
Margherita Hack nasce a Firenze nel 1922 da padre protestante e madre cattolica. Le figure genitoriali furono fondamentali per quanto riguarda la visione teologica del mondo della scienziata fiorentina. Essi, infatti, non paghi degli insegnamenti del Cristianesimo, aderirono al movimento della Teosofia: religione molto vicina al buddhismo. Ad ogni modo, in seguito alla conclusione del Liceo classico, per cui non conseguì la licenza a causa dello scoppio della guerra, iniziò a frequentare la Facoltà di Fisica. Terminò gli studi universitari con una tesi di astrofisica circa un gruppo di stelle: le Cefeidi.
Hack, divulgatrice e pioniera

La scienziata fiorentina non tardò a mostrare il suo acume e la sua forza comunicativa come docente, direttrice e divulgatrice. Frequentò e studiò presso diversi Osservatori astronomici in Italia e all’estero, collaborando come ricercatrice. Ma è l’Università di Trieste l’Ateneo che più le diede modo di compiere le sue ricerche e di portare avanti i suoi progetti didattici e di scoperta. Nel 1980, infatti, fondò un Istituto di Astronomia il quale, dopo cinque anni, si tramutò nel Dipartimento di Astronomia. Dal 1985 al 1990 Margherita Hack divenne la prima donna alla direzione di un Osservatorio astronomico. In questi anni le doti comunicative si fanno sempre più notare e diventa a tutti gli effetti un punto di riferimento per la divulgazione scientifica che occuperà gran parte della sua attività. Attraverso conferenze, pubblicazioni indirizzate al grande pubblico e programmi televisivi comunica con un linguaggio semplice e diretto. La sua toscanità sarà la sua forza: sempre, con un ironico sorriso fiorentino, risponderà alle domande e parteciperà a dibattiti, anche di carattere sociale e politico.
La religione, dolce favola
Il 20 Gennaio del 2010 all’Auditorium della Gran Guardia di Verona avrà luogo una celebre conferenza sul rapporto tra la Scienza e la Fede. I duellanti sono il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti e, appunto Margherita Hack. Senza esclusione di colpi, l’Auditorium si tramuta in una vera e propria Arena: il moderatore pone domande estremamente puntuali e sagaci per mettere in difficoltà l’uno e l’altra ma sempre nel rispetto a favore delle idee di ciascun interlocutore. La visione di Margherita Hack è ben chiara. La favola dell’Aldilà è creazione dell’uomo per rispondere a domande a cui, ancora oggi, non ci sono risposte, ma arriveranno. Una semplice favola per bambini. Non rinnega, tuttavia, la bontà di queste intenzioni: l’uomo, d’altronde è caduco e limitato e non si mostra totalmente contraria alla necessità di molti credenti di aggrapparsi alla Fede. Sì, aggrapparsi, perché per l’astrofisica fiorentina non è altro che affidarsi ciecamente a qualcosa che non si può provare; è seguire una risposta facile che non comporta alcun rischio. Rassicura l’essere umano al momento della morte, passo ultimo e sempre temuto da ciascuna persona.
L’insegnamento cristiano, tuttavia, non ha nulla della semplicità che Hack propugna. La morale cristiana impone e propone che l’individuo sia responsabile unicamente di se stesso, la risposta ai dubbi e alle paure, sì conferisce serenità ma la si raggiunge sempre attraverso un percorso travagliato di crescita personale. Tuttavia, lei si propone come portatrice fedele e assidua del metodo scientifico, come propaggine ereditiera del Positivismo. Ella cerca la verità esclusivamente guardando al mondo fenomenico ed empirico.
Gesù di Nazareth, un uomo per gli uomini
La scienza, dunque, è l’unico mezzo per giungere al progresso umano, è la ragione che porta l’uomo alla morale: non vi è dunque, un’imposizione sovraordinata divinamente. Ogni individuo, dotato di intelletto, è autonomamente capace, per conservazione della specie, a discernere cosa è il bene e il male.
Risulta necessario chiarire che, nonostante questo ateismo strutturale, Margherita Hack, non rinneghi la grandezza di quell’uomo vissuto più di 2000 anni fa: Gesù di Nazareth. In lui vede una delle personalità più autorevoli della Storia dell’Uomo. I suoi insegnamenti, afferma, hanno un valore profondamene universale. Fratellanza, rispetto, amore e comunione. Sono tutti comandamenti che la scienziata fiorentina ha abbracciato lungo tutta la sua vita e per cui ha propugnato la necessità che ogni individuo dovesse adottarli per una convivenza civile e, soprattutto, laica.
La Scienza e la Fede possono convivere. Comte e Tommaso d’Aquino hanno i mezzi intellettuali per incontrarsi e dialogare tra di loro con rispetto e serenità. Lo scienziato credente, sempre secondo Hack, non ha nessun motivo di essere considerato di una leva minore: la Fede è una scelta individuale.
Risulta, infine, straordinaria l’apertura al dialogo di questa donna e scienziata nei confronti di ciò che più lontano le poteva essere, almeno in apparenza.
In fondo lei stessa, in uno dei suoi scritti, si accosta al mistero dell’estremo passo umano con un’ultima speranza, genuina e sincera circa il vedere l’Universo infinito a cui ha dedicato la sua vita, sotto un’ottica nuova:
«La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c’è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c’è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliarsi»
M. Hack, “Dove nascono le stelle”, Sperling & Kupfer, Milano 2004
Paolo de Jorio
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