
Malika Chalhy, approda nel salotto televisivo del Maurizio Costanzo show per raccontare la sua storia. La ragazza di Castelfiorentino non può rientrare in casa da tre mesi perchè cacciata dai suoi genitori dopo aver confessato di essersi innamorata di una donna.
Malika Chalhy: “Ai miei genitori dico fatevi aiutare”
“Ai miei gentori dico: fatevi aiutare, chiedete aiuto”. Esordisce così la ventiduenne toscana al fianco di Tommaso Zorzi ormai ospite fisso di Maurizio Costanzo. La vicenda della giovane ha suscitato un forte clamore mediatico. Si inserisce tra il recente episodio di violenza verso due ragazzi gay a Roma vittime di violenza perchè si baciavano e il dibattito aperto sull’ approvazione del disegno di legge zan, contro l’omotransfobia. Un tema a cuore anche a Tommaso Zorzi, da anni paladino dei diritti della comunità Lgbt., e a Fedez e Elodie che continuano a dedicare storie dai loro social network alla questione.

La storia della ventiduenne di Castelfiorentino
La ragazza, circa tre mesi fa, decide di raccontare alla sua famiglia tramite una lettera di essere omosessuale. Per tutta risposta era stata riempita di insulti e minacce. I toni dei messaggi vocali su Whatsapp ricevuti dalla madre sono davvero pesanti: “Sei uno schifo, lesbica, se ti vedo t’ammazzo. Non mi portare a casa quella puttana perché le taglio la gola, sei la rovina della nostra famiglia”, ancora: “Ti auguro un tumore, sei la rovina della famiglia, meglio una figlia drogata che lesbica”.
La ragazza viene, quindi, cacciata di casa, i genitori cambiano anche la serratura per impedirle di portare via le sue cose. Tre giorni dopo , Malika prova invano a rientrare accompagnata dai carabinieri.
“Arrivata davanti a casa con i Carabinieri ho chiesto gentilmente a mia madre di farmi entrare solo per riavere i miei vestiti e le mie cose, ma lei, rivolgendosi ai due agenti, ha detto di non sapere chi fossi”, racconta Malika.
Non era la prima volta che Malika era vittima di omofobia in famiglia, racconta infatti che in passato si era iscritta a calcetto all’insaputa della famiglia. Un giorno i suoi genitori aveva scoperto maglia e pantaloncini da calcio e l’avevano picchiata e costretta ad smettere. Dopo essere stata cacciata di casa, Malika si rivolge al sindaco di Castelfiorentino, che aveva espresso la sua solidarietà.
”I genitori per ora non cambiano idea, non accettano questa cosa. Ci vuole del tempo, forse. Intanto ho chiesto alla città il massimo riserbo sulla vicenda: in questo momento potrebbe aiutare”, dichiara il primo cittadino.
Le dichiarazioni di Malika
A seguito del clamore suscitato dalla storia di Malika, per lei sono stati raccolti 80 mila euro, che le saranno necessari per iniziare una nuova vita da sola. In proposito la ragazza racconta:
“Ora vivo a Firenze, a 30 chilometri da casa. Non li ho più visti e sentiti, mi è arrivato soltato un messaggio quando è scoppiato il boom mediatico in cui venivo ringraziata per quello che ero arrivata a fare. Io credo la cosa più importante sia instaurare sempre rapporti di dialogo, di non nascondere i propri sentimenti”.
La ragazza, su Instagram, ha cercato di arginare i messaggi di odio rivolti ai suoi genitori su social:
“Non mi interessa minimamente che vengano rivolti insulti ai miei “genitori”. Credetemi ci sto male per ciò. Ho denunciato alle forze dell’ordine e poi alla stampa per difendermi dall’odio. Qualsiasi risposta che contenga odio non è solo fuori luogo, ma anche controproducente! Chiunque mi voglia aiutare in questa battaglia, sostenere la mia causa della parità dei diritti, condivida ogni qualsiasi articolo contenente questo tema, contribuisca all’arricchimento del dibattito. Ma non contribuisca a diffondere odio.”
Nel corso della puntata del Costanzo Show si parlerà anche di “rapporti tra uomini e donne”. Tra le ospiti, la cantante e prof di “amici” Arisa che dedica “Sincerità” a Malika. Certamente la storia di Malika ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che, in teoria, dovrebbe essere lungamente sdoganato. La reazione dei suoi genitori preoccupa non poco e legittimamente induce a domandarsi: come può essere più importante l’orientamento sessuale di un figlio rispetto all’affetto incondizionato che li dovrebbe legare?
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