Margarethe von Trotta: la regista femminista del Nuovo Cinema tedesco

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Di Redazione Metropolitan

Negli ultimi anni ci hanno fatto credere che la sempre maggiore presenza di donne alla regia nei film selezionati dai più grandi festival sia una novità. Ma più ci guardiamo indietro, e più scopriamo che non è così. Tra le tante donne che hanno popolato il mondo del cinema (come registe), ce n’è una in particolare che oggi vogliamo ricordare: Margarethe von Trotta. Non solo regista ma anche sceneggiatrice e attrice tedesca, 78 anni oggi. Margarethe ha capito subito come muoversi nell’industria cinematografica, e si è data prima alla recitazione, per cercare una via per entrare nella macchina del cinema. Questo perché la regista era ben consapevole delle difficoltà a cui va incontro una donna che vuole subito puntare alla regia. E se è così ancora oggi, figuriamoci in quel periodo.

La von Trotta non solo ci ha insegnato che le donne possono dirigere film, ma che possono farlo bene quanto, e a volte anche più, degli uomini. Tant’è che la regista nel 1981 ha vinto un Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo film “Anni di piombo”, stracciando tutti i suoi rivali. La von Trotta, berlinese di nascita, decide ben presto di andare a vivere a Parigi. Qui studia recitazione e ha le sue prime esperienze sul set. Inizia dunque a collaborare a sceneggiature di alcuni colleghi per poi co-dirigere dei corti. Si sposta poi su Monaco, dove si dedica al teatro. Tutte queste esperienze dietro alla macchina da presa le fanno capire che probabilmente il suo posto è proprio lì. Il suo primo lungometraggio, “Il caso Katharina Blum”, lo dirige con il marito Volker Schlöndorff, per poi mettersi in proprio.

Margarethe von Trotta sul set - Photo Credits: Senses of Cinema
Margarethe von Trotta sul set – Photo Credits: Senses of Cinema

I suoi film e i temi a lei più cari

A questo punto Margarethe decide che è pronta a dirigere un lungo da sola. Dunque gira un film tratto dalla storia vera di una donna che rapina una banca per salvare il giardino d’infanzia in cui lavora, dal titolo “Il secondo risveglio di Christa Klagas”. Già da questo film sono chiare le sue tematiche principali. Sono centrali infatti le donne e i legami fra donne, la violenza e il maschilismo imperante nella società in cui viviamo. La von Trotta, amante dei grandi autori come Bergman e Hitchcock, e della nouvelle vague francese, fa sue le lezioni dei grandi per aggiungere qualcosa di personale ai personaggi femminili, da sempre rappresentati attraverso l’occhio maschile.

La regista tedesca sente che nessuno racconta davvero cosa significa essere donna in una società patriarcale, nessuno mette in luce la tridimensionalità dei personaggi femminili, e soprattutto nessuno racconta la storia di una donna che cerca l’autodeterminazione e che non sia necessariamente legata a storie di altri personaggi, generalmente uomini. E così, Margarethe continua la sua carriera realizzando i suoi tre film migliori, che compongono “la trilogia della sorellanza”. Si tratta di “Sorelle – l’equilibrio della felicità”, il già citato “Anni di Piombo” e “Paura e Amore”. In tutti e tre i film la regista si sofferma ad analizzare i rapporti fra sorelle, con i loro conflitti e i problemi che le portano contro un mondo maschilista.

La von Trotta dimostra anche grande interesse per personaggi famosi, come la rivoluzionaria polacca Rosa Luxemburg a cui dedica un film, o Hannah Arendt, autrice del famoso libro “La banalità del male”. Dirige anche un film a episodi con un collettivo di sole donne, dal titolo “Essere donne” (1988).

Una scena dal film "Anni di piombo" - Photo Credits: Giffoni Film Festival
Una scena dal film “Anni di piombo” – Photo Credits: Giffoni Film Festival

Margarethe von Trotta: la regista che ha raccontato le donne nel Nuovo cinema Tedesco

La sua filmografia e il suo carattere profondamente intraprendente, l’hanno portata ad affermarsi come la regista femminista del Nuovo Cinema tedesco. Il suo coraggio, nel periodo di maggior crisi del cinema tedesco, l’ha portata a non abbandonare mai le sue storie. Neanche nei momenti di maggiore difficoltà. Infatti, proprio perché si trattava di una regista indipendente, per un certo periodo la von Trotta si è dovuta adattare alla televisione. La regista, particolarmente attratta dalle storie di donne, era anche molto affascinata dal raccontare la realtà sociale legata a determinati periodi storici, dipingendo affreschi storici molto interessanti. Ad esempio ci racconta gli anni di piombo, o anche gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Margarethe ha lavorato con la Francia, la Germania, e anche l’Italia. Nel film “L’africana” vediamo infatti come protagonista la nostrana Stefania Sandrelli. La regista tedesca ha avuto la fortuna di poter viaggiare in tutta Europa, conoscere diverse realtà, per poi rendersi conto che la condizione della donna in ogni posto era più o meno sempre la stessa. Inaccettabile. Dunque Margarethe von Trotta ha fatto di tutto per denunciarla, e tutto ciò mentre faceva ciò che più amava: dirigere film. E in un ambiente quasi completamente popolato da uomini. Tutto questo l’ha scolpita per sempre nell’albo dei più grandi registi di sempre, e l’ha fatta diventare un esempio per tutte le generazioni di registe donne che dopo di lei hanno cercato di conquistare un posto nell’industria cinematografica, e ancora ci provano.

Paola Maria D’Agnone

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