Il Natale, con la sua atmosfera di festa e gioia, spesso cela sfaccettature più profonde e riflessive. Luigi Pirandello, nel suo “Sogno di Natale”, ci conduce attraverso un viaggio onirico intriso di simbolismo, in cui le strade illuminate della città diventano il palcoscenico di un incontro straordinario con Gesù. Tenendo conto del Natale come festa laica e cristiana: cosa significa davvero accogliere il divino nelle pieghe della nostra esistenza?

Nel sogno di Natale di Pirandello

Il protagonista del racconto, immerso in un sogno surreale, segue Gesù attraverso vie deserte e una chiesa maestosa, dove la magnificenza degli ornamenti si scontra con la ricerca di un significato più profondo. La richiesta di Gesù di trovare un’anima in cui rivivere sottolinea il confronto tra il luccichio delle celebrazioni e la cruda realtà umana. L’autore mette in discussione il valore di ciò che consideriamo essenziale nella nostra vita quotidiana, invitandoci a riflettere su ciò che veramente conta.

Una basilica illuminata e la ricerca di significato

“Andammo così, fermandoci di tanto in tanto, per un lungo tratto, finché Gesù innanzi a una chiesa, rivolto a me, ch’ero la sua ombra per terra, non mi disse: ‘Alzati, e accoglimi in te. Voglio entrare in questa chiesa e vedere.'”

La magnifica basilica descritta da Pirandello si presenta come un luogo di sfarzo e devozione, dove la luce dei candelieri d’argento danza tra le brusche d’oro delle pianete. Tuttavia, Gesù desidera nascere veramente in questa notte non solo per coloro che festeggiano tra queste mura ma anche per chi si trova nelle ombre, nelle case umili, nell’oscurità dell’anima.

La scelta tra luce e ombra

“Uscimmo dalla chiesa, e Gesù, ritornato innanzi a me come prima posandomi una mano sul petto riprese: ‘Cerco un’anima, in cui rivivere.'”

La richiesta di Gesù di trovare un’anima disposta a ospitarlo solleva una questione cruciale: cosa siamo disposti a sacrificare per accogliere la luce divina nelle nostre vite? Pirandello ci presenta un dilemma straziante, in cui la scelta tra la magnificenza della città, i nostri sogni, e i comodi apparenti si scontra con l’appello a seguire un cammino più significativo.

La conclusione del sogno

“‘La città, Gesù?’ – io risposi sgomento. – ‘E la casa e i miei cari e i miei sogni?’ – ‘Otterresti da me cento volte quel che perderai.'”

La risposta del protagonista risuona con la consapevolezza del prezzo da pagare per accogliere il divino nelle proprie vite. La struggente ammissione di non poter compiere quel gesto, di non poter liberarsi dalle catene della vita quotidiana, colpisce profondamente.

Riflessioni finali

Come la mano immaginaria che spinge il protagonista contro il tavolino, il risveglio dall’onirico “Sogno di Natale” di Pirandello rappresenta il tormento quotidiano. Senza requie, senza posa, dobbiamo continuare a confrontarci con la scelta tra la luce e l’ombra, tra ciò che è familiare e comodo e l’appello a seguire un cammino più profondo. In questo Natale, potremmo riflettere sulle parole di Pirandello e chiederci se siamo disposti a compiere quel gesto straordinario di accogliere la luce divina, anche se significa sacrificare ciò che consideriamo essenziale. Solo così, forse, potremo trovare il vero significato di questa festa e lasciare che la luce di Natale risplenda nelle nostre vite.

Maria Pina Coico