Marco Marzocca, chi è la moglie Liliana Bula: “L’ho conosciuta via chat”

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Di Redazione Metropolitan

Marco Marzocca ha vissuto per anni negli Stati Uniti, in Florida, assieme alla moglie colombiana Liliana Bula, e ai suoi figli: “Mia moglie è colombiana, ha vissuto metà della sua vita in un altro continente e metà in Italia. Dall’Italia ci siamo trasferiti negli Usa, un altro mondo, una cultura diversa, il prendere la vita in maniera differente. Abbiamo deciso di dare ai nostri figli questo bagaglio culturale, l’apertura mentale verso qualsiasi tipo di cultura e qualsiasi tradizione, perchè siamo convinti che serva ad aprire la mente, ad affrontare meglio la vita, più si sa e più potere si ha nella vita”.

Marco ha una moglie, una donna di origine colombiana, Liliana Bula Ferrer che ha raccontato di aver conosciuto grazie ad un gruppo di discussione sul turismo.

“Abbiamo cominciato a chattare e sentirci con un antenato di Skype. Le ho mandato una fotografia con un bonsai e poi abbiamo iniziato a sentirci per telefono”.

E a proposito di trasferimenti all’estero Marco Marzocca ha aggiunto: “L’italiano ha una grande volontà di tramandare la lingua, e io ho lo stesso problema perchè l’ultimo figlio nostro è nato negli Stato Uniti, Massimo, che ha 6 anni: ha la mamma e la nonna materna che gli parlano spagnolo, io parlo rigorosamente in italiano e poi a scuola, vivendo in America, sente l’inglese. La cosa incredibile è che già da piccolo se gli parli in italiano ti risponde in italiano, se gli parli in spagnolo ti risponde in spagnolo e se gli parli in inglese ti risponde in inglese, pazzesco, vedi le capacità che ha il cervello umano di un bimbo piccolo, apprendere così velocemente, si deve far capire e deve capire. E’ bello sapere che quando sarà un uomo lui avrà queste tre lingue che gli abbiamo trasmesso noi, e anche le tre culture”. Sugli italiani all’estero, Marco Marzocca spiega: “Gli italiani all’estero sono adorati, il concetto dell’Italia è ancora molto vivo, e quando si sente parlare italiano si illuminano i visi delle persone, significa che il concetto di italianità ancora porta (noi in Italia non facciamo di tutto che ciò avvenga a volte), gioia e ilarità, sorriso, l’essere italiano è sinonimo di mangiare bene, convivialità, spensieratezza, che poi è la nostra vocazione ma a volte ce ne dimentichiamo”.

Marco Marzocca ha condotto un programma radiofonico su Rai Radio2 dal titolo Italiani inContinenti: “Nel 2015 abbiamo fatto questo esperimento con Rai Radio 2, io stavo in Florida, ad Orlando, e stavo nella dispensa di casa mia, dove c’erano tutti i pacchi di pasta, mi ero creato una nicchia, e attraverso Skype andavamo in diretta con Francesco Maria Vercillo, storica voce radio Rai, che stava a Buenos Aires da casa sua, e Stefano Sarcinelli a Roma con la regia. Raccontavamo un po’ il rapporto dell’italiano con il resto del mondo, sia quello che va all’estero solo per motivi di lavoro o per vacanza. Spesso immaginiamo che quello che è oltre i confini è tutto bello ed è meglio dell’Italia, poi quando usciamo ci rendiamo conto che in realtà questo è un paese meraviglioso e si vive in modo meraviglioso. Io sono partito con entusiasmo incredibile e sono giunto dall’altra parte della Terra ed ho capito il valore di quello che avevo lasciato e lo capisci spesso solo quando non ce l’hai più”.

Infine sulla moglie Liliana Bula, Marco Marzocca racconta: “21 anni di matrimonio, una grande storia d’amore, sono stato molto fortunato anche perchè ci vuole un pizzico di fortuna in queste cose. Bisogna in tanti anni di vita assieme capirsi e affrontare assieme i difetti di uno e dell’altro, nessuno e perfetto e poi bisogna lasciarsi un po’ andare. Mia moglie mi ha insegnato a non farmi prendere dall’ansia, io ero molto ansioso, mi ha insegnato quanto è importante il dialogo interiore, come parli tu con te stesso, perchè le parole che usi con te stesso sono quelle che rispecchiano quello che sei fuori e questo me l’ha insegnato la signora Bula. Un’altra cosa che mi ha insegnato la mia signora è il dialogo con i bambini; noi in Italia senza voler male nessuno, diciamo “ma che sei scemo, sei stupido”, è un modo di dire che abbiamo imparato è sbagliatissimo. Il figlio ha come riferimento i genitori quando è molto piccolo e diventa adolescente, e se gli arrivano segnali non positivi, anche se piccoli… fin dall’inizio l’importante è il dialogo e le parole che si usano”.