Luchino Visconti, Il cinema tra neorealismo, politica e melodramma

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Di Stefano Delle Cave

114 anni fa nasceva il grande Luchino Visconti
Luchino Visconti, fonte cinematown.it

114 anni fa nasceva Luchino Visconti. È stato dei più grandi registi italiani del novecento e uno dei padri di quella grande stagione del cinema italiano che prende il nome di neorealismo. È stato il primo a rompere con il cinema di tradizione fascista adottando una visione più vera e cruda della realtà.

Visconti e il neorealismo

Influenzata da Jean Renoir a cui aveva fatto da assistente alla regia, Luchino Visconti prende subito le distante dal cinema di epoca fascista. Il grande regista milanese opta infatti per il racconto della realtà quotidiana con tutta la sua durezza dei fatti. Il suo primo film “Ossessione” segna dunque l’inizio del neorealismo con tutta la potenza della sua espressività incentrata sul racconto della realtà senza artefatti. Non solo Visconti vi aggiunge il suo gusto per il melodramma che trasforma il suo racconto in una vera e propria tragedia corale.

Sulla base di questa idea realizza un altro capolavoro come “La terra trema” che è il primo film in dialetto del cinema italiano. In questo caso Visconti rielabora “I Malavoglia” di Verga raccontandolo in base alla realtà del suo tempo ed ad una politica marxisista a cui lui era legato nonostante fosse di famiglia aristocratica. Aveva fatto inoltre durante la guerra parte della Resistenza rischiando di essere fucilato.

La famosa scena del ballo di Il Gattopardo

Visconti e la politica

La sua visione politica apertamente di sinistra darà Visconti notevoli problemi con la critica. Due sue grandi film come “Senso” e “Rocco e i suoi fratelli” non avranno, a causa della sua fede marxsista, il dovuto riconoscimento a Venezia con il Leone d’oro. Dal canto suo il grande regista milanese proseguirà con il suo gusto per il melodramma sapientemente sposato con una minuziosa ricostruzione storica. È quanto si può notare in “Senso” e soprattutto nel suo capolavoro “Il Gattopardo” che però paradossalmente si attira le critiche da sinistra per considerato troppo conservatore.

Si tratta invece di un film sontuoso e malinconico arricchito da molte leggendarie sequenze, come quella del ballo, e premiato con la Palma d’oro al Festival di Cannes. Questa pellicola, inoltre, fu molto importante perchè qui nasce quel racconto di un mondo in disfacimento che continuerà con la cosiddetta trilogia tedesca di cui un grande esempio è “La caduta degli dei”. Sono pellicole queste in cui Visconti accentua quel carattere di autore decadente ed introspettivo che tanto lo fa amare all’estero.