Serie D, il piccolo Calitri e il sogno infranto della C2

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Di Nicola Patrissi

La storia che vogliamo raccontarvi oggi è una di quelle che meritano di essere raccontate. La storia di un piccolo centro di provincia che poco meno di trent’anni fa si affacciò per la prima volta al campionato di quarta serie (attuale Serie D) e, contro ogni pronostico, lo vinse.

Stiamo parlando del Calitri e di Calitri, piccolo centro della provincia di Avellino, in Campania, situato praticamente al confine con la Basilicata. Rapone, Ruvo del Monte e Pescopagano, in provincia di Potenza, distano infatti poco meno di 15 km.

La storia, come detto, si svolge poco meno di trent’anni fa. Siamo nei primi anni novanta del Novecento e l’Irpinia si sta pian piano rialzando dal terremoto che, un decennio prima, distrusse molti luoghi della zona. Anche Calitri, come altri centri, è costretto a fare i conti con i danni provocati dal sisma e il calcio fa quindi solo da sfondo ad una realtà cittadina che mira a riacquistare lo splendore di un tempo.

Uno splendore, una notorietà che proprio la palla a pentagoni, all’insaputa di tutti, porterà alla piccola comunità avellinese da lì a poco tempo. Nel 1987-1988 il Calitri si trova in 1° categoria e nel giro di tre anni in quella Promozione che al tempo rappresentava il massimo livello regionale del calcio italiano. L’Eccellenza infatti sarebbe stata introdotta solo nella stagione successiva, vale a dire nel 1991-1992.

Siamo dunque nella stagione 1990-1991 e il Calitri è una corazzata irrefrenabile a cui solo il Pontecagnano tiene testa. La classifica finale di quel campionato dirà Calitri 54, Pontecagnano 54 (ricordiamo che i punti a vittoria al tempo erano 2), con i primi che vinceranno il campionato grazie ad una miglior differenza reti rispetto ai secondi (+42 a +39).

L’affermazione in Serie D e il sogno della C2 svanito sul più bello

La vittoria del campionato di Promozione 1990-1991 proietta dunque il piccolo Calitri nell’olimpo dell’Interregionale. La giovane neopromossa si appresta ad affrontare squadre provenienti da realtà ben più grandi come Bitonto, Cerignola, Brindisi e Benevento.

Il gruppo viene rinforzato per affrontare al meglio il campionato con l’obiettivo di raggiungere la salvezza il prima possibile. A capo del sodalizio irpino c’è il Dottor Pontillo, farmacista, che, coadiuvato da altre dodici persone appartenenti alle svariate categorie lavorative del paese, costituiscono una società seria e volenterosa che non fa mai mancare niente ai propri calciatori.

L’obiettivo di partenza è, come detto, la salvezza, ma la squadra “stranamente” inizia a macinare risultati positivi uno dopo l’altro. Parte prima e finisce prima. Le vittorie in campionato alla fine saranno 20 e i punti 52 (+4 sul Cerignola secondo). 12 i pareggi e solo 2 le sconfitte.

Il Calitri fa registrare inoltre il miglior attacco e la miglior difesa del campionato (43 gol fatti, solo 13 subiti). La “matricola terribile“, il “Milan della Serie D” ha sorpreso tutti e ora sogna l’accesso al professionismo.

Il regolamento dell’epoca dice che le vincitrici dei gironi devono affrontarsi in uno spareggio promozione, in gare di andata e ritorno, al termine delle quali una sola andrà in C2. Il piccolo Calitri pesca quindi i siciliani dell’Agrigento.

La doppia sfida con gli isolani è però un disastro. Gli agrigentini impongono ai calitrani un sonoro 6-0 complessivo che mette fine ad ogni sogno di gloria della piccola realtà irpina. La stagione successiva, quella 1992-1993, vede il Calitri retrocedere malamente. In quello stesso anno la società fallisce e da lì in poi la squadra si perderà nei meandri più oscuri dei campionati dilettantistici campani.

La storia breve, ma emozionante che vi abbiamo appena raccontato, ha lasciato un ricordo indelebile nella mente di chi l’ha vissuta e generato uno incancellabile in quella di chi l’ha ascoltata. Una storia che merita quindi di essere tramandata e rivissuta con la stessa consapevolezza e lo stesso orgoglio di chi, con volontà e sacrificio, ha fatto la differenza, rendendo possibile ciò che all’inizio sembrava irrealizzabile.

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