Manuel Agnelli non ha nulla di nuovo da dire, nessuna novità musicale da presentare, e ne è più che consapevole. “Questa data è inutile, non serve a un ca**o“. Così ha presentato la sua tappa capitolina sul palco del Rock in Roma, il frontman degli Afterhours. Ma il concerto di ieri sera, 17 luglio, è stato veramente superfluo? Spoiler: assolutamente no.

“Questa data è inutile, non serve a un ca**o” e invece è stata indispensabile

Manuel Agnelli live Rock In Roma 17.07.203 - Ph © Emanuela Vertolli
Manuel Agnelli live Rock In Roma 17.07.203 - Ph © Emanuela Vertolli
Manuel Agnelli live Rock In Roma 17.07.203 - Ph © Emanuela Vertolli

La notte è ormai scesa, l’afa sta lasciando il posto all’umidità tipica delle serate estive romane e in sottofondo soltanto il frinire delle cicale quando risuona la chitarra distorta che apre “Severodonetsk” e da un angolo in fondo al palco entra Manuel Agnelli. Statuario, si posiziona di fronte all’asta del microfono cominciando a cantare, ma quell’attimo di staticità dura ben poco: a ogni colpo di cassa improvvisa quei suoi tipici movimenti che lo rendono l’Iggy Pop nostrano, prima di sfilare il gelato e avvicinarsi alla platea per salutare, a modo suo, il suo pubblico. L’ex giudice di X Factor è conosciuto per la sua estrema sincerità, sia in termini positivi che negativi, da cui nessuno è esente, neppure lui e il suo lavoro: al termine della sua esibizione d’apertura, definisce questa data riferendosi al tour in generale, come già anticipato, inutile perché priva di novità.

Ma “privo di novità” può essere veramente sinonimo di “pleonastico”? Forse, ma per gli altri che non sono Manuel Agnelli. Il concerto di ieri sera da “superfluo” è passato, in un rapido schiocco di dita, a essere un qualcosa di strettamente necessario. Perché? Perché non serve chissà quale grande motivazione per godere di un’Esibizione del polistrumentista milanese, (quella maiuscola è quanto di meno casuale possa esserci), oltre al puro e semplice piacere di ascoltarlo.

Il Rock in Roma è il suo tempio e Manuel Agnelli è religione

Avevamo veramente bisogno di tornare ad ascoltare live il rocker più temuto della scena, avevamo veramente bisogno di ascoltare live buona musica suonata con talento vero. Grande ospite a sorpresa della data romana è stata la mano rotta di Agnelli che ha suonato senza mai dar segno di cedimento e che, piuttosto, ha confermato essere ciò che è: un Dio blasfemo, forgiato dalle fiamme dell’inferno, quello stesso inferno di cui canta in una strofa di “Male di miele“, brano che assolutamente non poteva mancare in scaletta. 27 brani nel corso della serata, dai singoli più recenti composti da solista, provenienti dall’album “Ama il prossimo tuo come te stesso“, come “Signorina Mani Avanti“, “Milano con la Peste“, “Lo sposo sulla torta“, “Guerra e Pop Corn“, a quelli storici, prodotti con la band di tutta la vita, come “Veleno“, “Anni 80“, “Non è per sempre” e “Padania“.

Dunque, il Dio blasfemo di tutti i peccatori non avrà portato nessuna novità ma sicuramente non è vero che non aveva nulla da dire. Manuel Agnelli ha ribadito che, in un mondo ormai devoto all’autotune, fatto di testi mediocri, musichette ridicole e banali, il vero musicista vince ancora. Una chitarra non è semplicemente uno strumento da suonare, una chitarra è l’amante da possedere con passione e sensualità, ma questo discorso applicato alla prestazione di Agnelli è valido su tutta la scena, perché non si risparmia. Interagisce, senza mettere mano, con la chitarra di Frankie, con la batteria di DD, con il basso di Giacomo e con il polistrumentismo di Beatrice, amalgamandosi perfettamente con questa nuova formazione che fino a pochi mesi fa risultava essere ancora acerba, ma a oggi, ben assemblata.

Il concerto di Manuel Agnelli è la dimostrazione, che sì… Si potranno anche riempire stadi, ma senza saper suonare, senza avere davvero qualcosa di materiale da trasmettere, si resta vani, impersonando veramente quel qualcosa di “inutile” citato inizialmente. Le nuove leve hanno ancora tanto da imparare da quei mostri sacri, che umilmente, aprono un concerto e ammettono “di non avere niente di nuovo da presentare“. Non solo a far venire la pelle d’oca a chi ascolta, anche qualcosa in più. Quindi, no caro Manuel, la data romana non è stata inutile, bensì, è stata indispensabile e preziosa.

Articolo di Valentina Galante

Le immagini sono a cura di © Emanuela Vertolli

Seguici su Google News