L’uomo schizoide del nostro secolo

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Di Redazione Metropolitan

È protagonista dei dipinti di Munch e dei testi dei King Crimson: l’orrore angosciante di un uomo senza certezze.

Chiamala figlia della luna, che danza nelle acque poco profonde di un fiume.

Questo è l’incipit di Moonchild, quarta traccia dell’album In the Court of the Crimson King.

È il 1969 quando a Londra nascono i King Crimson (“Re Cremisi”). Band rock progressiva che, in circa 50 anni di attività, ha dato vita ad un repertorio che vanta influenze jazz, elettroniche, metal e di musica classica, pubblicando un numero considerevole di album.

King Crimson (foto dal web)

Il primo di questi, già citato, si intitola In the Court of the Crimson King. Uscito nell’ottobre nel 1969, è considerato una delle raccolte più influenti del genere. Composto da cinque brani, l’album è incentrato su un’unica tematica: l’angoscia dell’uomo contemporaneo.

Già dal primo pezzo lo si intuisce facilmente. Il titolo della canzone è 21st Century Schizoid Man, ed è attraversato da urla, sangue, funerali. Il mondo è abominevole, un luogo di morte dove gli artisti non hanno più di che vivere.

“Nothing he’s got he really needs… Twenty first century schizoid man.”

Segue I talk to the wind, dove il protagonista si interroga sulla consistenza del mondo contemporaneo. Nessuno con cui confrontarsi. Le sue parole vengono deportate dal vento in un luogo lontano, fatto di disillusione e confusione totale.

“L’Urlo” disegno di Munch (foto dal web)

Uno smarrimento che raggiunge il culmine in Epitaph.

Quando ogni uomo sarà fatto a pezzi, con i suoi incubi e i suoi sogni, nessuno poserà più la corona d’alloro, quando il silenzio affogherà le urla.

Confusion will be my epitaph”, perché la parete sulla quale scrivevano i profeti si sta incrinando nelle giunture. “Ho paura che domani piangerò”. Il destino dell’umanità è nelle mani dei folli.

Non ci resta che evadere in una realtà fantastica, fatta di illusioni e tempi antichi, abitata da desideri e figure mitologiche. È il mondo di Moonchild, della figlia della luna.

Adorabile figlia della luna, che sogna all’ombra di un salice, dorme ai piedi di una fontana e aspetta che il sole risplenda da dietro la montagna. Ha un’aura mistica, mentre agita una bacchetta d’argento e gioca a nascondino con i fantasmi dell’alba.

È forse questo il mondo della corte del Re Cremisi? Dopotutto, In the Court of the Crimson King è anche il titolo dell’ultima traccia.

Rosso cremisi (foto dal web)

È come inseguire il Bianconiglio e dopo vari episodi arrivare in una realtà meravigliosa e terribile. Alla corte di King Crimson, il Re Cremisi di quel rosso luminoso tendente al violaceo, ci sono pellegrini, streghe, giocolieri. Le vedove piangono mentre l’orchestra suona, e i guardiani della città chiudono le serrande sopra ai sogni.

Chi è il Re Cremisi? La band utilizza l’appellativo come sinonimo di Beelzebub, signore dei demoni. Del “Re Rosso” ne parla anche Stephen King nei suoi romanzi, associandolo alla figura di un malvagio e potente nemico.

Copertina interna dell’album
(foto dal web)

Qualunque sia il riferimento diretto, del Re Cremisi del gruppo abbiamo l’immagine. È Barry Godber che disegna le copertine dell’album. Quella interna rappresenta il famoso sovrano rosso, di cui tanto abbiamo parlato. È inquietante, ma pare ora innocuo. Caratterizzato da una calma che ben si contrappone alla pazzia dell’uomo schizofrenico del nostro secolo, ritratto, invece, nella copertina esterna del disco.

Copertina esterna dell’album (foto dal web)

L’urlo lancinante deforma la fisionomia del volto, mentre gli occhi sembrano uscire dalle orbite e la pelle si colora di un rosso sangue e violento. È L’urlo di Munch. Non c’è bisogno di essere critici d’arte per rivelarlo, tanto le due figure sono simili, sia a livello grafico che di significato.

Nel dipinto del pittore norvegese c’è lo stesso sangue, che si irradia nel rosso del cielo, ammassandosi al posto di quelle che dovrebbero essere nuvole. Il protagonista si schiaccia il viso tra le mani, così forte è il bisogno spasmodico di gridare. Un urlo lancinante che deforma il suo corpo e il paesaggio circostante.

L’Urlo di Munch (foto dal web)

Grido di terrore che assume valenza universale, di fronte all’orrore angosciante del mondo contemporaneo, del quale non si hanno che dubbi.

L’uomo impazzisce di fronte al crollo delle certezze. Religione, tradizioni, tutto il sistema di valori che da sempre organizza il modus operandi dell’umanità, a partire dalla notte dei tempi, viene a cadere in epoca contemporanea, cedendo il posto al mito del consumismo sfrenato, della cultura di massa e degli acquisti compulsivi.

Le grandi lanterne ideologiche di Pirandello si sono spente, e nell’improvviso buio tutte le singole lanternine si sparpagliano in gran confusione, dando vita all’uomo schizoide del ventunesimo secolo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=sXZc0ptqFxw

 

 

Laura Bartolini