Le “Quattro meraviglie di Roma”

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Di Andrea Mari

Non soltanto Colosseo, Fontana di Trevi ed il Pantheon. La Capitale d’Italia, oltre ai monumenti canonici, nasconde un poker di bellezze conosciute come “Le quattro meraviglie di Roma”. Scopriamo insieme quali tesori nasconde la Città Eterna.

Il nome Roma è conosciuto in tutto il mondo grazie alla sua storia secolare e alle bellezze che essa racchiude. Queste variabili contribuiscono ad elevare l’Urbe al grado di “Città più bella del mondo“. La Capitale può vantare monumenti straordinari come il Colosseo, il Pantheon, Piazza Navona, Fontana di Trevi, Altare della Patria e moltissimi altri ma Roma racchiude altri tesori poco conosciuti.

Perdersi nella miriade di siti archeologici o artistici presenti nella Città Eterna è facilissimo, per questo motivo abbiamo deciso di raccontarvi la storia di un poker di bellezze che i romani conoscono come “Le quattro meraviglie di Roma“. Scopriamo insieme la storia del dado, cembalo, scala e portone, i gioielli che, purtroppo, rischiano di naufragare nel mare artistico della città.

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La bellissima Piazza Navona (Credit: goldcar.es)

Palazzo Farnese: il “dado”

A Piazza Farnese si erge un fantastico palazzo rinascimentale del Cinquecento. L’edifico dona il nome alla piazza antistante ed è attualmente la sede dell’ambasciata francese. È così bello che Giacomo Puccini decise di ambientarci il secondo atto della “Tosca“, la famosissima opera conosciuta in tutto il mondo. Il progetto iniziale fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane (vero nome Antonio Cordini) dal cardinale Alessandro Farnese, colui che divenne Papa Paolo III.

I lavori di costruzione iniziarono ufficialmente nel 1514 e, dopo una brusca interruzione dovuta al “Sacco di Roma” nel 1527, furono ripresi nel 1541 dopo l’ascesa al papato di Alessandro Farnese. Alla morte del primo architetto, i lavori passarono in mano a Michelangelo Buonarroti che progettò il cornicione che delimita superiormente la facciata, il balcone sopra il portale centrale con il grande stemma e il completamento di gran parte del cortile interno.

La dipartita di Paolo III bloccò nuovamente i cantieri ma Ruggero, nipote del Papa, e successivamente il secondo cardinale Farnese terminarono la costruzione del palazzo nobiliare affidando gli ultimi dettagli a Jacopo Barozzi da Vignola e Giacomo Della Porta. Nel XVIII secolo, Giuseppe Vasi chiamò la costruzione “Palazzo Regio Farnese” perché il complesso entrò tra le proprietà del re Carlo VII di Napoli, monarca borbonico e figlio dell’ultima discendente della famiglia.

Palazzo Farnese: il presente

Dal 1860 al 1863 vi risiedette Francesco II di Napoli dopo aver perso il suo regno. Il re deposto concesse in affitto una parte del palazzo al governo francese. Oggi, la struttura è di proprietà dello Stato italiano che ha riaffittato il complesso all’ambasciata transalpina per 99 anni a fronte di una cifra simbolica. Oltre all’ambasciata, il palazzo ospita la biblioteca dell’École française, la scuola archeologica francese di Roma.

Per la sua forma, il palazzo venne soprannominato il “Dado dei Farnese“.

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Palazzo Farnese nell’omonima piazza (Credit: Wikipedia)

Palazzo Borghese: il “cembalo”

Una delle “Quattro meraviglie di Roma” è Palazzo Borghese, chiamato il “cembalo” per via della sua insolita pianta. Era la residenza romana della nobile famiglia Borghese e gran parte delle opere esposte nella celeberrima “Galleria Borghese” provengono da questo complesso. Quest’ultimo particolare vi dona la misura dell’antico sfarzo del palazzo di via di Ripetta.

Nella sua nobiliare storia, il complesso ha vissuto numerose modifiche: fu monsignor Tommaso del Giglio che iniziò i lavori affidandosi al Vignola. Successivamente, la struttura passò sotto la proprietà del cardinale spagnolo Pedro de Deza Manuel che nel 1590 affidò l’ampliamento del complesso a Martino Longhi il Vecchio. Il miglioramento del palazzo continuò sotto la direzione di Flaminio Ponzio, che ricevette l’incarico dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese per conto del nuovo acquirente, il cardinale Camillo Borghese, il futuro Papa Paolo V.

L’edificio fu ultimato da Carlo Maderno e Giovanni Vasanzio e fu definitivamente allargato nel 1670 da Carlo Rainaldi. La parte più affascinante del palazzo è il cortile interno arcuato, opera di Longhi, che è circondato da 100 colonne di granito e adornato con fontane, statue ed un “giardino segreto“. L’entrata principale si trova in Largo della Fontanella Borghese mentre l’ala occidentale affaccia su via della Ripetta con vista sul Tevere, il fiume di Roma.

Palazzo Borghese: le opere come segno di potenza

Proprio questo lato del palazzo ha donato il soprannome alla struttura: la piccola facciata a due piani munita di balconcino, infatti, ricorda la tastiera del cembalo. La casata dei Borghese era ricca e potente: l’inestimabile collezione di famiglia riempiva ben 12 sale al piano terreno e raccontava il lusso nobiliare di uno dei nuclei più potenti di Roma.

Tra le opere di spicco possiamo annoverare la Deposizione (Pala Baglioni) di Raffaello, la “Caccia di Diana” e la “Sibilla cumana” di Domenichino, il “Ratto d’Europa” del Cavalier d’Arpino, “Madonne” di Francesco Francia, Lorenzo di Credi, Andrea del Sarto, Lorenzo Lotto, Giulio Romano, la “Danae” di Correggio, di Tiziano “L’educazione di Amore” e “Amor Sacro e Amor Profano” e di van Dyck “Cristo in croce “ed una “Deposizione”.

Oggi la maggior parte di queste opere è esposta alla Galleria Borghese mentre dal 1922 il piano nobiliare ospita il “Circolo della caccia“, uno dei club più esclusiva d’Italia.

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Palazzo Borghese (Credit: Appintour.com)

Scala e portone: particolari “meravigliosi” di palazzi

Due delle “Quattro meraviglie di Roma“, in realtà, non sono veri e propri edifici ma particolari fantastici che adornano due palazzi molto importanti. Per la serie “I dettagli fanno la differenza“, andiamo a scoprire la beltà di una scalinata di Palazzo Ruspoli e di un portone di Palazzo Sciarra-Colonna. Due meraviglie che rischiano di passare, ingiustamente, inosservato all’occhio di qualsiasi turisti.

Partiamo con la scalinata: si trova in Palazzo Ruspoli, sito in via del Corso. La struttura prende il nome dalla nobile famiglia dell’aristocrazia papalina. La sua costruzioni iniziò nel XVI secolo dai Jacobilli e terminò sotto i Caetani nel 1640. Quest’ultimi, originari di Gaeta ma influenti in tutto il centro Italia, commissionarono a Martino Longhi il Giovane gli ultimi lavori del possedimento nel centro di Roma.

Fu proprio l’architetto a realizzare la scalinata del palazzo, una delle “Quattro meraviglie di Roma“: la scala d’onore o dei Caetani collega ancora oggi il portico del palazzo alla loggia del cortile interno e sino alla torre belvedere che si trova sopra il tetto grazie ai suoi 120 scalini di pregiato marmo realizzati con un solo pezzo lungo più di tre metri per gradino. 120 pezzi di marmo per inondare di potere uno degli edifici romani meno conosciuti.

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La scala dei Caetani o d’onore di Palazzo Ruspoli (Credit: Wikipedia)

Un portone monumentale

L’ultima delle “Quattro meraviglie di Roma” fa parte di Palazzo Sciarra Colonna di Carbognano, un edificio sito in via del Corso. Il complesso venne costruito verso la fine del XVI secolo per la famiglia Sciarra Colonna, principi di Carbognano e storica casata patrizia romana tra le più antiche documentate nell’Urbe e fra le più influenti nel Medioevo. La costruzione sostituì la vecchia abitazione dei nobili che affidarono il progetto a Flaminio Ponzio.

Al civico 239 la facciata del maestoso palazzo presenta il famoso portale di Carboniani, un maestoso portone. La sua particolarità? Oltre i bellissimi fregi di cui è adornato, si ritiene sia stato scolpito da un unico blocco di marmo. Tale particolarità (e bellezza) lo annovera di diritto nelle “Quattro meraviglie di Roma” da dover assolutamente immortalare con macchinetta fotografica o smartphone.

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Il portale dei Carboniani (Credit: RomeArtLover)

Roma: le piccole meraviglie

Roma non possiede soltanto bellezze eclatanti. La capitale d’Italia racchiude fra le sue mura delle meraviglie “secondarie” o “terziarie” in grado di togliere il fiato al turista che si avventura nella Città Eterna. Arte poco pubblicizzata che attende solo di essere scoperta ed ammirata.

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