Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Prendiamo il nostro aereo e da Cannes spostiamoci a Venezia. Andremo in laguna alla scoperta di un film che ha fatto vincere il secondo Leone d’oro ad un regista taiwanese. Parleremo di amore, resistenza e tradimenti. Abbiamo dedicato questa puntata a “Lussuria-Seduzione e tradimento” di Ang Lee

Lussuria-Seduzione e tradimento, lo stile autoriale di Ang Lee

Una donna cinese seduce un connazionale collaborazionista per farlo uccidere dalla resistenza antigiapponese durante la seconda guerra mondiale. È la base per la trama intensa e passionale di “Lussuria-Seduzione e tradimento” di Ang Lee. Il maestro taiwanese utilizza uno stile pulito ed equilibrato da qui trasuda quell‘autorialità che trascende ogni barriera culturale. Quello che ne deriva è un racconto senza fronzoli dove viene mostrato sia il punto di vista e dei vincitori che dei vinti. Una storia dove la passione è la vera protagonista.

La bravura di Ang Lee sta proprio nella rappresentazione del coinvolgimento passionale che prende il sopravvento su tutto mettendoci di fronte alle pericolosità delle passioni. I 157 minuti di durata diventano perciò un tempo non eccessivo ma dilatato dalla macchina da presa che contribuisce in maniera decisiva alla ricostruzione dell’universo dell’omonimo romanzo di Eilenne Chang. Un altro contributo essenziale è sicuramente dato dall’intenza interpretazione del cast con uno straordinario Tony Leung Chiu Wai e dalla bellezza delle scenografie e dei costumi.

Una scena di Lussuria-Seduzione e tradimento, fonte Giacomo Draghetti

Una vittoria che ha diviso la critica

Quando Ang Lee nel 2007 venne annunciato nuovamente vincitore a Venezia dopo il trionfo di “I segreti di Brokeback Mountain”, la critica rimase parzialmente divisa dal verdetto. Da un lato c’era chi vedeva questo vittoria come assolutamente meritata e simbolo di quella rivoluzione cinematografica asiatica che stava travolgendo le coscienze europee. Dall’altro parte della critica non riteneva questo film all’altezza del precedente veneziano di Lee preferendogli “Io non sono qui” di Todd Haynes o “Redacted” di De Palma.

“Lussuria-Seduzione e tradimento” veniva accusato dai suoi detrattori di essere un polpettone. Gli si rimproverava l’eccessiva e noiosa durata di due ore e mezzo di intrecci politico-sentimentali interminabili. Lo si riteneva solo un film ben fatto ma non meritevole di una vittoria che sarebbe arrivata con l‘aiuto del presidente della giuria. A presiedere i giurati del festival nel 2007 c’era, infatti, il regista cinese Zhang Yimou che avrebbe aiutato il suo collega asiatico.

Stefano Delle Cave