“La Divina”, dalla voce che affascina come un sortilegio. Anche per lei arriva l’ultimo concerto, a Sapporo l’11 Novembre del 1974. È il pubblico giapponese ad assistere all’esibizione finale di Maria Callas, ad ascoltarla non sapendo che non replicherà mai più.
L’ultimo atto di Maria Callas, vita e dramma unite insieme
È stanca e deve subire un’operazione all’ernia. Il tour mondiale è iniziato l’anno prima, nel ’73, con Giuseppe Di Stefano, celebre tenore. Accanto a lui ritrova un po’ di conforto, e quell’amore di cui ha sempre avuto disperato bisogno. Maria Callas “la voce del xx secolo”, la dea greca in sembianze umane, aveva, oramai, accusato condizioni vocali non buone. Ma, era riuscita, sostenuta anche dall’incoraggiante amore del pubblico, a recuperare in parte il proprio assetto vocale. Pur lontana dagli antichi fasti, conclude la lunga tournée quella fatidica sera del ’74, in condizioni nettamente migliori rispetto a quando l’aveva cominciata, con il deludente esordio di Amburgo. Come testimoniano le registrazioni degli ultimi spettacoli. Tante le cause di quel lento, infausto declino. Uno sforzo eccessivo esercitato, un abbandono progressivo, che le ha svuotato anche l’anima. Complice e colpevole la sua stessa esistenza, vissuta drammaticamente, proprio come una “tragedia greca”.
È il maestro Franco Zeffirelli, suo eterno amico, che le ha dedicato il film “Callas Forever” (il titolo a ricordare che Maria ci sarà sempre, perché dono di Dio), a descrivere il sublime impatto con la sua voce, ascoltata la prima volta: “… un prodigio che non si poteva definire, la si poteva soltanto ascoltare come prigionieri di un un incantesimo, di un turbamento mai esplorato prima. Il mio cuore batteva forte come quando si prova un coup de foudre, e si è disperatamente innamorati.” (Fonte: Zeffirelli Autobiografia, Mondadori).
Una foto in camerino, il segreto della Callas
Pochi giorni dopo aver ascoltato la Callas a teatro, Zeffirelli e Luchino Visconti, sono stati invitati a un cocktail a casa del maestro Tullio Serafin per incontrare la Callas. “Fu una terribile delusione. –ricorda Zeffirelli– Una donnona in cui tutto era grande: bocca piena di denti forti e bianchissimi, naso, immensi occhi splendenti, spalle, braccia. Ma le gambe, soprattutto, erano più che grasse, gonfie. Vestita malissimo, in un modo che non aiutava il suo look. Con un tailleur di velluto verde che metteva in risalto i suoi difetti, il seno smisurato. Completava il quadro un cappello alla Raffaello di stoffa amaranto, come quello dei pittori di Bohème. Senza parlare del pesante accento da americana di Brooklyn“. Ma quando al piano attaccano Violetta, tutto si capovolge. Quel soggiorno borghese dei Parioli, diventa un teatro senza tetto, dove il cielo è a far da cupola.
E pensare che, poco dopo, nel ’54, all’apice del successo e del talento, Maria Callas ha subito un drastico cambiamento d’immagine. Vede il film “Vacanze romane” e conosce Audrey Hepburn. Appende una sua foto in camerino e s’impone di diventare come lei. Capace di una straordinaria e inumana forza di volontà, dimagrisce (pesava più di 100kg), e trasforma il suo aspetto in elegante e armonioso. Con sarti e stilisti che la rendono l’icona del palcoscenico, dalla classe innata e la benedizione dell’ugola d’oro. Ma, la Callas è destinata a riempire le pagine dei giornali con il suo amore per Onassis, l’armatore greco, come mai le era capitato da cantante. Impazzano le foto sullo yacht, mentre si baciano, e il mondo è in visibilio. Chi usciva con loro, restava accecato dai flash dei fotografi. L’opera può attendere. Il palcoscenico della Callas è diventato il jet set.
Il concerto di Sapporo e la fine già annunciata
Zeffirelli descrive anche, un episodio avvenuto a Dallas, quando andava in scena la Callas in Lucia di Lammermoor. Maria era provata, sfinita dalla vita raminga, e dagli inseguimenti dei giornalisti. Durante lo spettacolo, arrivato il momento del MI acuto, fu il disastro. “Venne fuori solo un urlo, quasi il grido disperato di una belva ferita a morte. Da attrice consumata, Maria trasforma quell’urlo in una sorta di trovata introspettiva, si lascia cadere esanime con grande maestria, come se avesse davvero esalato l’ultimo respiro. E il pubblico esplode soggiogato. Ma lei sapeva che tutti quelli del mestiere, che contavano, se ne erano accorti“.
Maria Callas si ritira nel suo appartamento parigino, al 36 di Avenue George Mandel, evitando contatti con conoscenti e amici, all’indomani della sua ultima apparizione in pubblico. Saluta le scene di Sapporo con una parure di perle, sull’abito di seta rosso, a drappi su di un braccio. Intanto, si erano spenti due uomini fondamentali della sua vita: il padre e Tullio Serafin. Ma è il 1975 l’anno più doloroso, per la sfera privata e per la sua carriera artistica: a marzo muore Onassis, a seguito di un’operazione alla cistifellea; il 2 novembre viene ucciso Pier Paolo Pasolini; il 17 marzo 1976 si spegne Luchino Visconti. Maria Callas morirà a Parigi il 16 settembre 1977. Il referto medico smentisce subito le voci di suicidio, indicando l’arresto cardiaco come unica causa del decesso. Negli ultimi anni a tormentare il suo stato già compromesso, si era aggiunta un’insonnia cronica, tanto da costringerla ad assumere dosi massicce di Mandrax (metaqualone). Medicinale che si procurava illegalmente, che, nelle ultime pagine del suo diario, trova accenno sotto il nome di “droga”.
Federica De Candia
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