Nasceva oggi il leader del movimento per i diritti civili Martin Luther King che, dopo il boicottaggio dei bus di Montgomery, diventa il primo volto della lotta per i diritti civili dei neri. Figlio della cultura delle Black Churches e delle istituzioni formative accessibili ai neri, fa propria la modalità nonviolenta d’ispirazione gandhiana. Ne farà la propria bandiera durante gran parte della sua carriera di predicatore e del suo percorso di leader.
Due strade fuse in una. Anche i discorsi più politici di King vengono infatti scritti come sermoni e hanno un forte nucleo religioso. Questo perchè cristiano è il sistema di valori a cui si rifà il leader per combattere “il peccato originale d’America“. Quello schiavismo che vede la sua conseguenza nella segregazione ancora in atto negli Stati Uniti degli anni ’60.
Martin Luther King, la svolta antimilitarista
I discorsi di King sono sempre stati intrisi di un forte ottimismo: il pastore guardava con speranza al supporto delle istituzioni, alla collaborazione con i bianchi con gli stessi ideali e, più semplicemente, al futuro. Con l’escalation in Vietnam la situazione, tuttavia, cambia e il leader del Movimento abbandona la propria disillusione per focalizzare meglio quella che chiama la “malattia morale” dell’America.
“È la malattia del razzismo, dell’eccessivo materialismo e del militarismo”
Martin Luther King
Una malattia triforme, in cui razzismo, materialismo e militarismo si compattano minacciando la sopravvivenza della civiltà occidentale. Questo è il discorso dominante nell’ultima fase dell’attivismo di Martin Luther King: “The Three Evils of Society“. I tre mali della società.
Siamo nella seconda metà degli anni ’60 e King ha ormai rinunciato ad un appoggio concreto da parte della Casa Bianca, con cui ha rotto i rapporti all’inizio del ’67. Nell’aprile di quell’anno con il discorso alla Riverside Church, “Beyond Vietnam: A Time to Break the Silence“, il leader prende finalmente posizione sulla guerra in Vietnam e dà inizio a quella fase antimilitarista, troppo politica per i suoi detrattori, che si crede essere la ragione del suo assassinio.
Agli occhi di King la guerra sposta l’attenzione dai diritti civili, assorbe le risorse destinate al welfare per investirle in violenza e crea nuove sacche di povertà, ampliando la distanza tra classi sociali e bianchi e neri. Ecco come si fondono coerentemente l‘antirazzismo e l’antimilitarismo nella retorica del pastore di Atlanta.
Una rivoluzione di valori
C’è però ancora uno spiraglio di luce nell'”ora buia” di cui parla King. In conclusione ai suoi discorsi il leader, sempre meno popolare in quest’ultimo periodo della sua vita, recupera un pizzico di fiducia nel futuro e identifica una possibile risposta alla decandenza morale dell’America.
Il recupero di quello spirito rivoluzionario che lui riconosce nell’identità della società occidentale. Una “radicale rivoluzione di valori” per risollevare il destino dell’America, e dell’Occidente tuttto, per una società che possa riconquistare una dimensione più umana ed inclusiva.
Debora Troiani
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