Masaccio e le emozioni dipinte

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Di Redazione Metropolitan

Masaccio è solo il soprannome di Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai. Sicuramente la moda del tempo di affibbiare dei nickname ai pittori, in questo caso ci aiuta, quantomeno a chiamarlo più rapidamente. Masaccio nasce nel 1401 ed entra nello sciagurato club dei 27, morendo giovanissimo e improvvisamente nel 1408. Ma questi pochi anni bastano per farlo passare alla storia, come uno dei primi pittori a dipingere le emozioni nel volti dei suoi soggetti.

Masaccio, particolare del Bambino nel Trittico di San Giovenale. Photo credits: Labellarivoluzione.it
Masaccio, particolare del Bambino nel Trittico di San Giovenale. Photo credits: Labellarivoluzione.it

Masaccio: gli esordi

L’origine del suo soprannome la spiega il tuttologo dell’arte Giorgio Vasari nelle Vite. Nonostante la desinenza dispregiativa, tipicamente fiorentina, il soprannome viene probabilmente dato per abbreviare il lungo nome dell’artista. L’unica nota caratteriale per alcuni negativa, sembra essere infatti l’inclinazione di Masaccio a chiudersi nel suo lavoro, isolandosi così dal mondo esterno.

Di Masaccio si sa poco. Nasce in un piccolo paese vicino ad Arezzo, San Giovanni Valdarno, ma nel 1417 si trasferisce a Firenze. Vivere e lavorare qui in questi anni significa trovarsi nel cuore pulsante dell’arte del tempo. A pochi passi dalla bottega di Masolino, con il quale collabora, Ghiberti, Brunelleschi e Donatello sono intenti a creare i loro capolavori.

Le figure vive e i volti che parlano

La pittura di Masaccio è totalmente nuova. Si rifà alla tradizione giottesca, ma l’uso dello spazio, della prospettiva e di pose naturali per i suoi soggetti, lo separano dalla tradizione tardo-gotica. Le figure religiose che dipinge, conservano la loro autorità pur sembrando vive. Nel Trittico di San Giovenale dipinge un Bambino così realistico, che si succhia le dita in un gesto tipicamente infantile.

Masaccio, particolare della Cacciata dal Paradiso, Cappella Brancacci. Phot credits: Traveling in Tuscany
Masaccio, particolare della Cacciata dal Paradiso, Cappella Brancacci. Phot credits: Traveling in Tuscany

Nel polittico di Pisa raffigura una Madonna estremamente umanizzata, come ripresa in una scena di vita quotidiana. Nella Crocifissione, la disperazione trova spazio nel volto contrito di San Giovanni e soprattutto nell’ardita posizione della Maddalena, della quale vediamo solo la parte posteriore in primo piano. Infine come non ricordare anche il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci, con le scene di Vita di San Pietro. Ma in particolare modo la Cacciata dal Paradiso, dove la vergogna di Adamo ed Eva si fa palpabile.

La morte precoce

Quando Masaccio muore lascia tutti senza fiato. La scena artistica dell’epoca perde un giovanissimo talento che in pochi anni è riuscito a stravolgere le regole pittoriche. Sempre Vasari nelle Vite, ci racconta che a dispiacersi più di tutti di questa perdita è Brunelleschi. Tra i due infatti non sembra esserci rivalità, ma la grande stima tra due professionisti.

Dopo aver lavorato a Firenze e Pisa, Masaccio si spegne a Roma prematuramente a soli 27 anni. I suoi volti così umani, nonostante la scelte di soggetti religiosi, sono rimasti nella storia. Nonostante la sua giovane età, produce moltissime opere, prediligendo principalmente le tecniche tipiche del tempo: tempera su tavola o affresco.

Claudia Sferrazza

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