Moda

Louis Vuitton SS24: l’iconografia secondo Pharrell

Lo scorso 20 Giugno, sotto le luci di Pont Neuf a Parigi, Pharrell Williams debutta con la sua prima collezione da direttore creativo per Louis Vuitton Men. Uno show attesissimo dagli insider, divisi (ancora adesso) tra supporter e diffidenti, che ripercorre la stessa strada intrapresa dal predecessore Virgil Abloh, con macro stampe e tributi all’ iconografia della maison. Tra damier e loghi stampati la sfilata ridisegna l’uomo Louis Vuitton immaginandolo più fluido, pop, dall’immagine convenzionale.

Louis Vuitton SS24: il debutto di Pharrell Williams in nome della musica

Conclusasi Milano, il viaggio continua nell’ultima capitale della moda, Parigi, ed il primo show d’apertura è proprio lui: Louis Vuitton SS24 uomo. A dirigere i giochi il cantante, produttore, attore e designer Pharrell Williams nella sua prima esperienza da direttore creativo, nonostante collaborazioni passate con Chanel ed Adidas. La collezione è una dichiarazione d’amore del designer alla longeva storia della maison, dal titolo L(V)overs, in un trionfo di simbolismi e musica, dove quest’ultima diventa un retaggio culturale che unisce l’attività di cantante di Williams e la pop culture alla quale si rivolge. Dalla cultura underground parigina a quella americana degli anni ‘70-‘80, la musica non manca: ad accompagnare lo show la band con coro Virginia Voices, alternata alla messa in onda del nuovo singolo di Pharrell ‘’Joy (unspeakable)’’ e le due track Chains and Whipps e Peace Be Still, suonanti sin dall’arrivo degli ospiti, da Beyoncé a Asap Rocky, sulle rive della Senna ricoperte per la serata dalla stampa damier dorata. Ma la musica non si interrompe qui, ad aggiungersi è il micro concerto a sorpresa di Jay-Z: un momento che rimarrà impresso nella storia dei fashion show. Non a caso la scenografia assomiglia ad un lungo palco musicale, allo stage di un concerto nel quale si racchiude tutto il mutamento del brand, che dopo la perdita del suo ex designer, il quale aveva fatto raggiungere traguardi economici importantissimi alla proprietà, investe su uno dei suoi amici e stimato artista, e proprio in merito a questo, Williams non nasconde la ‘’paura delle sue ambizioni’’.

Il peso dell’ambizione

A richiamare il peso del ruolo, che sente di avere, è l’incipit dello show: un video che mostra un giovane attore che cammina lungo le rive del fiume parigino e sedendosi vicino ad un anziano gli rivela timori e ambizioni. A queste rivelazioni l’uomo più maturo risponde: ‘’I gesti parlano più delle parole’’. In poche battute il neo designer mostra la sua vulnerabilità, spesso nascosta dietro quell’espressione ‘’happy’’, come recita una delle sue più note canzoni, ma è anche un messaggio di rivalsa a tutti quelli che non lo ritenevano capace di una simile impresa.

‘’Vorrei che chiunque si soffermasse sul concetto di gratitudine, su quanto dobbiamo essere grati di quello che abbiamo, senza il quale non potremmo immaginarci il futuro. È importante il supporto di ognuno di voi’’

dice Williams al termine dello show, quando, con mani congiunte, si china in segno di gratitudine davanti a più di 300 spettatori. A sostenerlo ci sono i suoi amici di sempre, tutti raccolti sul ponte parigino, formando un pubblico tra i più stellati della storia degli show: Maluma, Jared Leto, Anitta, Lenny Kravitz, Tyler The Creator, lo star system musicale si raccoglie al capezzale del designer che si contamina da altri nomi del cinema come Zendaya e e della moda come Naomi Campbell, Jonathan Anderson ed il direttore creativo del womenswear Nicolas Ghesquière.

L’abito come cornice

Pharrell Williams idea una collezione, dove l’abito fa da accessorio alla scenografia, come cornice di un quadro animato. Williams, da collezionista, sembra conoscere accuratamente l’heritage della maison, i suoi simboli ed il suo archivio, rielaborati in look che guardando al taglio tailored di completi senza rinunciare alla sportività dell’underground di maglie da calcio e shorts in pelle. I primi look sono una serie di completi fatti di giacca e shorts. Il monogram appare come riccorrentemente su quasi ogni capo della collezione: cravatte, felpe in pelle, gonne, waders e cappotti leggeri dalle linee militaresche tagliati al laser, ma anche su bomber in pelle croco e borse riproducenti la shopper del brand in arancio e blu. Il damier, protagonista indiscusso della SS24 di Louis Vuitton, muta in una stampa military digitale dal rendering pixelato denominata ‘’Damouflage’’: un aggiornamento contemporaneo dei codici storici della maison. Quest’ultimo appare sui denim floccati, sui completi e sulle scarpe sportive. A spiccare anche l’iconica speedy che ritorna in una veste ironica e provocatoria, che si rifà alle copie vendute sulla Canal Street a NewYork. Ed insieme alla Speedy si aggiunge la reintroduzione della Miroir, riapparsa dopo anni di assenza. Alle borse Cappucine, Necerfull, Alma, si abbinano stampe su stampe, dai richiami più disparati come il volto dell’artista Henry Taylor, lo skyline di Parigi, e le scritte ‘’sciolte’’ Vuitton. E per il gran finale non possono mancare i bauli, che appaiono accompagnati da una golf car, in un chiaro tributo alle origini del brand, quando tutto nacque nella valigeria e prodotti da viaggio, anni e anni prima dell’arrivo di Marc Jacobs ed il debutto nel prèt-â-porter.

Luca Cioffi

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