L’Atella Monticchio e quella Serie D mancata per poco

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Di Nicola Patrissi

Dopo aver trattato nei giorni scorsi le storie di Pescopagano e Calitri, che nei loro anni d’oro si affacciarono meritatamente sul palcoscenico della Serie D, oggi vi raccontiamo la storia di un’altra squadra che, nella stagione 2010-2011, mancò per poco l’accesso alla quarta serie italiana.

Tutta la vicenda ha luogo ad Atella, piccolo centro di quasi 4000 anime posto alle pendici del Monte Vulture, in Basilicata. La storia narra di una società, l’Atella Monticchio, nata nei primi anni 2000 dalla fusione di due sodalizi: la Polisportiva Atella e la Polisportiva Monticchio.

La società ha come presidente, fin da subito, Donato Carriero, noto imprenditore del posto che non impiega molto a rendere grande la squadra. Dal 2003-2004 al 2011-2012 l’Atella Monticchio milita, in maniera fissa, nel campionato d’Eccellenza lucana disputando stagioni ad alti livelli.

Le uniche due eccezioni sono infatti le annate 2005-2006, in cui la squadra si salva arrivando quartultima, e quella 2008-2009 dove, dopo aver perso la semifinale playout con i rivali di sempre della Vultur Rionero e la finale contro il Banzi, retrocede tristemente in Promozione salvo poi essere ripescata in Eccellenza a causa dell’esclusione dello Sporting Genzano e alla rinuncia del Forza Matera.

La stagione 2009-2010 fa quindi registrare una positiva inversione di marcia con un campionato che si rivela molto al di sopra delle aspettative. La squadra conquista infatti un dignitosissimo 4° posto e accede meritatamente ai playoff. La semifinale è contro l’ostico Ruggiero Valdiano che viene buttato fuori grazie ad una vittoria in casa per 3-2 e a un pareggio esterno per 1-1.

La finale mette difronte agli atellani il forte Angelo Cristofaro di Oppido Lucano che al termine di 120 minuti tiratissimi impone agli uomini di D’Urso un 1-1 che vuol dire addio sogni di gloria. I biancoverdi infatti, in virtù del miglior piazzamento in classifica (2° posto), vanno a giocarsi lo spareggio interregionale per la Serie D.

La fantastica stagione 2010-2011 e la Serie D sfumata sul più bello

Se la stagione 2009-2010 è stata un successo sotto tanti punti di vista, quella 2010-2011 rientra sicuramente in una categoria che va ben oltre la semplice definizione di “fantastica”. Un’annata, quella appena citata, che ancora oggi, se andaste a chiedere, riempie d’orgoglio e di gioia il cuore e la mente di ogni singolo tifoso di quell’Atella Monticchio che fece sognare un intero paese.

L’ossatura della squadra era di quelle che facevano invidia: Di Biase, i fratelli Larotonda, Barbaro (che aveva giocato in Serie D con la maglia dell’Isola Liri), Camelia, Colangelo F., Ciardiello, Di Tolve, Lamorte, Rinadi e tutti gli altri, formavano una squadra eccellente che balzò agli onori della cronaca anche grazie al non trascurabile dettaglio che vedeva la maggior parte degli elementi provenire dal Vulture-Melfese.

Gli uomini di D’Urso macinarono subito risultati positivi uno dopo l’altro e a fine campionato, grazie a 17 vittorie, 7 pareggi e solo 8 sconfitte, si trovarono meritatamente al secondo posto in classifica. Il comitato regionale della Basilicata decise poi, per quell’anno, di non far disputare i playoff, con l’Atella Monticchio che venne quindi ammessa di diritto agli spareggi nazionali che portavano in Serie D.

Agli angioini toccarono i siciliani del Biancadrano che in casa vinsero 1-0. Il ritorno in terra lucana si giocò in una calda domenica di inizio giugno con il comunale strapieno e la piccola cittadina di Atella riversata tutta sugli spalti a dare la carica ai propri beniamini.

La partita fu accesa, ma purtroppo non si sbloccò. Gli uomini in gialloblu, sebbene grintosi e determinati, furono costretti ad un anonimo 0-0 che mise fine ad ogni tipo di sogno. L’Atella Monticchio disse addio alla possibilità di andare in Serie D e con quell’impresa solo sfiorata finì anche una bellissima epoca per il calcio atellano che, dopo la stagione 2011-2012, conclusa con un buon 6° posto, fu condannato a leggere la parola “fine” in seguito alla cessione ad altri del titolo della società.