Live a Live Recensione, “Octence upon a time…”

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Di Lorenzo Mango

Once upon a time”, c’era una volta… o forse in questo caso è meglio dire “c’era otto volte” circa trent’anni prima di questa recensione, Live a Live. Un JRPG così atipico e particolare nel panorama del Super Nintendo Entertainment System (SNES, 1994) da finire pressoché snobbato da tutto il pubblico; lo stesso che aveva amato, invece, altri esponenti oggi noti come “grandi classici”. Quelli che all’epoca erano considerati “lo standard”, l’esempio da seguire e imitare per ottenere un prodotto di qualità. 

Non serve che faccia nomi illustri, vero? Lo schema, più o meno, era sempre lo stesso: un team di eroi salvatori del mondo alle prese con un male oscuro personificato in un supercattivo malvagissimo. Il mondo doveva essere fantasy, o al limite cyber-fantasy, infarcito di battaglie casuali e dungeon dendritici dove perdere ore solo per passare da un piano all’altro. 

Proprio loro, le ore di gioco, la facevano da co-protagoniste; metro di giudizio incontrastabile della bontà o meno di una release, ovviamente con la logica del “più ce ne è, meglio è”. In questo quadro di “regole non scritte” Live a Live si inserì come una voce fuori dal coro. Che purtroppo non fu, anacronisticamente, capita. Restò così confinato nella terra del Sol Levante fino al 22 luglio 2022. Data che ha segnato il ritorno di Live a Live in una forma eccezionale; che ne ha esaltato al massimo le caratteristiche peculiari.

Live a Live Recensione

Live a Live Recensione, un JRPG esemplare

Quando dico che Live a Live, pur nella sfortuna che ne ha decretato l’iniziale insuccesso commerciale, è un JRPG esemplare, intendo che ha fatto da esempio a molti venuti dopo di lui. Ironico, vero? Eppure, a far da contraltare a una grafica non proprio esaltante nemmeno per l’epoca, Live a Live proponeva una struttura che piacque moltissimo agli addetti ai lavori. Meno longeva, ma decisamente più variegata e densa. Otto protagonisti con le loro otto storie diverse si contendono infatti il palco del JRPG. Ciascuna storia  aveva a disposizione uno spazio di circa due ore cadauno a disposizione, sempre in base all’abilità del giocatore, certo. Anche se, sempre con spirito anacronistico rispetto all’epoca della release, nemmeno la difficoltà rappresentava di certo un selling point per Live a Live. Ciascuno dei personaggi e delle mini-avventure che sommate costituivano il gioco completo, infine, aveva a disposizione meccaniche uniche di gameplay.

Innegabilmente fu questo mix di idee fin troppo contemporanee (per i giorni nostri), insieme a molti altri titoli visionari rilasciati all’epoca, a fare di Live a Live un gioco a cui pensare con spirito di “innovazione”. Se non altro, con l’obiettivo di proporre simili trovate inserite in un format più appealing anche con i canoni più in voga. Impossibile, oggi, puntare il dito verso i singoli giochi che hanno pescato dal cestino di Live a Live.

Tuttavia, una cosa è certa; ed è che la piega che negli anni successivi alla release ha iniziato a prendere lo sviluppo di JRPG e in generale di tutti i giochi basati su avventure è stata, se non altro, prevista in anticipo proprio da Live a Live. Importante fu anche la moltitudine di setting visitabili in Live a Live. Che facendoci attraversare varie epoche storiche ci porta nel vecchio West, in Cina, su un’astronave; financo sul ring di un picchiaduro in stile Street Fighter. 

Ultima, ma non ultima, da citare a ogni costo, è la caratterizzazione dei personaggi protagonisti e antagonisti di Live a Live. Che fu l’ennesimo elemento di rottura con la tradizione JRPG, portando sullo schermo a tubo catodico elementi di varie età, estrazione, cultura e aspetto. Ben lontani dal classico immaginario di un Giappone abituato a giovani eroi capaci di qualsivoglia sforzo fisico, pronti ad apprendere le movenze di innumerevoli classi diverse con la sola pressione di un tasto.

Live a Live Recensione

Mordi e fuggi

Acquistare trent’anni fa Live a Live, quindi, significava portare a casa otto piccoli JRPG diversi. Ciascuno con un inizio, uno svolgimento e una fine, pur con le dovute critiche ad alcuni meno riusciti o interessanti di altri. Oggi, nella versione riveduta e corretta su Nintendo Switch, nessuno degli aspetti e delle feature di cui ho parlato fino ad ora sono cambiati. In parte perché non avevano bisogno di aggiornarsi, risultando ancora oggi ben sviluppati e moderni. Risulta chiaro che la recente ripresa del mercato JRPG sia forte di un revival retrò importante. Un revival operato dalle grandi aziende del gaming, che potrebbe aver influito su questa mia (ma non solo mia) percezione. 

Tuttavia , ne converrete con me. Godere di così tante diverse meccaniche in così poco tempo, senza avere l’impressione che il gioco stia correndo è una rarità. Nonché, un traguardo raggiunto solo in tempi relativamente recenti dalle produzioni videoludiche; specialmente quelle di stampo ruolistico classico. 

Pertanto in questa recensione non troverete nemmeno un piccolo indizio che vi rimandi ai gameplay peculiari di ogni avventura. E questo perché è mia convinzione che scoprire le differenze, le citazioni ad altri giochi/media, o di contro le unicità pensate da e per Live a Live sia il vero motivo per cui è un gioco che mi sento di consigliare con tanta veemenza. Insieme, certo, allo stile grafico adoperato per modernizzare definitivamente, anche all’esame della vista, il visionario JRPG Square.

Live a Live recensione, in conclusione: amo il 2D-HD

Per concludere questa recensione di Live a Live posso e devo solo esplicitare il mio sempre più forte amore per il 2D-HD. Ovvero, una tecnica di modernizzazione dell’estetica squisitamente retrò della pixel art 8-bit, mixata con profondità prospettica ed estremo realismo di particellari ed elementi in generale. Il connubio, testato per la prima volta con il celebre Octopath Traveler, fece tanto scalpore da diventare in breve tempo un esempio da seguire. Per la serie “coincidenze che ci piacciono”, quindi: un titolo non troppo innovativo lato gameplay, Octopath Traveler, ha servito su un piatto d’argento il 2D-HD a Live a Live. Che è un videogioco nato con un gameplay innovativo, per l’epoca in cui uscì, animato da un comparto grafico originale a dir poco mediocre. 

Live a Live è un videogioco che ha fatto un viaggio nel tempo tormentato e lungo, per giungere fino a noi nella sua forma migliore. Forte di un 2D-HD ormai collaudato ed efficace; divertente da giocare e adatto anche ai giocatori con meno tempo a disposizione, complice la struttura divisa in 8 mini-storie non connesse tra loro (più o meno…). Non l’ho detto, ma il remake di Live a Live è stato anche interamente doppiato sia in inglese che in giapponese. E con una qualità davvero alta per entrambe le versioni di dub.

Non posso far altro che promuovere, quindi, un’operazione di modernizzazione condotta con eleganza e mestiere. Che è pure perfetta da rivivere sull’ibrida Nintendo Switch, fra l’altro; una storia alla volta suddivisa in brevi sessioni (da autobus, da bagno, da divano… come volete). Il rischio che mi viene, in mente in tal senso, è quello di trovarsi a gradire talmente tanto, o talmente poco, un tipo di avventura rispetto alle altre da soffrire della loro brevità/separazione. Finendo per trovarsi un gioco che, in quell’unico caso, avrebbe un sapore “castrato”. 

LIVE A LIVE RECENSIONE | TESTATO SU NINTENDO SWITCH OLED

+Un remake in 2D-HD al giorno toglie il fotorealismo di torno.
+Su Switch la struttura a mini-avventure funziona particolarmente bene.
+Il gioco è rimasto molto attuale per tematiche, e persino per gameplay.

-I titoli sono molto diversi tra loro e durano poco: e se me ne piacesse solo uno?
-E’ un gioco relativamente facile.

VOTO: 8.9