofo critica questa stessa società in quanto costituisce l’oppressione della libertà dell’uomo, oltre che la sua totale negazione. Grazie a queste affermazioni, si tacciò Rousseau di pessimismo storico; ma, il filosofo, non è un nostalgico dello stato di natura: è colui che auspica una società che non rinneghi la libertà e l’uguaglianza ma che, in un futuro avvenire, le valorizzi.

Giorgio Gaber - Photo Credits: teatrocomunaleferrara.it
Giorgio Gaber – Photo Credits: teatrocomunaleferrara.it

È nel Contratto sociale che il filosofo spiega come gli uomini potranno raggiungere la pura libertà tanto agognata: rinunciare ai propri interessi individuali cedendo ogni diritto allo stato che non è rappresentato dal singolo ma dalla volontà generale. Solo perseguendo l’interesse comune si giunge alla piena libertà. Rousseau riconosce che la libertà va continuamente esercitata: come Gaber asserisce che, l’essere liberi, si esercita nella vita politica e nell’atto partecipativo della stessa. Un uomo senza norme, che vive simile a un animale cosa rappresenta? Ha sì la libertà, ma non ha la consapevolezza di possederla né i mezzi per esercitarla. Una riflessione che Rousseau si pose e, secoli dopo, lo stesso Gaber: la libertà è consapevolezza ed esercizio attraverso la vita politica e di comunità.

Stella Grillo

Foto in copertina: La libertà, Giorgio Gaber – Photo Credits: artigianisocial.it

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