La storia di Franceska Mann, la ballerina che sparò ai nazisti.
“Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio”, queste le parole della senatrice a vita Liliana Segre. Franceska Mann è una di quei tanti. Ella ha compiuto un’azione eroica che, però, è finita tragicamente.
L’accaduto
Franceska Mann fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1943. Appena giunse all’interno del campo le fu chiesto insieme ad altre donne di spogliarsi per fare la doccia. Una perifrasi di cui oggi conosciamo bene il significato. Mann aveva capito che qualcosa non andava e fece di tutto per salvarsi, anche sparare alle SS. Ella distrasse le due guardie spogliandosi lentamente, in modo sensuale. Grazie a questo escamotage riuscì a sottrarre la pistola all’ufficiale delle SS Josef Schillinger e gli sparò, ferendo anche l’altra guardia.
Questo intrepido gesto diede coraggio a tutte le donne presenti, che iniziarono una rivolta, sedata purtroppo con la violenza e terminata nel sangue. Nonostante ciò Josef Schillinger morì e l’azione di Mann rimane uno dei più sagaci e più arditi atti di ribellione della storia.
Una carriera stroncata
Franceska Mann è stata una ballerina polacca di origine ebraica. Nacque a Varsavia il 4 febbraio 1917. Fu una delle ballerine più prodigiose e apprezzate dell’intera Polonia, tanto che nel 1939 arrivò quarta in una gara internazionale di danza tenutasi a Bruxelles.
La ballerina inizia la sua carriera con il nome di Lola Horovitz e si esibisce spesso in diversi teatri del suo paese. Ma l’arrivo della guerra stronca il suo enorme talento. Pochi mesi dopo lo svolgimento della gara a Bruxelles l’ascesa dei nazisti trasforma la Polonia in un territorio spartito tra Germania e Unione Sovietica. In breve tempo la ballerina finisce nel ghetto di Varsavia, da cui prova a fuggire senza risultati.
Poco dopo Mann fu vittima, insieme agli altri ebrei che abitavano nel ghetto, della cosiddetta trappola dell’Hotel Polski. Infatti, con la promessa di ricevere documenti falsi per espatriare, la Gestapo arrestò e condusse nei campi di sterminio 2500 ebrei, coinvolti nell’operazione.
Ricordiamo il coraggio di Franceska Mann, sulla scia di Liliana Segre
L’accaduto è stato narrato in diverse versioni. Nonostante la maggior parte dei documenti di quel periodo storico siano stati distrutti a causa della censura dei nazisti, molti testimoni oculari affermano che sia stata proprio Mann a sparare a Schillinger. Le versioni differiscono solo per alcuni dettagli, vedono tutte protagoniste la giovane ballerina e terminano con la morta dell’ufficiale delle SS.
Una delle versioni della storia è contenuta nel libro Sexual violence aganist Jewish women during the Holocaust, delle autrici Sonja Maria Hedgepeth e Rochelle G. Saidel. Al suo interno Schillinger è descritto come sadico, aggressivo e tendente allo stupro. Questa versione della vicenda vede l’ufficiale entrare ubriaco nello spogliatoio femminile adiacente alla camera a gas e chiedere a Mann di spogliarsi davanti a lui. Al rifiuto della ragazza Schillinger tenta di aggredirla, strappandole i vestiti di dosso e Mann riesce a sfilargli la sua pistola dalla fondina e gli spara.
Nella ricostruzione della storica Cynthia Southern, Mann attua una sorta di spogliarello improvvisato per distrarre le guardie e gli lancia una scarpa in modo da riuscire a prendere la pistola.
Il primo discorso da senatrice a vita di Liliana Segre
Dopo la nomina di “senatrice a vita” Liliana Segre interviene per sottolineare la sua ferrea opposizione alla creazione di “leggi speciali” per i nomadi. Lo scopo del suo discorso mira a ricordare il disastro e la tragedia di un annientamento di esseri umani che mai più deve essere ripetuto nella storia. Ricordare e conoscere sono gli strumenti che possono disarmare un passato di terrore che, al giorno d’oggi, con l’introduzione di quelle “leggi speciali” potrebbe ritornare.
Ecco un estratto del discorso:
“[…] Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.
[…] Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano”.
si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, non sono tornati dai campi di sterminio, Salvarli dall’oblio significa anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano
Liliana Segre
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