Il Fondo Monetario Internazionale lo ha dichiarato chiaramente: saranno le donne a essere le più penalizzate lavorativamente dopo il Lockdown. Il tasso di occupazione femminile, a oggi, è del 56,2%, mentre quella maschile è del 75,1%: un gap enorme, tra i più alti d’Europa. La pandemia ha avuto risvolti negativi su una situazione già disastrosa, che rischia di peggiorare.

Noi Brave vogliamo scoprirne le cause.

Il Lockdown ha aumentato il lavoro domestico

A maggio del 2020,  l’Observer pubblicò dei dati secondo i quali, durante il Lockdown in UK, le donne hanno si sono occupate della prole il 50% di tempo in più rispetto agli uomini. Inoltre, è sempre a loro che è stato affidato l’homeschooling: rispetto ai padri, le donne hanno seguito i figli dal 10 al 30% di tempo in più nello studio.  L’ambiente domestico è quindi ancora una responsabilità femminile, che finisce per togliere energie ad altri ambiti, come lavoro, studio o svago. Con la chiusura delle scuole e l’impossibilità di delega, le madri sono state la categoria più penalizzata, in quanto gravata di altre ore di lavoro. Non parliamo, però, solo di prole, quando parliamo di cure domestiche, ma anche dei parenti anziani, anch’essi penalizzati dal Lockdown e resi ancora più dipendenti.

La cura dei figli, dei parenti anziani e della casa, ha spinto alcune donne a chiedere congedi dal lavoro, esponendole di più a un licenziamento in periodo di crisi. Questo fenomeno è legato a doppio filo con il gender pay gap: se in una famiglia la donna guadagna meno, sarà lei a sacrificare la carriera per le incombenze domestiche. Inoltre, ancora oggi, molte donne sono impiegate nel settore terziario, che comprende turismo, istruzione e servizi, che stanno ripartendo molto lentamente

Un futuro di donne casalinghe in smartworking ?

La prospettiva più rosea che abbiamo in questo momento è lo smartworking, che in Italia significa semplicemente lavorare da casa. Secondo diverse ricerche, come quella compiuta da Valore D (associazione d’imprese impegnate per l’equilibri di genere), il lavoro da remoto ha penalizzato molto le donne, per varie ragioni. La possibilità di lasciare il focolare domestico per lavorare è sempre stato il primo step di una donna verso l’emancipazione, in quanto le permetteva sia di essere autonoma economicamente, ma anche di allontanarsi fisicamente dallo stress della vita famigliare. Tutto questo spesso significava anche poter fuggire dalla violenza domestica, che infatti è aumentata durante il Lockdown. Quello che abbiamo visto durante il Lockdown, sono state donne che, oltre alla loro occupazione principale, hanno curato casa e figli ininterrottamente.

Per fare in modo che lo smartworking diventi davvero uno strumento utile per ottimizzare i tempi sul lavoro, abbiamo bisogno di un sistema scolastico adeguato, e di una parità di genere assoluta per quanto riguarda le mansioni domestiche. Fino ad allora, lo smartworking sarà un privilegio esclusivamente maschile.