Manuel Agnelli, recensione dell’album “Ama Il Prossimo Tuo Come Te Stesso”: un fuoriclasse oltre il tempo e lo spazio

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Di Valentina Galante

Una fotografia in bianco e nero, una malinconica eleganza e un’anima devota al rock: ha questo volto l’esordio solista di Manuel Agnelli con l’album Ama Il Prossimo Tuo Come Te Stesso. Parlare di lui come di un esordiente potrebbe suscitare un sorrisetto goliardico, eppure, il famigerato frontman degli Afterhours, baluardo della scena musicale alternativa italiana, da un paio di mesi a questa parte sta sperimentando questo ruolo che ben si addice al suo personaggio.

Dunque, un’era florida per il musicista che, dopo la riuscitissima esperienza nazional popolare da giudice a X Factor, torna a essere ancora una volta l’uomo del momento confermando quella sua aura fatta di fascino e sacralità che soltanto chi è destinato a restare iconico e a scatenare rivoluzioni, ha. L’atmosfera descritta all’inizio dell’articolo si rintraccia facilmente nelle ultime novità pubblicate dal cantautore, infatti il 19 ottobre e il 4 novembre hanno visto la luce due videoclip d’impatto, “Milano con la peste” e “Lo sposo sulla torta“. Entrambi portano la firma, alla regia, di Pierpaolo Moro ed entrambi i video parlano una lingua non scritta fatta di moti interiori, nostalgia e riflessioni.

Manuel Agnelli, nella tracklist dell’album “Milano con la peste”: una perla neorealista

Manuel Agnelli in "Milano con la peste" estratta dal primo album solista
Manuel Agnelli in “Milano con la peste” estratta dal primo album solista

Milano con la peste” è una perla rara: racconta di un amore vero ma incompiuto e per questo eterno, una di quelle storie che vede scorrere intorno a sé la vita mentre, con forza inaudita, si aggrappa alla testa e al cuore, amalgamandosi e diventando un tutt’uno con la carne e il sangue di chi ama. Un amore maledetto, insomma. E il dolore inflitto da questa maledizione lo canta bene la voce ruvida e graffiante di Agnelli, il quale, si accompagna magistralmente al pianoforte trasmettendo all’ascoltatore il proprio tormento e giusto in questo passaggio risiede la grandezza dell’artista: comincia un gioco in cui immagini e musica si rincorrono fino a intrecciarsi sullo sfondo di una Milano neorealista e, immergendosi nelle note profonde del brano, chi ascolta diventa vittima dell’effetto specchio, immedesimandosi nella passeggiata solitaria e contemplativa di Manuel Agnelli, alternando vicoli deserti e silenziosi a piazze affollate e affaccendate, e riconoscendo in quel cordoglio, che anima la struttura narrativa, il suo stesso sentire.

Nonostante ciò, la vera chicca è data dalla pubblicazione del più recente “Lo sposo sulla torta“. Anche qui, il black&white la fa da padrone e alle spalle una scenografia che ricorda l’allestimento di un prom (il ballo di fine anno tipico dei licei americani, per intenderci) anni ’80, dove la festa è già finita. I coriandoli sono a terra, i festoni sciupati e i flûtes di champagne ormai vuoti, abbandonati sui tavoli sfatti. Quest’aria decadente viene sdrammatizzata dal ritmo trascinante del brano che, ricalcando la struttura della canzone soul, racconta il gioco ricorrente all’inizio di una relazione, quasi sull’orlo della schizofrenia: quando tutto risulta nuovo e al contempo già vissuto, non esistono ancora confini e l’unica certezza è proprio che tutto appare incerto e instabile.

Manuel Agnelli, nel nuovo album “Schizofrenia gusto amore”, Vaselyn Kandysky e l’esordio di Emma Agnelli

Ma quello che stravolge davvero il contesto, portando luce, è l’entrata in scena di una figura che fin dall’uscita del singolo è stata al centro dell’attenzione: tutti si sono interrogati su chi fosse e che faccia avesse quella Vaselyn Kandynsky dalla voce cristallina che duetta con Agnelli. Finalmente, il mistero è stato svelato. Con la leggerezza di una farfalla e la grinta di una giovane punk, Emma Agnelli fa il suo debutto in grande stile. Affiancando il genitore, smentisce quel falso mito di cui spesso i figli d’arte sono vittime, perché, il suo talento e la sua personalità si affermano con decisione e arrivano diretti, a prescindere dalla sua eredità genetica, conquistando chi la guarda ballare e cantare con classe, mentre mantiene la freschezza tipica dei suoi diciassette anni. In un post Instagram caricato sul suo profilo, il rocker ha raccontato come la scelta per questo duetto sia ricaduta su sua figlia e di aver optato per l’utilizzo dello pseudonimo adottato dalla ragazza nella formazione della propria band, non per una motivazione legata a una strategia di puro marketing, bensì a causa dell’istinto naturale intenzionato a proteggerla dai pregiudizi del pubblico.

Manuel Agnelli : “Ama il prossimo tuo come te stesso”, un album inaspettato

Manuel Agnelli e Vaselyn Kandysky nel videoclip de “Lo sposo sulla torta”.

I brani citati fanno parte dell’album “Ama il prossimo tuo come te stesso“, uscito il 30 settembre di quest’anno. Ne era stato già dato un assaggio con l’anticipazione di alcuni pezzi, quali “Proci“, primo estratto in assoluto, e “La profondità degli abissi“, presente nella colonna sonora del film “Diabolik“, targato Fratelli Manetti, e per questo vincitore di un David di Donatello e di un Nastro d’Argento come “miglior canzone originale“. Durante la conferenza stampa indetta proprio per il lancio del nuovo disco, il cantante ha affermato di aver cominciato a scrivere nel corso del lockdown, inconsapevole di dove questa continua scrittura l’avrebbe condotto, evidenziando quindi come non ci sia mai stato un progetto ben delineato. Tutto è nato e cresciuto in modo più che casuale, addirittura alcune melodie si sono delineate da sole, suonando oggetti casalinghi e rudimentali e giungendo inaspettatamente alla nascita di questo nuovo figlio.

Il risultato ottenuto, però, si è rivelato al di sopra delle aspettative: Manuel Agnelli si mostra al mondo come autore, interprete, musicista e co-produttore. Si conferma un saggio conoscitore di musica di tutti i generi e sperimenta abilmente connubi tra sonate intrise di dolcezza e rock rumoroso, lasciando intromettere la malinconia pacata e discreta del pianoforte. Quest’esperienza solista diventa così sinonimo di consapevolezza delle proprie potenzialità e proprio come tenuto a specificare dall’artista, non rappresenta assolutamente una rottura con quello che c’è stato precedentemente nella sua carriera, ma piuttosto una continuazione: per questo motivo è più che normale ritrovare, odorare e riconoscere quelle tracce sonore appartenenti agli Afterhours. Ovviamente sorge spontaneo domandarsi se ci sia una differenza tra i due percorsi e la risposta è sì, c’è un’enorme differenza.

L’essenza profonda di Manuel Agnelli e il rapporto con gli Afterhours

In realtà, il discorso da compiere è molto più ampio e complesso: per capire la sostanziale diversità, bisogna guardare un po’ indietro. In più di un’intervista, a chi gli domandava anticipazioni o notizie riguardanti l’attività creativa degli Afterhours, Manuel Agnelli giustificava quel silenzio spiegando la vera natura del suo gruppo, ovvero, che non funziona secondo i modus operandi di una comune band poiché costituisce un progetto musicale che, in quanto tale, procede solamente quando e se programmato. Un progetto si caratterizza per la mancanza di spontaneità, elemento che invece risulta vitale per l’atto creativo. Assodato ciò, è impossibile negare che Agnelli costituisca l’essenza basilare degli Afterhours ma, seppur fondante, ne rimane semplicemente una parte. Questo lo si comprende ascoltando i vecchi album del complesso, dove si intuisce ma non si afferra totalmente l’identità del vocalist e quella degli altri membri, i caratteri si mescolano partorendo quella fetta di alternative rock italiano che ben conosciamo.

La stessa dinamica si ripete anche nel primissimo tentativo solista del musicista, “An evening with Manuel Agnelli“, uscito nel 2019. Si tratta della registrazione di due date tenute al Teatro dal Verme di Milano, facenti parte del tour teatrale in cui, accompagnato unicamente dal violinista Rodrigo D’Erasmo, Agnelli suona in versione acustica cover di altri artisti, tra cui Tom Waits, Lou Reed e Lana Del Rey, ma soprattutto, alcuni dei brani più rappresentativi degli Afterhours, come “Male di Miele” e “Strategie”. Osservato con un certo occhio critico, potrebbe apparire quasi come un’antologia sonora di quell’educazione musicale che si muove di pari passo alla sua esistenza e quindi raccontare una sorta di autobiografia in musica, eppure manca ancora qualcosa di percettivamente immediato che così impedisce la ricezione profonda del cantautore.

Manuel Agnelli, il primo album :il talento vero non va in pensione

Ama il prossimo tuo come te stesso” invece ce la fa senza lasciar dubbi, riesce a raccontare il meraviglioso mondo di Manuel Agnelli e ne fa trapelare tutte le sfumature, non solo attraverso il suo lavoro artistico ma anche grazie a tutto quello che di introspettivo ne consegue. Finalmente, il guardingo ex giudice di X Factor si lascia andare e conoscere per ciò che è realmente, acconsentendo all’emergere delle mille sfaccettature che lo rendono sé stesso: c’è un Manuel devoto al romanticismo, passionale e sensibile, un Manuel provocatore, pronto a smantellare i tabù per mezzo della sua cultura, un Manuel cantastorie, un Manuel padre e papà. Con questa pubblicazione, come già detto, è messa in mostra la crescita umana e lavorativa di Agnelli che, a partire dal 3 dicembre con prima tappa a Bari, culmina in un tour nei club della Nazione.

Anche questo ritorno ai live è un segno evidente di quanto ancora ci sia da dire e di quanto sia costante la voglia di fare musica, la quale ha persistito in maniera immutata e durevole nel corso della carriera. Carriera che l’altro ieri, 16 novembre, l’ha portato a ricevere il Diploma ad Honorem del Master in Editoria e Produzione Musicale dell’Università IULM di Milano. L’Ateneo gli ha conferito tale riconoscimento, motivandolo così: “Per il ruolo poliedrico e fondamentale che ricopre nel panorama musicale e culturale, per la cifra rivoluzionaria della sua musica e per lo spessore e per la profondità dei suoi testi“. Le parole riservategli dal Rettore durante la premiazione descrivono alla perfezione il modo in cui Manuel Agnelli si sia evoluto e si evolve senza mai perder colpo, né tantomeno invecchiare, mantenendo viva e contemporanea la propria poeticità e, infine, testimoniando che quando uno è un fuoriclasse, lo rimane sempre, oltre il tempo e lo spazio.

Articolo di Valentina Galante

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