L’impegno sociale di Charles Dickens contro la mortifera civiltà industriale

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Di Alessia Ceci

Charles Dickens moriva il 9 giugno 1870. Lo scrittore inglese è stato – secondo la critica – il capostipite di un genere letterario chiamato ‘’romanzo sociale’’. Ma è anche uno dei più importanti autori letti durante la nostra adolescenza, è questa infatti l’età in cui di solito ci si approccia per la prima volta alle sue storie.  Il dato anagrafico dei lettori è un fatto apparentemente insignificante, tuttavia rende Dickens a i nostri occhi un indiscusso classico della letteratura.

Per comprendere il motivo per cui a distanza di secoli le sue pagine sono ancora tanto vive da colpire l’attenzione dei più giovani, lo scrittore Philip Roth ci offre uno spunto: «La gente non legge pensando all’arte: legge pensando alle persone». Ecco il fulcro: Charles Dickens è uno straordinario inventore di storie al cui centro ci sono personaggi che diventano persone. È questo il segreto della grande letteratura e dei classici.

La narrazione di Charles Dickens trasforma un’emozione individuale in sentimento che riguarda tutti gli esseri umani

Palpitiamo per le vicende di David Copperfield e ci indigniamo per i soprusi che Oliver Twist subisce. Dickens dà vita al “romanzo sociale”, inedita rappresentazione anti-romantica della vita dei poveri, dei diseredati e dei delinquenti che popolavano la Londra della rivoluzione industriale. Una città terribilmente inquinata della metà dell’Ottocento, in cui lo sfruttamento del lavoro infantile e la prostituzione minorile erano condizione scontata e condivisa.

Charles Dickens ha ricevuto dalla sorte il dono della pluralità dei registri narrativi

Nella sua opera non troveremo solo la condanna morale di una società feroce e il racconto di turpi vicende di miseria. Trova spazio anche la satira dell’età vittoriana, un mondo di privilegi, ipocrisia e perbenismo ritratto con umorismo in Circolo Pickwick, opera prima pubblicata nel 1836.

Una vita di privazioni quella raccontata e vissuta in prima persona

L’infanzia e l’adolescenza di Charles Dickens fu tormentata da umiliazioni e privazioni che lo segneranno per tutta la vita. Al tempo stesso gli diedero la possibilità di conoscere a fondo la sofferenza dei poveri e degli emarginati. Durante il periodo in cui il padre venne imprigionato per l’impossibilità di pagare i debiti contratti, Charles – appena dodicenne – fu costretto a lavorare in una fabbrica di lucido per scarpe. La famiglia si trasferì quindi a Camden Town, oggi uno dei quartieri più turistici della città ma in quegli anni zona tra le più degradate di Londra. Dopo il rilascio del padre, nel 1824, la madre obbligò il figlio a continuare a lavorare, per tale ragione Dickens nutrirà un risentimento nei confronti della donna per tutto il resto della vita.

L’attività letteraria di Charles Dickens

Nonostante le condizioni economiche sfavorevoli, Dickens manifesta sin da bambino una grande passione per la lettura e comincia a dedicarsi alla scrittura a soli ventisei anni, quando viene pubblicato il suo primo e già citato ‘’Quaderni postumi del Circolo Pickwick’’. Tra i suoi romanzi più noti ci sono ‘’David Copperfield’’, ‘’Oliver Twist’’,’’ Tempi Difficili’’,’’ Canto di Natale’’. I ritratti delineati in modo semplice e realistico mostrano uno stile vigoroso e originale. Dickens diventa un punto di riferimento grazie alle accurate descrizioni della misera esistenza condotta dalle classi più svantaggiate.

La civiltà industriale è vista da Dickens come responsabile dell’aumento delle contraddizioni e dell’imbarbarimento di una società mortifera, privata della sua libertà e creatività. La nascita di quartieri degradati intorno alle città industrializzate, le taverne, le prigioni, le buie e umide fabbriche sono lo sfondo sui cui si muovono le faticose vite dei suoi personaggi.

Dickens non è soltanto denuncia e documentazione ma anche utilità sociale

La sua impronta decisiva nell’analizzare l’abbruttimento di una società priva di diritti, piena di vagabondi e bambini elemosinanti – di cui anche egli aveva patito le conseguenze – contribuì notevolmente al miglioramento delle condizioni sociali degli stessi, attraverso la realizzazione di significative riforme sociali.

L’autore di Oliver Twist infatti non si limitava solo a scrivere di emarginazione e povertà ma era anche personalmente impegnato in attività di volontariato

Un esempio? Nel 1847 Dickens creò un rifugio per donne senza dimora che chiamò «Urania Cottage», nell’ovest della capitale britannica. Ad aiutarlo fu l’amica e filantropa Baronessa BurdettCoutts ma a gestire nel dettaglio l’attività fu Dickens in persona. Come riportato dal Guardian, lo scrittore si impegnò nella distribuzione di volantini nei quartieri più poveri della città al fine di entrare in contatto con le donne che apparivano più bisognose.

In un secondo momento, dopo ave inaugurato l’ostello, organizzò personalmente la struttura:

«L’atmosfera a Urania deve essere stabile e ferma, allegra e piena di speranza – si legge in una sua nota – Le ospiti devono avere buon cibo, vestiti dai colori vivaci e non devono essere tormentate dalle persone del loro passato. Devono essere addestrate nelle attività domestiche con l’obiettivo di trovare un impiego oppure di sposarsi, un giorno. Non dovranno mai mancare biancheria pulita, bagni, pianoforti per allietare le loro serate e fiori».

Le donne accolte nel rifugio erano principalmente ex detenute, disoccupate ed ex prostitute. Un episodio importante che mette in luce non solo l’integrità etica e morale dell’autore ma anche quella del suo vissuto di uomo.

Alessia Ceci