Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio in America nel mondo del teatro della prima metà del 900′. Parleremo di una scrittrice che ha usato le sue opere come denuncia politica e sociale. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Lillian Hellman

“Non proprio un’opera teatrale sul lesbismo, ma su una bugia. Più grande è la bugia, meglio è, come sempre”

Con queste parole Lillian Hellman ha parlato del suo famoso dramma “La calunnia”. L’inizio questo di un’intensa scrittura teatrale con cui la drammaturga americana ha apertamente denunciato il perbenismo borghese e i pregiudizi del suo tempo. Lo ho fatto anche manifestando apertamente il suo essere di sinistra in un paese fortemente anticomunista come gli USA della prima metà del 900′.

Lillian Hellman e la denuncia sociale

LillIan Hellman alla notte degli Oscar

Omosessualità femminile, l’arrivismo sociale della borghesia americana e la critica alla generazione del trattato di Versailles. Questi gli argomenti delle denunce sociali contenute nelle opere teatrali di Lillian Hellman. Pieces come “La calunnia” e “Tre piccole volpi” che hanno attirato consensi ma anche innumerevoli critiche a questa scrittrice americana. Eppure la Hellman non si fermò mai continuando sempre ad offrire al suo pubblico una scrittura intensamente realistica. Le sue opere sono costituti da personaggi che non sono mai semplici punti di vista sociali quanto piuttosto il simbolo della sua dottrina politica.

La grande drammaturga non riconosciuta

La Hellman finì anche davanti al Comitato della Camera per le attività antiamericane per il suo essere stalinista convinta. Le sue posizioni critiche e politiche le comportarono anche censure per le sue opere come il caso di “La calunnia” la cui rappresentazione teatrale fu vietata a Londra e Boston e fu considerata troppo scandalosa anche per il premio Pulitzer. Non deve perciò sorprendere se incredibilmente un articolo dichiarò a suo tempo Arthur Miller, Tennessee Williams e Edward Albee i tre più grandi drammaturghi viventi d’America dimenticando il grande contributo dato dalla Hellman.

Stefano Delle Cave