Joan Mirò e il surrealismo naïf catalano

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Di Redazione Metropolitan

E’ il 20 Aprile del 1893 quando, nella capitale catalana nasce Joan Mirò, uno tra i più celebri surrealisti. Il legame con la sua terra, la vita contadini con i piccoli gesti della tradizione ispirano la sua opera naif. Ma i soggiorni a Parigi, la conoscenza di Pablo Picasso e di alcuni membri del dadaismo e surrealismo, lo porteranno a forgiare quel suo peculiare stile che lo ha reso noto al mondo intero.

Joan Mirò, tra tradizione contadina e mondanità parigina

Su consiglio del padre, un orefice e orologiaio, Joan Mirò inizia a coltivare la sua passione per il disegno da molto piccolo, già all’età di 8 anni. Nel 1912 studia presso l’Accademia Galì e comincia a farsi la sua cerchia di conoscenze nel mondo dell’arte. E’ in questi anni che scopre un profondo interesse per il fauvismo e per i suoi colori saturi e decisi. Qualche anno più tardi, nel 1920, nemmeno Joan Mirò resiste al fascino che suscitava la vita parigina. Si trasferisce nella capitale dove conosce Picasso, ma anche i dadaisti guidati da Tzara.

Ed è proprio l’esperienza parigina che regala a Mirò la fama. Nel 1928 infatti Georges Bernheim lo invita ad esporre nella sua galleria e l’evento riscuote un grande successo. La sperimentazione artistica di Mirò, che esplora praticamente ogni aspetto della creazione, dalla pittura alla scultura, si sviluppa proprio in questi anni. Il suo surrealismo si contraddistingue da quello di tutti i suoi colleghi.

Joan Mirò, Il carnevale di Arlecchino. Photo credits: cultura- biografieonline
Joan Mirò, Il carnevale di Arlecchino. Photo credits: cultura- biografieonline

Lo stile e le tecniche

La sua arte così concettuale, dalle forme semplificate e ridotte all’osso, si rifa all’importanza della mente e del pensiero, tanto in voga in quegli anni. Le associazioni mentali e la visione di certe immagini, fanno sì che la sua pittura non diventi mai del tutto astratta. c’è sempre infatti una traccia, un simbolo di qualcosa che ancora resta legato alla realtà. Joan Mirò si lascia ispirare dalle origini contadine della sua terra, dalla natura più in generale, ma anche dalla musica.

Le tecniche che usa, sono le più diverse. Dal classico olio su tela per Il carnevale di Arlecchino alla produzione di Collage degli anni ’30. Non tutti sanno che Mirò si cimenta anche con la scultura. Negli ultimi anni della sua vita infatti si diverte a creare delle ceramiche di vario genere, come piatti o maioliche, ma anche delle vere e proprio sculture bronzee, create a partire da oggetti ritrovati, come in Ragazza che fugge.

Claudia Sferrazza

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