Lo Schiaccianoci come tutti noi lo conosciamo, a forma di soldatino pronto a sconfigge il Re dei topi per la giovane Clara, è solo un ricordo per il coreografo Massimiliano Volpini. La storia che ci propone in teatro è ben lontana dagli sfarzi della coreografia classica di Ivanov, ma non per questo meno affascinante. Quella di Volpini è una rilettura in chiave moderna del più classico dei balletti natalizi.
Uno Schiaccianoci innovativo quello proposto da Massimiliano Volpini per il Balletto di Roma, in scena al Teatro Quirino dal 17 al 22 Dicembre. La versione classica del balletto, quella con atmosfere fiabesche danzata sulle scarpette da punta, lascia spazio a una rilettura moderna del classico natalizio per eccellenza. Piedi scalzi e “stracci” al posto dei classici tutù. Niente festa nella lussuosa casa addobbata ma una sporca periferia dove abitano ribelli e senzatetto. Nessuna battaglia contro i topi ma un cruento scontro di strada contro “i cattivi”. Un muro che divide due strati di società e nessun soldatino a forma di Schiaccianoci ma solo un Fuggitivo pronto ad attraversare la barriera.
La danza
Questa è la versione della storia secondo il coreografo che ha dato vita al nuovo e moderno Schiaccianoci. Moderno sia perché niente del genere era mai stato fatto prima per il balletto di Ivanov, sia perché moderno lo è nel senso coreografico del termine. Nella coreografia firmata da Volpini infatti l’innovazione sta anche nell’adattare ogni singola nota della partitura ad un movimento di danza contemporanea. Sicuramente una sfida non semplice da affrontare, considerando l’abitudine di vedere sempre passi classici accostati alla musica di Čajkovskij, ma molto ben riuscita, anche grazie alla bravura degli interpreti della serata.
La danza classica non è però mancata all’interno di tutta questa modernità. Volpini, vuoi per esigenze di scena, vuoi per ottenere una sorta di cammeo della versione originaria, inserisce un momento sulle punte che ricorda quello della Fata Confetto e del Principe. Il momento in questione è però, diversamente dalla aspettative, il pas de trois dei mirlitoni, una delle danze del secondo atto. Con questo escamotage è riuscito a ricreare un momento riconducibile a un vero e proprio passo a due di repertorio, nonostante i dovuti stacchi ironici e le posizioni spesso in parallelo.
Creato per riflettere sullo smarrimento dell’essere, Volpini si concentra sulla danza ma anche su tematiche ecologiche. I materiali utilizzati per la creazione di scenografie e costumi sono infatti recuperati e riutilizzati grazie al riciclo creativo, come vetro, legno, carta e plastica. Tutto ciò potrebbe far pensare a una sorta di “messa in ombra” della magia natalizia dello Schiaccianoci, cosa che però è assolutamente non vera. Nonostante l’atmosfera sia più da strada di periferia che da casa borghese, la magia fiabesca dello Schiaccianoci ha comunque aleggiato all’interno della sala e coinvolto anche il più scettico degli spettatori.