Le Corbusier, l’architetto con una viscerale passione per la pittura

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Di Redazione Metropolitan

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, è un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese. Oggi ricorre l’anniversario della sua morte e noi vogliamo dedicare un focus alla sua attività di pittore. Molto poco conosciuta ma particolarmente prolifica e degna di nota.

Noto ai più per la sua straordinaria attività di architetto e pittore, del suo mestiere dichiarava: “L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su: l’Architettura è per commuovere“. Altrettanto però, seppe fare attraverso la pittura.

Le Corbusier, vita di un architetto “funzionalista”

Le Corbusier nel suo studio_photocredit:horasyminutos
Il maestro nel suo studio_photocredit:horasyminutos

Le Corbusier nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, Svizzera, dove studia alla scuola d’arte, orientandosi poi verso l’architettura. Visitando le principali città italiane ricava un abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato. Questo gli consente di acquisire un bagaglio culturale e di evidenziare la sua passione per l’architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito.

Quasi da subito contestato dagli accademici per il suo stile rivoluzionario, viene successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia indelebile e profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. Il suo sistema progettuale è improntato dunque all’uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del “Funzionalismo”.

Da non trascurare anche la sua produzione non strettamente architettonica, ma più legata al design. I mobili di Le Corbusier, lasciarono perplessi i visitatori, per via del fatto che sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l’espressione concreta della loro stessa funzione. Muore appunto il 27 agosto del 1965 a Roquebrune, in Costa Azzurra.

“Fare un’architettura è come fare una creatura: essere riempito, riempirsi, esplodere, esultare, restando freddi in mezzo a circostanze complesse, diventare un cane contento“.

Le Corbusier è stato, senza ombra di dubbio, uno dei principali esponenti dell’architettura moderna. Per Le Corbusier, l’architettura dev’essere funzionale e deve migliorare le condizioni di vita dell’uomo contribuendo a realizzare una società giusta e democratica. Anche per questo è considerato il maestro del Movimento Moderno.

La pittura come valvola di sfogo

Nature morte puriste, 1926_photocredit:archimegazine
Nature morte puriste, 1926_photocredit:archimegazine

Sicuramente meno nota, ma altrettanto importante è tutta l’attività pittorica di Le Corbusier. Non dimentichiamo che nasce prima come pittore e approda, solo successivamente all’architettura. Questo amore verrà, quotidianamente coltivato nel segreto della sua “serra”, alla quale il grande architetto amava  abbandonarsi alla ricerca di una sua serenità e identità interiore. 

A fianco di questa frenetica attività di architetto, urbanista e teorico, egli continua con caparbietà a coltivare la sua grande passione, la pittura. Durante la seconda guerra mondiale Le Corbusier trova rifugio prima a Vézelay e successivamente in un paesino dei Pirenei, Ozon, e poi nella regione del Morvan. In quel periodo inizia ad accostarsi al mondo contadino e ai cicli della natura, ma soprattutto lo colpiranno i possenti buoi che, con le loro forme pian piano assimilate, diverranno nella sua fantasia Tori che daranno vita ad un nuovo ciclo pittorico e scultoreo ed, in seguito, costituiranno il viatico per una svolta nel suo lavoro artistico.

Nature morte à l'Accordéon, 1927-29_photocredit:archimegazine
Nature morte à l’Accordéon, 1927-29_photocredit:archimegazine

In quegli anni, la sua attività pittorica subisce un radicale cambiamento ed egli abbandona lo studio della forma e del segno, iniziata con il purismo, per dedicarsi ad una sintesi del tutto personale, attraverso un universo di immagini e di colori che diventeranno via via sempre più personali e individuabili, tali da creare un proprio stile, autonomo e riconoscibile.

Una pittura intima dallo stile molto personale

Le Corbusier L'etreinte, 1946_photocredit:archimagazine
Le Corbusier L’etreinte, 1946_photocredit:archimagazine

Usata spesso per raccontare gli accadimenti della sua vita, le piccole avventure di tutti i giorni, le sue passioni. Le donne innanzitutto, la natura, gli oggetti della quotidianità ed i luoghi a lui cari. Così la pittura, ed ancor più i fogli sparsi, sono una specie di diario intimo. Tuttavia, anche se in forma più intima e spesso riservata più agli amici ed estimatori che al grande pubblico, continua a coltivare la sua passione per la pittura riempiendo centinaia di fogli di schizzi e dipinti che vanno via via a definire uno stile del tutto personale e riconoscibile.

Nature morte avec deux verres, 18 mai 1954_photocredit:archimegazine
Nature morte avec deux verres, 18 mai 1954_photocredit:archimegazine

Nascono così le forme sinuose delle bagnanti, le nature morte, le osservazioni della flora e della fauna e in particolare il ciclo dedicato ai Tori che occupa una parte rilevante della sua opera. La sua vocazione pittorica, ha rappresentato anche una valvola di sfogo e spesso un motivo di ispirazione per i suoi progetti architettonici. L’uso libero e gioioso del colore, così come la libertà delle forme, è una caratteristica costante della sua pittura e lo porta, anche in questo campo, ad essere uno dei protagonisti dell’arte figurativa del suo tempo, al pari dei suoi celebrati compagni di strada come Picasso, Miró e Léger.

Ilaria Festa

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