L’Aquila 2009-2019

La città de L’Aquila a dieci anni dal sisma che sconvolse l’Abruzzo

Nel decennale del sisma che ha scosso l’Abruzzo e causato 309 vittime, L’Aquila è una città profondamente diversa. Tuttavia, alcune cose sono rimaste congelate alla notte del 6 aprile 2009.

Il centro della città, che era stato drammaticamente distrutto, è stato parzialmente ricostruito: è tornata all’aspetto pre sisma Piazza Duomo, così come la Chiesa dei santi Massimo e Giorgio e l’iconica Chiesa delle Anime Sante, la cui cupola crollata era diventata un simbolo del dramma, ricostruita grazie a finanziamenti stanziati dallo stato francese.

Piazza Duomo e Chiesa delle Anime Sante, 2019 (fonte: Ilaria Spaziani)

Hanno inoltre riaperto numerose attività commerciali, costrette per numerosi anni alla chiusura, creando nuova vitalità in un centro storico a lungo disabitato e inagibile.

Purtroppo però, sembra che affianco alle molte opere compiute ce ne siano altrettante ancora da realizzare. L’Aquila, che è risultata essere il più grande cantiere d’Europa, sembra essere ancora oggi, a dieci anni dal terremoto, sospesa tra due dimensioni.

Da una parte la ricostruzione completata e quella ancora in corso alimentano la speranza che il capoluogo abruzzese possa tornare al suo antico splendore.

Dietro al Duomo, scenari tragici

Ma allo stesso tempo, qualche metro oltre Piazza Duomo, sempre all’interno delle mura medievali, ci si imbatte in tragici scenari. Essi ci fanno capire quanto i danni del sisma siano una ferita aperta fisicamente oltre che affettivamente.

Sono rimaste al 6 aprile 2009 l’imponente Chiesa di Santa Maria Paganica, il palazzo del governo, numerose costruzioni dal forte valore storico architettonico e molte abitazioni delle quali non si sono neanche rimosse le macerie.

Palazzina vicina all’epicentro, 2019 (fonte: Ilaria Spaziani)

Moltissimi edifici pericolanti attendono la demolizione, e purtroppo mancano segnalazioni per avvertire i passanti del pericolo dei crolli. Vicino l’epicentro, a poche strade di distanza dalla piazza centrale, si aggirano animali selvatici, segno di abbandono e incuria.

Chiesa di Santa Maria Paganica, 2019 (fonte: Ilaria Spaziani)

Inoltre la città, pur essendo stata parzialmente ricostruita, risulta del tutto disabitata, animata solo dalla movida studentesca del fine settimana e dai negozi che gradualmente stanno riaprendo.

Mentre dunque L’Aquila porta i segni della volontà di ripartire anche grazie a iniziative come il concorso per studenti per la riqualificazione dell’area dove sorgeva la Casa dello Studente, la stessa cosa non si può dire per i piccoli paesi attorno al Capoluogo come Onna, la comunità con il maggior numero di vittime.

Strade dell’insediamento provvisorio di Onna, 2019 (fonte: Ilaria Spaziani)

Ancora oggi, infatti, la comunità vive in edifici provvisori, in un sistema urbano che affaccia direttamente sulla città vecchia e che ricorda tutti i giorni ai propri abitanti la tragicità del dramma vissuto.

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