Cultura

“L’ultima occasione”,Vincenzo Contreras: un esordio letterario tra sogno e illusione

L’ultima occasione è l’esordio letterario di Vincenzo Contreras edito Ali Ribelli Edizioni per la collana Intrecci. Un libro fra sogni, enigmi e illusioni.

L’ultima occasione, Vincenzo Contreras: storia di una lucida follia

Joker, in apparenza, soltanto, un rapinatore mentalmente disturbato è in realtà un saggio imbonitore di folle; capace di vedere lucidamente verità ad altri ignote. Cerone bianco, rossetto rosso e kajal nero, per nascondersi durante i furti; un vero e proprio rituale, l’unico che lo fa sentire davvero bene. Sempre la stessa dinamica, l’inchino col cilindro in mano e il saluto prima di ogni “colpo”; un rapido prelievo e una veloce uscita di scena verso un luogo sicuro. Ma non quest’ultima volta, quando la sequenza si è interrotta bruscamente, per colpa di un cassiere che subdolamente ha dato l’allarme; un’azione che lo costringe a una vivace improvvisazione. Una fuga rocambolesca per le strade della città, tra passanti e bambini, contro la polizia che lo accerchiava da ogni lato.

Braccato, ma non spacciato, a mani alzate è uscito dall’auto per iniziare il suo comizio; uno show per attirare l’attenzione degli astanti e rivelare il perché della sua scelta di vita.

«“Signori e Signore, Ladies and Gentlemen, spero che lo spettacolo vi sia piaciuto, e che vi comportiate allo stesso modo se avrete il piacere di assistere ad un altro mio show!” Misi il cilindro in testa e feci per inchinarmi, accennai appena il movimento il busto leggermente inclinato ma non del tutto; la testa ancora alta, lo sguardo non mirava a terra ma si fermò a metà corsa. Quando non avevo più la visuale dalla mia altezza naturale, dritto in piedi, né quella con sguardo a terra e, carico di tensione; come al termine di ogni rapina, compievo quel rituale rischioso ma voluto e dovuto».

Per lui, il vero colpevole è la società alla quale paga il prezzo della libertà a colpi di rapine, per non rimanere inerme – come tutti gli altri – costretti a sopravvivere tra un lavoro stressante e una famiglia oppressiva.

«“Complici di chi ruba a noi e a tutti voi, il tempo, i giorni fatti di sole, la libertà in nome di un lavoro, in nome di un’economia malata da far girare!” urlai, per poi continuare con un tono più pacato. “In nome del buon nome, dell’onore di spaccarsi la schiena ogni santo giorno in modo onesto, come unico modo per essere considerate delle brave persone agli occhi del vicino, agli occhi dell’amico e agli occhi del suocero e del resto del parentato”.»

Un vate con uno sguardo disilluso sul mondo, che nella sua lucida follia, esorta tutti a non sprecare la propria l’ultima occasione di felicità.

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