“Gli uomini andavano a messa la domenica e al bordello il lunedì, con indosso lo stesso cappotto “buono”. Case chiuse o ‘casini di stato’? Il dibattito era acceso. Il 20 febbraio 1958 viene approvata in Italia la legge Merlin, che abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Allo scoccare della mezzanotte del 19 settembre del 1958, come primo effetto della norma entrata in vigore, vennero chiusi oltre 560 postriboli su tutto il territorio nazionale.
Donna per natura, senatrice per missione
Ci vorranno dieci anni per spuntarla. Questa legge fu presentata in Parlamento dalla Senatrice Merlin nel 1948. Passerà con 385 sì e 115 no, non proprio all’unanimità. Celebre, nelle teche RAI, l’annuncio del giornalista Zatterin che diede la notizia in video senza mai nominare le parole case chiuse e prostitute. Lina vuole semplicemente abolire lo sfruttamento di Stato del meretricio. Seguendo l’esempio dell’attivista francese ed ex prostituta, Marthe Richard, sotto la cui spinta nel 1946, erano state chiuse le case di tolleranza in Francia. Quando Enzo Biagi nella sua intervista domanderà a Lina se pensava di porre fine alla prostituzione, lei quasi ridendo, rispose: “Non ce l’ha fatta il decalogo a far rispettare il sesto comandamento, qualcuno può pensare che una povera senatricetta, riesca dove perfino l’Onnipotente ha fallito?”.
La foto di una donna non più giovane, piccola di statura, che affacciandosi dalla finestra spalanca degli scuri di legno massiccio, fece il giro del mondo. La donna tra i pesanti listelli, era Lina Merlin, in quel 1958. Il fotografo le rubò un mezzo sorriso in quel gesto fortemente simbolico: le imposte dei postriboli non si erano mai aperte finora, per rispetto alla pubblica decenza.
Passerà alla storia..
Durante gli anni della sua battaglia per far approvare la legge, arrivano alla Senatrice centinaia di lettere dalle ragazze delle case chiuse. Missive dalla prosa ingenua e spesso sgrammaticata, raccolte anche in un libro, che affidano al tempo e alla storia, il ritratto amaro dei bordelli. Ben lontano dal paradiso descritto dai loro sostenitori, e dai frequentatori. Le inquiline di questi harem del piacere, erano spesso prigioniere, sfruttate, malate, costrette a perdere ogni dignità. Ricattate dalle maitresse, sotto scacco dei medici incaricati di certificare il loro stato di salute per conto dello Stato, e eventualmente di liberarle da gravidanze indesiderate.
“I giovani affollare i vicoli della suburra in attesa del loro turno dietro la porta del lupanare. Fate che non imparino dalla malizia del compagno più esperto come si genera la vita, ma fate che imparino dall’insegnamento scientifico quanto essa è bella e sacra nel fremito delle piante e degli animali, uomo compreso, che la rinnovano nell’amore!”. Un monito e un fremito arriva dalle parole della Merlin. La retorica non le appartiene, ma accinge con ardore a una dialettica forbita. Strizzando l’occhio alla saggezza popolare. Intersecando, all’occorrenza, specie umana e fauna. “Ah! Questo Paese di viriloni che passan per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli! […] Eppoi, che giovani son questi che per avere una donna devono farsela servire su un vassoio come un fagiano?“, disse a Oriana Fallaci nel 1963 in un’intervista per l’Europeo. “Senta, senatrice: ma a lei le prostitute sono antipatiche?”, incalza Oriana. “Antipatiche, non posso dirlo. Posso dire che provo per loro un senso di pena: non sono mai belle, mai o quasi mai intelligenti Una pena, talvolta, che sfiora la nausea. Consideri che io sono stata la donna di un solo uomo, mio marito. E da giovane ero proprio carina, sa?“.
I paladini dell’eros
Il motto di Lina era una frase di Turati: «Bisogna saper soffrire per vincere». Il suo spirito battagliero incontra però, autorevoli oppositori: “Sta bene, invece, indossare una maschera di decoro e nascondere i fenomeni scomodi, come la prostituzione”. Discute Pasolini all’indomani dell’entrata in vigore della legge Merlin. “Ma la gente – e le prostitute stesse – preferisce che le case chiuse esistano: dietro le loro mura il mestiere più vecchio del mondo può continuare a essere esercitato «in maniera onesta» e omertosa“. Faceva eco Alberto Moravia: “Gli uomini di profondo spirito religioso non si scandalizzano mai. Insomma, non credo che Cristo si scandalizzasse mai, anzi, non si è mai scandalizzato. Si scandalizzavano i farisei“. E Indro Montanelli nel 1956, diede alle stampe un polemico libello, profetico e riassuntivo in un titolo: “Addio, Wanda!“. Un anno dopo che fu fatta legge, Mauro Bolognini usciva al cinema con “Arrangiatevi“. Con Peppino De Filippo e Totò, che per tristezze economiche, vanno a vivere in un ex bordello chiuso, a via della Fontanella a Roma. Quando suonano i clienti ignari del cambio di domicilio, la risposta di Totò è il titolo del film.
Federica De Candia Seguici su Google News